Tandoori Boutique è l’ultimo lavoro firmato dai DI·AL, duo formato da Diego Indraccolo e Alice Gatti, al secondo videoclip per Artizhan, producer napoletano noto anche come Franky B, dopo il precedente Honky Tonk Clay. In un bianco e nero allucinato, assistiamo a un misterioso rito di metamorfosi dove si incontrano elementi ancestrali e visioni cyberpunk. Un lavoro ipnotico grazie a un montaggio impeccabile nel restituire il ritmo ossessivo e furente del brano.
Subito dopo la prima visione abbiamo contatto via mail i due registi per farci raccontare la lavorazione di questo videoclip. Ecco cosa ci hanno risposto.
Ciao Alice e Diego, come va? Il video è stato girato a Londra e spesso vi dividete tra l’Italia e l’Inghilterra: come vi siete trovati nell’ultimo anno e mezzo di pandemia, dove di mezzo c’è stata pure la Brexit?
D I • A L : Alla fine tra Londra e Milano non cambia molto se si sta chiusi in casa, in questo senso la pandemia è veramente globale. Ovviamente abbiamo ridotto di tanto gli spostamenti e solo viaggiato per lavoro quando necessario. Di fatto però il lavoro ci ha portato in diversi paesi Europei, con le relative quantità di tamponi e quarantene non invidiabili, soprattutto prima che riuscissimo a completare il vaccino. La Brexit impone un altro livello di difficoltà, ma fortunatamente, avendo il passaporto italiano e la residenza permanente da molti anni in UK (di Diego), per noi cambia poco. Ironicamente diventa più complesso per i britannici uscire ed entrare dal paese che per noi immigrati!
Tandoori Boutique è il secondo videoclip che girate per Artizhan. Come lo avete conosciuto e com’è lavorarci insieme? Quale aspetto preferite della sua musica?
Alice: Conosciamo Franky (Artizhan), da molti anni. Ci troviamo molto bene a lavorare con lui, non solo perché ci lascia una grande libertà creativa, ma pur senza tanti step di condivisione e approvazione, riusciamo a raggiungere un risultato del quale lui è sempre felicissimo. Di recente, proprio in merito a questo video ci ha detto che “capiamo la sua musica”. Secondo noi è un complimento bellissimo da ricevere da un artista, perché quando scriviamo un video partiamo sempre dal brano.
Quello che preferisco della sua musica, oltre alle bass line bellissime sono le atmosfere. Personalmente ritengo che la musica riesca a toccare delle parti del nostro “Io” più istintive e meno razionali, in particolare un certo filone di musica elettronica, martellante, primordiale, con dei suoni alieni, e credo la musica di Artizhan rientri a pieno in questo filone. Riesce a trasportarti in una dimensione interiore che non sapevi di avere.
Diego: Non capita tutti i giorni di creare immagini per una musica prodotta con la passione, le abilità e la maniacalità di un artista come Artizhan. In più condividiamo le stesse radici napoletane che percepisco in tutte le sue opere. La sua musica è semplicemente esplosiva e siamo fortunati che le nostre collaborazioni, nonostante di nicchia, suscitano forti interessi e feedback meravigliosi.
A una prima analisi il video mi sembra voler restituire il contrasto tra il suono sintetico e digitale del brano e l’aspetto tribale, quasi animalesco, del ritmo. Da dove siete partiti nella creazione di questo video e quali erano i vostri obiettivi principali?
D I • A L: La tua analisi non potrebbe essere più centrata! In genere, per scrivere un videoclip, ascoltiamo la traccia più volte e vediamo quello che la musica ci evoca. In effetti c’è un aspetto tribale e ritualistico nel video che è stato ispirato dal brano. Abbiamo però voluto traslare questo aspetto nella contemporaneità sia per appunto voler rendere al meglio la parte “elettronica” del suono e sia perché volevamo allontanarci assolutamente dal voodoo e dall’esoticismo tradizionale. Quando si dice “tribale” vengono in mente alcune tradizioni dell’Africa, dell’Amazzonia, etc. Noi ci siamo lasciati influenzare di più dalla tradizione Romana ed Etrusca interpretandole in chiave moderna o in un certo senso, futuristica. Volevamo infatti creare una fantasia postmoderna, un po’ “cyberpunk”.
Perché avete scelto il bianco e nero?
