Senza troppi fronzoli, eccovi i migliori video dell’anno scorso. Qui le posizioni dalle 20 alla 11.
#10
Earl Sweatshirt – Grief. Dir. Hiro Murai
Girato con una telecamera termica, Grief consegue un grande risultato in termini di atmosfera. Il bianco e nero prodotto dalle lenti speciali e un attento uso degli effetti speciali conferiscono infatti un tono surreale e al tempo stesso astratto alla performance di Earl Sweatshirt. Hiro Murai al suo meglio.
#9
Lorn – Acid Rain. Dir. R113
Acid Rain di R113 (Pavel Brenner, Julian Flores, Sherif Alabede) mette in mostra una danza particolarmente truculenta. Decisamente la migliore coreografia dell’anno.
#8
Tame Impala – Let It Happen
I Tame Impala non hanno solo realizzato un grandissimo disco nel 2015, ma hanno anche pubblicato diversi video notevoli. Possiamo dire con certezza che si tratta dei migliori commissioner dell’anno, tanto che anche ‘Cause I’m a Man e The Less I Know the Better come possibili voci di questa classifica. Tra tutti, scelgo però Let It Happen perché il suo tema – la morte come trip – si presenta come il filone più interessante e battuto dell’anno (si veda ad esempio il già citato Acid Rain e…aspettate per dopo…)
#7
Chemical Brothers – Sometimes I Feel So Deserted. Dir. Ninian Doff
Le citazioni cinematografiche (Mad Max, Terminator, Tetsuo…) son attentamente mischiate, facendo leva sulla sottrazione piuttosto che sull’accumulo. Ninian Doff realizza così una perfetta sincronia con la musica, raggiungendo un brillante risultato in termini di tensione narrativa.
#6
Vince Staples – Señorita Dir. Ian Pons Jewell
Altro video hip-hop che non si discosta dalle tematiche poliziesche e razziste. Pons Jewell lavora attentamente all’amalgama dei diversi ingredienti, inserendo infine un “twist plot” (ma possiamo definirlo così?) da applausi. Senza dimenticare la perfetta interazione fra le diverse sequenze e i cambi repentini che il brano di Vince Staples propone.
#5
Jeff Lynne – When I Was Boy
Il digitale e gli effetti speciali hanno combinato un sacco di disastri in questi anni. Abbiamo visto estetiche così volgari passarci davanti agli occhi che un uso semplice e poetico – i maligni potrebbero dire stucchevole, ruffiano – delle tecniche digitali ci pare un miracolo. Nostalgia pura.
#4
Hinds – Garden. Dir. Pedro Martin Calero
Pedro Martin Calero ci aveva sconvolti col suo esordio folgorante (Territoire – Blanc). Qui ritorna per le Hinds con un’atmosfera radicalmente diversa, ma l’esito è altrettanto piacevole. Martin Calero ricerca con minuzia i motivi visivi che possano meglio riflettere il suono e questo video rappresenta la prova definitiva del suo incredibile talento.
#3
Run the Jewels – Close Your Eyes. Dir. A.J. Rojas.
Run the Jewels e altri artisti afroamericani hanno imposto il tema del razzismo e, più specificamente, della brutale violenza della polizia ai danni della comunità nera nei videoclip del 2015 (vedere sopra Señorita e Allright, ma gli esempi si sprecano). Questo video diretto da A. J. Rojas è il migliore dell’anno in questo senso, per come arriva al punto sia in termini narrativi che in termini visivi. Contenuto e forma sono la stessa cosa; less is more; sintetizzaree il reale significa mostrarlo.
#2
Last Night in Paris – Pure. Dir. Karim Huu Do
Come già abbiamo visto, per Huu Do il brano musicale è un limite da valicare. Qui lo fa in modo ancora più radicale rispetto a Submarine. In effetti, Pure è più un corto che un videoclip e in ciò risulta rappresentativo dell’instabilità della definizione del formato nell’era di Youtube. Nello specifico, cosa diavolo stia succedendo in questo trip, nessuno lo sa. Come qualcuno ha commentato sempre su YouTube: «It’s like their living in Tumblr».
#1
Flying Lotus – Coronus, the Terminator. Dir. Young Replicant
I Videoclip non sono morti. I videoclip sono la morte. Ancora un death-trip, una sorta di Ivan Ilich del XXI secolo. Young Replicant usa la musica per trapassare la vita e rappresentare cosa c’è dopo – la vita di nuovo. Narrazione, performance, coreografia, incertezza del significato: una varietà e una ricchezza di linguaggi viene spesa dalle sapienti mani di Alex Takacs, che somma gli ingredienti alla perfezione. Semplicemente brillante. Un capolavoro.