di Riccardo Impagliazzo
L’EP di debutto del giovanissimo ATARDE, classe 2001, è disponibile all’ascolto dal 7 maggio. Distribuito da Pezzi Dischi e Island Music, si chiama difetti di forma e ad accompagnarlo qualche settimana dopo è stato il video che mancava, quello di Passa. Si sa, aprile e maggio sono considerati tra i mesi più prolifici dell’anno per il panorama musicale, e Passa non fa eccezione: magistralmente costruito da Katoo attraverso un amaro giro di pianoforte che alimenta le sue parole, costruite dai rimpianti e dall’incomprensione sotto un arrangiamento in puro stile Hozier. È un brano che spacca il progetto in due, lo frantuma come uno specchio rotto, è la nota dolente in mezzo ad un mare di note dolci, il momento di perdita del controllo.
Costruito secondo la logica dei drammi psicologici, il video ci mostra Leonardo, non ATARDE. Lo mostra attraverso scenari che viaggiano tra il reale e il metaforico, un groviglio di perdizione e apparente tranquillità, schiaffeggiandoci da una parte all’altra come se neanche chi guarda potesse capire più niente. Figlio di una regia consapevole e di una recitazione di tutto rispetto, il video di Passa merita la giusta considerazione. Per questo non potevamo fare a meno di scambiare due parole con ATARDE e Federico De Cecco, regista del video.
ATARDE
Ciao ATARDE, Passa è sicuramente un pezzo forte emotivamente, ci spieghi un po’ com’è nato il testo del brano?
Il testo di Passa è uno sfogo nei confronti di un mio amico, con cui non mi sono mai sfogato realmente. La tendenza comune del mio gruppo di amici era quella di stare sempre presi bene e allegri, anche se i problemi di ognuno di noi non ce lo avrebbero permesso con questa continuità e, un po’ per pudore e un po’ perché non volevamo pensarci quando eravamo fra noi, non ne parlavamo mai. Vedevo un po’ di ipocrisia in questo comportamento. Poi dopo una serata in cui sono stato particolarmente male ci ho ragionato su e il giorno dopo ho scritto Passa.
Si sente che Passa è un cambio di rotta, un tuo uscire dalla zona di comfort. Stai lavorando o avrai intenzione di lavorare a pezzi simili in futuro?
Vedremo, sicuramente col tempo cambierà il mio modo di scrivere, ma non so che direzione specifica prenderò. Passa ha delle sonorità aggressive che si distaccano molto da ciò che sono abituato a scrivere, lo vedo come un tentativo andato tutto sommato bene.
La produzione del brano è l’unica che non ha la tua firma, ma quella di Katoo. Com’è stato lavorare con lui?
La prima bozza che avevo fatto era totalmente acustica, piano e voce. RENEE (Renato d’Amico) ha dato l’imprinting ritmico che serviva al pezzo, in particolare nei ritornelli, con le chitarre e le drums. Il lavoro di Katoo è stato di rifinitura e di ampliamento della prod. Renato è il primo produttore professionista con cui ho collaborato e nelle numerose sessioni che abbiamo fatto ha condiviso la sua esperienza con me, sia in termini musicali che non.
È un artista con un’idea stilistica precisa, poterci passare del tempo è stato importante per me. Poi mi ha dato grande fiducia, abbiamo lavorato a casa sua per moltissimo tempo ed è stato disponibile già dal primo incontro che avevamo fatto.
La caratteristica che mi più è rimasta impressa di Katoo è il suo spessore culturale. Al di là del fatto che appena entrato in studio aveva lavorato sul progetto di Passa e l’aveva resa gigante rispetto alla sua prima versione, mi è sembrata una persona in grado di affrontare i discorsi ad una profondità diversa rispetto ad altre persone con cui ho collaborato. Il bello poi è che in realtà è un cazzone, quindi, questa sua capacità non te la fa pesare per niente ed è super disponibile e ironico.
Le vibes dicono molto Hozier, ma ci saranno mille altri artisti che ti hanno ispirato. Ce ne dici alcuni?
