Portraits è la nostra serie di interviste con i migliori registi italiani di video musicali un format originale, creato da Videoclip Italia e pensato per la lingua inglese (qui trovate la raccolta di tutte le interviste). Il nostro obiettivo è dare quanta più esposizione possibile ai registi italiani, dando voce alle loro ambizioni e al loro punto di vista, avvicinandoli al pubblico internazionale.
Cerchiamo di farlo perché siamo convinti che meritino più riconoscimento.
Dopo aver intervistato i Ground’s Oranges e i Cinepila, abbiamo deciso di intervistare un altro collettivo. I Bendo (Vimeo, Instagram) sono fra i più prolifici autori di videoclip nel nostra paese e si stanno rapidamente affermando come una delle firme più richieste sul mercato, sia per quanto riguarda l’indie sia per le pop star in rampa di lancio.
BIO
Lorenzo Silvestri, Andrea Santaterra, e Andrea Losa diventano bendo nel 2017 e si affermano, in pochi anni, nel mondo del videoclip Italiano. Da tre diversi percorsi di vita e professionali, ognuno di loro porta e condivide un aspetto diverso della comunicazione visiva, rendendo completo e sfaccettato l’approccio creativo e al lavoro. Il forte legame con la musica, poi, sia per semplice passione che per esperienza personale, spiega la scelta definita di approcciarsi al videoclip.
CHE COS’È UN VIDEOCLIP?
«Il videoclip è, innanzitutto, un tassello alla base del nostro bagaglio culturale. Facciamo parte della generazione MTV, e le ore passate davanti alla tv, divorando videoclip, ci hanno abituati non solo ad ascoltare, ma a guardare la musica. Il videoclip è per noi l’occasione per creare un immaginario. Non necessariamente una storia, ma un vero e proprio vestito su misura, che porti la nostra firma e che rispecchi e rispetti la canzone. Miriamo alla sintesi, giocando con le immagini (anche attraverso la ricerca di una cifra stilistica forte, coerente e non convenzionale), ma soprattutto dando un senso alle scelte che facciamo. Tutto ciò fa da collante tra musica e immagini, e mira a stupire, ma soprattutto a farsi capire».
GENERI
«Non c’è un genere specifico tra le nostre preferenze, ma una sensibilità maggiore per ciò che è concettuale ed estetico (ma mai fine a se stesso) e non puramente narrativo. Amiamo il colpo di scena, il gioco visivo e tutto ciò che crea aspettativa o illusione, che poi scegliamo di assecondare o stravolgere. Abbiamo realizzato videoclip radicalmente diversi l’uno dall’altro, questo perché non sentiamo la necessità di far prevalere un solo stile. Vogliamo lasciare spazio alla canzone, in primis, e all’immaginario che essa suscita, ogni volta diverso. Spesso ci piace narrare di riflesso, attraverso stratagemmi visivi e piccoli dettagli che raccontano l’identità dei personaggi. Su questo aspetto poniamo un’attenzione quasi maniacale: vogliamo conoscere il personaggio che creiamo per poter parlare di lui e renderlo credibile».
APPROCCIO
«L’approccio è ogni volta il medesimo, nonostante ci capitino progetti estremamente differenti l’uno dall’altro. Il metodo è però il frutto dell’esperienza accumulata durante questi anni ma è soprattutto legato alla nostra formazione. Siamo tutti e tre, in fondo, dei progettisti. Il metodo, miscelato alla creatività più anarchica, al bagaglio culturale cinematografico e non solo, ed un occhio alle possibilità e ai vincoli produttivi, ci permette di arrivare ad un’idea completa, sfaccettata, ma soprattutto chiara».
METODO DI LAVORO
«Tutto parte dalla musica. Dopo numerosi ascolti del brano, cerchiamo di capire in quale universo veniamo proiettati. Mettiamo semplicemente in atto quel processo che ognuno di noi fa in maniera spontanea all’ascolto di una canzone (ad esempio durante un viaggio in auto o in treno, luoghi molto prolifici di idee per noi in fase creativa).
L’ascolto personale crea delle immagini, delle suggestioni e spesso dei legami diretti a reference (di
qualsiasi tipo, non per forza puramente cinematografiche) già molto precise. Cerchiamo di capire se si tratti di un possibile video estetico, narrativo, playback, ecc., decifrando le sonorità del brano, identificandone il ritmo, la dinamica delle azioni, delle scene o del montaggio.
Ci ispiriamo a volte ad un periodo storico, dal quale assorbiamo la cifra stilistica e ci facciamo influenzare dall’esperienza. Lavorare sull’esperienza pregressa di chi guarda crea già un forte legame di comprensione ed affezione verso ciò che si sta guardando. Per noi è importante guadagnare la fiducia di chi guarda, per poi permetterci di rompere le regole e soprattutto non annoiare.
Dopo una lunghissima fase di ricerca, è il momento in cui diventa importante il confronto con l’artista. Dialoghiamo con lui e condividiamo la visione arrivando spesso insieme alla stesura definitiva dell’idea».
QUAL È IL VOSTRO MIGLIOR LAVORO?
«Difficilissimo dare una risposta a questa domanda. Possiamo, se vuoi, provare a venirci incontro e darti una top 5 in ordine casuale.
– Gazzelle – Sopra
– Nahaze featt Achille Lauro – Carillon
– Canova – Goodbye Goodbye
– Tropico – Non esiste amore a Napoli
– Achille Lauro – Me ne frego
In tutti questi esempi, seppur estremamente diversi l’uno dall’altro, troviamo ben riuscito l’immaginario creato attorno alla canzone. Sono tutti video in cui immagini e musica si accompagnano e si supportano».
QUAL È LA COSA PIÙ BELLA DI QUESTO LAVORO?
«Anche qui rispondere sarà difficile. Nonostante sia un lavoro meraviglioso, crediamo uno tra i più belli e stimolanti al mondo esistono sempre dei lati negativi. Bisogna dire “addio” ad una vita regolare, dire “addio” ai weekend e a volte dire “addio” alle vacanze, ma a quanto pare per noi non è mai stato un problema.
Il lavoro diventa la vita e la vita diventa il lavoro. Ragionavamo giusto qualche tempo fa su quanto sia incredibile il fatto che in pratica non si smetta mai di lavorare. Anche quando fai le cose “normali” di tutti i giorni, si finisce sempre ad osservare le cose in maniera diversa. Ad esempio: fare la spesa diventa spesso momento in cui ti fermi ad osservare le cose, tutto diventa ispirazione, quasi automaticamente ognuno di noi finisce per concentrarsi inconsciamente su ogni cosa che lo circonda.
Si comincia a guardare alle cose in maniera differente con lo scopo di assimilare e scoprire tanti più dettagli e sfumature possibili, tutto ciò volto poi in un domani ad essere pronti ad attingere da questi ricordi per poter mettere in scena e raccontare in maniera quanto più efficace tutto ciò che è stato vissuto.
Il bello di questo lavoro ha comunque molteplici risvolti: viaggiare (molto) e avere la possibilità di visitare luoghi incredibili, conoscere gli artisti, imparare da ogni esperienza tenendosi sempre aggiornati, ma soprattutto sentirsi liberi e avere la fortuna di poter raccontare delle storie ogni volta diverse».
Credits
Intervista: Alessio Rosa
Progetto grafico: Agostino Toriello (@mos4ico)
Traduzione in inglese editata da Kendall Bendheim