Ultima è il nuovo singolo e video musicale dell’artista ultrapop Body Meat e segna anche il convincente esordio alla regia del direttore della fotografia Daniel Brennan. Impressionati dal suo lavoro, dopo una piccola chiacchierata sui social media abbiamo deciso di intervistarlo. Questo è quello che ci ha raccontato.
Come hai incontrato Body Meat e come avete sviluppato questo progetto insieme?
Ho incontrato Body Meat (Chris) ad un concerto che ha fatto a Philadelphia, e poi ci siamo conosciuti meglio quando si è trasferito qui. Diventati concittadini ci siamo ritrovati con molti conoscenti in comune e siamo diventati amici. Abbiamo girato un video musicale in tempi molto stretti per il suo brano Nairobi Flex nel 2018, e ci è piaciuto molto collaborare sull’aspetto visivo.
Sono un grande fan della sua musica e ci siamo detti che la prossima cosa che avremmo fatto insieme avrebbe previsto una coreografia, che è una cosa che interessa e affascina entrambi. Durante il lockdown Chris mi mandava tracce e mix con alcune bozze di idee. Una volta che abbiamo iniziato a parlare dell’ispirazione delle canzoni ci siamo resi conto che il tutto puntava sui temi della casa e delle origini.
Da quanto abbiamo capito Ultima dovrebbe essere solo una parte di una produzione audiovisiva più ampia intitolata 4700. Puoi dirci qualcosa di più al riguardo?
Sì, Ultima è una parte del nostro progetto 4700, qualcosa a metà tra un visual album e un documentario. Una volta mentre parlavamo Chris mi ha detto che il numero di telefono fisso della fattoria del Maryland in cui viveva finiva con 4-7-0-0, e che gli è sempre rimasto impresso. L’abbiamo usato come una specie di working title.
Quando andammo alla fattoria per la prima volta, che era anche la prima volta in cui Chris ci tornava da circa 16 anni, c’era questo enorme vecchio camion che non si era mosso da quando se ne era andato, completamente ricoperto di vegetazione. Abbiamo notato che il numero del modello sul camion era “4700” con un simbolo metallico del numero sopra. Questo per noi ha chiuso la questione sul titolo.
4700 parla di Chris, del suo tentativo di recuperare quell’energia che lo ha plasmato quando viveva con la sua famiglia in quella fattoria. Sicuramente partendo dalla realtà come base, ma diventando visivamente più espressivo e metaforico. Nell’aspetto visivo volevo restituire il modo in cui Chris fa la sua musica e le sue tracce, con questo grado di precisione e di suoni intricati che si fondono insieme in modo meraviglioso, quindi una parte importante per noi è stata quella di usare molti media diversi e lasciare un po’ di spazio per l’improvvisazione usando diverse camere.
Quando si tratta di coreografia trovo sempre interessante la combinazione con il montaggio. Quanto di quello che vediamo è stato pianificato e quanto è venuto naturalmente dalle riprese sul posto e dal montaggio? Come hai lavorato con la coreografa Helen Noland?
Lavorare con Helen è stato incredibile. Chris e Helen sono buoni amici, collaborare con lei è stata una scelta ovvia. Abbiamo fatto un primo incontro su Zoom e abbiamo parlato dell’intero progetto e di alcuni riferimenti che ci piacevno molto. Era la prima volta che Chris ballava e imparava una coreografia, e l’ha imparate molto velocemente, penso che in 10 giorni o giù di lì fosse già in grado di realizzare tutta la coreografia, sapendo poi che sarebbe stata ripresa in un solo piano sequenza.
Abbiamo fatto alcune prove (all’eserno a causa di Covid) dove abbiamo pensato tutti i passaggi con un mirino e i nostri telefoni, facendo lo storyboard di ogni momento abbastanza velocemente. La coreografia davvero ben pianificata di Helen era veramente incredibile da girare, ha usato ogni parte della canzone e c’era così tanta enfasi nei movimenti che era facile da “leggere” in camera.
Abbiamo girato l’intera coreografia per lo più in una ripresa unica, abbiamo fatto un taglio tra ripresa bassa e quella alta una volta solo a causa dell’altezza dell’obiettivo quando Chris inizia a terra all’inizio. A parte questo, l’intera ripresa a Elkton (i terreni agricoli) è la stessa, senza tagli. Sono davvero rimasto colpito dai passi di Chris! Lo siamo rimasti entrambi. I tagli di montaggio sulla scena nel “laboratorio” li abbiamo girati dopo e non avevamo nemmeno previsto di farlo, ma dopo aver costruito il set, abbiamo pensato di fare la coreografia anche lì. Una volta ripresa ci siamo resi conto che c’erano alcuni momenti che restituivaano meglio la coreografia e abbiamo deciso di abbandonare l’idea di fare un solo pianosequenza, lasciando invece “respirare” il video tra le due location. Voglio fare un plauso all’incredibile operatore steadicam Mike Thackray per aver realizzato questa one-take di 3 minuti e per aver imparato i passi così rapidamente.