Con Hozier mi avete fatto un complimento gigante, ne sono molto felice. L’idea da cui parte Passa era scrivere una canzone che denunciasse un disagio che credo sia condivisibile da altre persone, e in questo senso Hozier con la sua canzone più conosciuta ha fatto lo stesso. Per la produzione del pezzo, in quel periodo stavo ascoltando moltissimo il primo progetto di Emma Nolde. Il brano Toccaterra ha dato una forma specifica alla mia vaga idea di cosa significasse fare un pezzo dal ritornello esplosivo e potente. Trovarlo mi ha ispirato molto per la scrittura di Passa ed è stato anche uno dei motivi per cui abbiamo contattato Renato per la produzione.
Il video mostra il gioco metaforico tanto quanto il testo. Riesci a trovare una scena che si sposa perfettamente col tuo testo?
Federico è stato fortissimo a riprendere nel video alcuni episodi che gli avevo raccontato, che avevano dato forma all’idea di Passa. La scena iniziale in cui mi immagino di urlare nel bel mezzo di una situazione informale è parecchio emblematica per il senso del pezzo.
Federico De Cecco
Ciao Federico! Il video è un susseguirsi di scene che si intrecciano fra di loro. Come e da chi è nata l’idea per il video?
Sapevo che Passa era una traccia molto importante per ATARDE, sia dal punto di vista musicale che umano quindi ho cercato di scrivere una creatività che partisse da qualcosa di reale. Ho parlato con Leo per capire com’era nato il pezzo, mi ha raccontato quello che c’era dietro e siamo partiti da lì. Credo sia un punto di forza riuscire a realizzare qualcosa di originale restando fedele alla natura del testo.
Nel video si passa bruscamente tra il reale e il metaforico, spesso neanche senza accorgersene. C’è un’ambientazione particolare che possiamo considerare la “discesa verso la follia”? Quale invece quella del “ritorno alla normalità”?
È la stessa storia che va letta da punti di vista diversi. Il fatto che reale e metaforico si intreccino è proprio per mettere in scena quello che succede al protagonista. Si trova a vivere una situazione nella quale non si rivede più, lo sguardo fuori coglie l’occasione per qualcosa/qualcuno che lo porta lontano fino a perdersi e, come spesso accade, più si va lontano più si apprezza da dove si è partiti, con tutti i difetti e le imperfezioni del caso.
Come nel video di città il bosco ritorna a far parte del racconto, ma qua sembra assumere una veste diversa, oscura. Vi siete ispirati ad un immaginario particolare per ritrarla?
La scelta del bosco in notturna è stata fatta per dare un’aria di mistero e di fascino/pericolo. Seguire una figura fino a ritrovarsi dispersi in un bosco e perdere il senso dell’orientamento era la soluzione narrativa adatta per raccontare quel passaggio dell’evoluzione del personaggio, ma non avevamo una reference visiva quando il video è stato scritto.
Per tutta la scena della corsa in campagna ATARDE rincorre una figura in nero che poi sparisce nel bosco. Quali significati può assumere questa figura?
È bello quando l’idea viene compresa ma è altrettanto bello quando ognuno ci vede qualcosa di diverso quindi posso darti la visione di partenza. ATARDE rincorre sé stesso, o meglio una versione di sé che ha perso i legami con quella situazione di prima che gli stava stretta e quindi corre libero. L’identità di questa figura nel videoclip è velata e secondo me lascia il giusto spazio allo spettatore.
Il video sembra avere una natura circolare. Dopo averlo visto sembra di essere tornati al punto di partenza. È l’obiettivo che volevate raggiungere?
Sì, assolutamente. L’idea era proprio di fare un videoclip che si interrompesse a metà per poi ricominciare da capo con una chiave di lettura diversa. Quando il video ricomincia, le scene sono le stesse, ma ATARDE è partecipe e protagonista della situazione. Diciamo che c’è una fase della vita in cui guardando fuori dalla finestra tutto sembra migliore fuori e si ha la tentazione di fuggire per rincorrere qualcosa, ma allo stesso tempo si finisce sempre per apprezzare e comprendere meglio quello che abbiamo in casa.
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Credits Passa
Diretto da Federico De Cecco
Prodotto da Zona16Studio
Assistente di produzione: Davide Rubino
DOP: Giuseppe Puocci
Operatore SteadyCam: Stefano Stefanelli
Focus Puller/1ass: Riccardo Saraceni
Montaggio di Federico De Cecco
Colorist: Filippo Pantaloni
Backstage: Francesco Novelli
Comparse: Alice Pesaresi, Andrea Berardi, Armando Orsi, Cosimo Bicci