D I • A L: Ci piaceva fare una cosa ruvida, con un certo contrasto che secondo noi si sposa molto bene con il brano. È una scelta che è arrivata molto presto in fase di scrittura, di conseguenza il nostro trattamento e la nostra ricerca visiva è stata fatta tutta in bianco e nero. Abbiamo poi continuato in questa direzione avendo anche le preview sul set in bianco e nero. È stato a volte difficile in color grading (con il nostro collaboratore storico Diego La Rosa) perchè alcune delle immagini a colori erano molto belle, ma crediamo che questa sia comunque la scelta giusta per il progetto.
Una domanda direttamente per Diego, che ha curato la fotografia: puoi raccontarci nel dettagli come avete girato il video?
Diego: Su budget piccoli normalmente diamo priorità alle ottiche, ma c’è un set di lenti vintage “Lomo” anamorfiche a Londra che noleggiamo ad un prezzo molto basso e sono stupende. Il motivo del costo molto competitivo è che non sono “re-housed”, ovvero le meccaniche e il corpo delle lenti non sono mai state restaurate dagli anni ’70 e sono un incubo da gestire per il focus puller, con ghiere rotte e dure e svariati altri problemi. Nonostante le difficoltà, per noi hanno una bellezza ottica così particolare che vale la pena affrontare i problemi tecnici aggiuntivi in cambio della prestazione ottica.
Come corpo macchina abbiamo usato una Canon C500 che ha un nostro amico DP, Johnny Ho (che ci ha aiutato su questo progetto nel ruolo di gaffer). La C500 ha un sensore full-frame, ma le ottiche non ne coprono tutta la superficie. Invece di fare un crop a super 35mm in camera, abbiamo preferito girare in full frame. In post produzione poi abbiamo creato un formato custom ancora più “wide” dell’anamorfico tradizionale a 2:39, sfruttando ogni pixel del sensore che le lenti riuscivano a raggiungere.
Per l’elettricismo abbiamo usato una combinazione di luci ad incandescenza e LED in aggiunta alla bellissima luce naturale che la location aveva in diverse ore della giornata. Il vantaggio di girare in bianco e nero è che puoi concentrarti solo sui toni e non sulle temperature o colori delle luci, rendendo più armonico il mix tra luce naturale e luce artificiale. Dall’altro lato, il bianco e nero tende ad impastare colori diversi con toni simili e spesso può risultare in un’immagine “piatta”. Tutte le luci usate nel video sono state appunto piazzate per separare toni, staccando i performers dallo sfondo o creando zone di luci ed ombre in un ambiente dove avevamo una luce naturale molto diffusa.
Tutto il video è stato girato con camera a mano da Easyrig tranne per due shots che abbiamo fatto fissi perché richiedevano VFX in post produzione.
Dopo Honky Tonk Clay, anche questo è un lavoro in cui la coreografia e la performance hanno un ruolo preminente (pur all’interno di una narrazione simbolica). Qual è stato il processo collaborativo con i due protagonisti? Ma soprattutto come avete gestito il gallo sul set?
D I • A L: Naturalmente noi non siamo coreografi quindi è stato fondamentale fare un casting di ballerini che potessero dare un grosso input sulle coreografie. Siamo stati fortunatissimi nel riuscire a collaborare con Federica Somma, una ballerina contemporanea di altissimo livello e Shevelle Dynott, ballerino classico puro che ha ballato per 17 anni con l’English National Ballet.
L’intenzione era proprio di selezionare delle persone con degli stili di danza contrastanti, che si adattassero a quello che volevamo fare. Abbiamo preparato dei video di referenze di coreografie e stili di danza che ci piacevano montate sul pezzo di Artizhan, con il ritmo di montaggio che avremmo usato, ma al di là di questo brief iniziale entrambi i performers sono stati liberi di interpretare e anche improvvisare sul set. Abbiamo organizzato un paio di call, una giornata di prove in uno studio separatamente, e poi siamo andati a girare. Le nostre indicazioni erano più sul carattere generale dei personaggi e quello che volevamo dalla performance. Soprattutto per Federica, il suo ruolo richiedeva molti momenti di storytelling che lei ha interpretato tramite il ballo in maniera stupenda, al di là delle nostre aspettative. E Shevelle ha una forma perfetta e una tecnica che lo rende ipnotico in ogni suo gesto.
Per il gallo invece… Dunque ormai noi abbiamo una certa esperienza di riprese con gli animali, avendo lavorato con pecore, cani, serpenti, lucertole, rane e molti altri tra cui persino un suricata! Lavorare con gli animali è sempre un po’ rischioso perché ovviamente fanno quello che vogliono. L’importante è avere sul set un “animal handler” che si preoccupi del benessere, sicurezza e gestione dell’animale in questione. Sono ovviamente persone con le dovute licenze e il training giusto. Inoltre in genere procurano loro gli esemplari più adatti al lavoro dai loro allevamenti.