Mi è piaciuto davvero molto il look del video, in particolare , ho amato la sequenza nella stanza buia e misteriosa. Come avete girato quella parte?
Grazie! Abbiamo girato le scene del laboratorio in 16mm grazie a una piccola sponsorizzazione della Kodak, che è stata fantastica. Lavorare con loro e con il loro laboratorio è stato un piacere. All’inizio volevamo girare gli esterni e le scene della fattoria in 16mm e usare il digitale per le parti del laboratorio, che avrebbero potuto sembrare più fredde, digitali e impersonali. Abbiamo dovuto ribaltare la situazione a causa di alcuni problemi in fase di programmazione e abbiamo girato con l’Alexa LF gli esterni e con il 16mm nel laboratorio. Alla fine, sono davvero contento che sia andata così perché penso che dia un senso di distacco dalla realtà e una sensazione più emotiva e calda a questo set davvero sinistro/meccanico.
Il look è stato sicuramente il risultato di un perfetto connubio tra il dipartimento di fotografia e quello artistico. Avevo parlato del look e del mood che volevo traasmettere con il production designer Jake Lazovick. Volevo fare delle riprese abbastanza ampie per far vedere l’intera stanza, quindi abbiamo progettato un grande soft box che abbiamo cammuffato per essere completamente visibile nelle riprese, il che è stato un po’ un gioco di equilibrio. Abbiamo deciso di utilizzare un palco di piastrelle per la texture e anche per far rimbalzare un po’ di luce in modo che non risultasse così piatta e riempisse maggiormente il viso di Chris. Il nostro propsmaster Alex Amici si è poi procurato migliaia di metri di cavi e ha fatto molte ricerche su internet per trovare oggetti di scena e monitor che si adattassero molto bene.
Tu lavori principalmente come dop. È stata la tua prima volta come regista? Stai pensando di passare a questo ruolo in via definitiva o di continuare a fare entrambi?
Fare riprese è sicuramente la mia passione. Questa è stata la mia prima volta come regista e mi è piaciuto molto. Al momento sono davvero interessato a fare entrambi i ruoli e non voglio interrompere o rallentare il mio lavoro come dop, almeno nel prossimo futuro. Il processo di apprendimento che sta dietro la direzione della fotografia è ancora molto stimolante e motivante per me. Penso che nel frattempo vada bene prendersi un po’ di tempo con alcuni progetti personali da realizzare al momento giusto. Voglio che il mio prossimo lavoro come regista sia narrativo e non vedo l’ora di lavorare con gli attori. Sono contento dell’idea di fare l’uno o l’altro o entrambi insieme.
Qual è stata la cosa più impegnativa come regista in questo video musicale?
Il montaggio su un MacBookPro! Il covid ha reso difficile il montaggio per il fatto di non poter essere vicini, di stare davvero insieme. Di solito usavamo Zoom o Discord condividendo le nostre schermate mentre lavoravamo al montaggio o alle animazioni, il che era molto difficile da fare su internet.
Però ho anche apprezzato molto queste tecnologie, è davvero sorprendente se ci pensi che siamo stati in grado di fare il montaggio a distanza con un budget indie. Per quanto riguarda la realizzazione del film sia in preoproduzione che sul set, tutti hanno fatto il massimo per renderlo facile e piacevole. Sono davvero grato alla troupe e alle persone che ci hanno aiutato in questo progetto.
Chi sono i tuoi DOP e registi preferiti?
Amo Harris Savides. La sua anima traspare dal suo lavoro. Anche Jean-Yves Escoffier e Rodrigo Prieto. A livello più attuale, mi piace molto il lavoro di Andre Turpin, Nicolas Karakatsanis e Rina Yang. Per quanto riguarda i registi, i miei preferiti sono Andrei Tarkovsky, John Cassavettes e Rainer Werner Fassbinder e dei più recenti Apichatpong Weerasethakul.
Per concludere, abbiamo scoperto che parli un po’ di italiano! Come l’hai imparato e perché?
Mi sa che da studente ero più portato per le lingue che per la matematica! Al liceo c’era la possibilità di studiare l’italiano e così ho iniziato a studiarlo, proseguendo anche all’università.