“Donovan message end of video”.
Sua maestà David Lynch torna alla regia di un videoclip, questa volta puntando sull’usato(in)sicuro: Donovan Philips Leitch, mito degli anni Sessanta e dimenticato da tutti da ormai cinquant’anni. L’ultimo singolo da classifica di Donovan risale a I Like You del 1973, tratto dal quantomeno maldestro tentativo di fare pure lui un disco “glam” tanto alla moda in quel periodo.
L’ultimo album d’inediti di Donovan risale invece a Ritual Groove del 2010, prodotto dallo stesso Lynch e dal quale è tratto il singolo I Am The Shaman. Malgrado una carriera più che dignitosa negli anni Sessanta – anzi a tratti eccellente e inarrivabile – la cosa che più fa capire chi è stato Donovan è racchiusa proprio nel documentario che fece nascere l’idea stessa di videoclip: Dont Look Back (Pennebaker, 1967).
Tutti ricordano la mitica scena con Dylan a inseguire il suo testo e Allen Ginsberg a predicare dietro (ripresa poi anche in Italia da Ligabue e in Francia da Alain Chamfort, fra gli altri), in pochi invece rammentano il momento in cui Dylan umilia musicalmente il futuro sciamano. Perchè Donovan al tempo era “il Bob Dylan inglese” – la canzone che canta To Sing For You fa capire il motivo – mentre al Dylan originale, cantando It’s All Over Now, Baby Blue, basta qualche sguardo e qualche sorriso per far capire al suo nuovo amico che, appunto, “It’s all over”.
Donovan fulminato dagli sguardi di Dylan nel 1967, Donovan “fulminato” dalla meditazione trascendentale nel 2021. Di Shamani e shamanismi, di registi mitici e mitologia di un rock lontano. Ora disponibile anche per i più giovani:
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