È importante per qualsiasi animale che siano gestiti da persone che conoscono, che ci sia pulizia sul set e che tutte le loro necessità siano ampiamente soddisfatte. Un animal handler professionista comunica immediatamente cosa aspettarsi da quel tipo di animale, cosa possono fare, quanto sono timidi o irruenti, di che cosa hanno bisogno, quante ore possono lavorare etc. Ovviamente sei tu che devi adattare le tue esigenze alle loro. È fondamentale assumere un professionista qualificato e con una licenza rilasciata da un ente di protezione animale statale (nel nostro caso RSPCA: Royal Society for the Prevention of Cruelty to Animals). Se non c’è budget per poter assumere un professionista, è opportuno cambiare creatività.
È uno di quei video in cui coreografia, fotografia e montaggio si coordinano alla meraviglia. In questi casi mi viene sempre da chiedere: quanto del risultato finale è stabilito in pre, con storyboard e pianificazione, e quanto invece esce fuori mischiando le carte in fase di montaggio?
D I • A L: Questa è una domanda molto interessante. Sapevamo che volevamo un tipo di montaggio che quasi “visualizza” la musica, le nostre referenze erano infatti Chris Cunningham e alcuni lavori di Michel Gondry, e da subito le abbiamo condivise con il montatore. Nello specifico In fase di scrittura avevamo un canovaccio su quando dovevano succedere le cose rispetto alla musica.
Abbiamo storyboardato solo le parti più narrative, l’inizio e la fine del video, anche per coordinare al meglio i VFX, e poi tutto il resto è stato deciso in montaggio. Al di là di tutta la prep, questo progetto in particolare richiedeva un edit molto difficile, perchè doveva rispettare la frenesia e il ritmo della musica e dello stile di montaggio che ci eravamo proposti, ma allo stesso tempo non doveva detrarre dalla bellezza e la grazia delle performance. Questa premessa non sarebbe stata realizzabile senza il nostro collaboratore e editor extraordinaire Matteo Motzo. Approfittiamo per fargli un ringraziamento speciale, il suo input creativo ha un peso importante e fondamentale sul progetto.
Ultimo, ma non meno importante, uno dei dettagli più pregevoli del lavoro si ritrova nello styling, curato da Lyla Cheng, e in particolare nell’abito futuristico della protagonista, opera di Jivomir Domoustchiev. Anche qui vorrei che ci raccontaste un po’ del processo creativo con la vostra collaboratrice.
D I • A L: Essendo il personaggio della ragazza un po’ “shamano/sacerdotessa” volevamo ovviamente allontanarci dalla tradizione che può in alcuni casi risultare clichè e creare questo personaggio futuristico con un’anima fashion. Su questo si sono basate le nostre conversazioni e Lyla, che è una bravissima stylist che lavora su editoriali per magazine di alta moda internazionali, ha saputo saggiamente creare il giusto mix.
I costumi di Jivomir erano già nel nostro trattamento. Avendo collaborato con lui in passato, conosciamo bene i suoi lavori, ma non tanto speravamo nell’ottenere proprio i suoi pezzi. Jimovir, (che ha disegnato indumenti e accessori per Lady Gaga, Jennifer Lopez, Nicki Minaj e molti altri) non tende a prestare le sue opere per videoclips, se non con rare eccezioni. Il fatto che lo abbia fatto per noi ci rende immensamente fieri e il costume della nostra protagonista parla da solo.
Ah, ultimissima tassativa domanda: progetti futuri?
D I • A L: Al momento stiamo seguendo la post di alcuni progetti commerciali girati di recente, ma subito dopo speriamo vacanze perchè non ci fermiamo da un po’. Lavoro permettendo, ci stiamo concentrando su un nostro progetto personale che vorremmo veda la luce nel 2022. Ci saranno molti fiori…
Credits video
Starring : Federica Somma, Shevelle Dynott and “Steven The Rooster”
Written & Directed by : DI•AL
Cinematography : Diego Indraccolo
Producer : Joshua Gan
1st Ac : Tamia Diaz
1st Ac : Joshua Dadso
2nd Ac : Andre Moore
Production Assistant : Tariq Daley
Scenographer : Kiara Gourlay
Stylist : Lyla Cheng
Stylist Assistant : Roberta Goulao
Costume Designer : Jivomir Domoustchiev
Gaffer : Johnny Ho
Make-Up Artist : Xabier Celaya
Make- Up Assistant : Nargis Ali
Hair Stylist : Nao Sato
Animals Provided By : Living Things
Editing : Matteo Motzo
Color Grading : Diego La Rosa
VFX : DI•AL