Fotoromanzi – Il classico senza classicismo, una rubrica di Alberto Beltrame
L’immensa e tragica bellezza del cinema di Marcel Carné finisce con la separazione artistica da Jacques Prévert. L’ultimo film nel quale lavorano assieme è La marie du port (1950), dopodiché il poeta francese scriverà, nell’ambito del cinema, più che altro per dei film del fratello Pierre e per Paul Grimault. Carné continua a fare cinema ma qualcosa sembra essersi spento, senza il poeta della sceneggiatura tutto appare meno intrigante e magico.
Nei tre decenni successivi alla fine del rapporto con Prévert dirigerà ancora tanti film, cercando sempre di capire la profondità del suo tempo senza riuscire mai a incidere come fatto negli anni ’30 e ’40. Nel 1968 dirige Les jeunes loups, favola (fin troppo) morale sulla nuova libertà sessuale della Parigi moderna. Un film divenuto famoso per la sua difficile accessibilità, praticamente scomparso per anni e completamente dimenticato. Sopratutto un film poco degno di nota tra dialoghi artificiali e personaggi troppo caricaturali, un tentativo non riuscito di descrivere la società dell’epoca da parte di un cineasta che aveva saputo capire più tutti l’angoscia e la disillusione del mondo esistenzialista francese degli anni ’30.
Tra le canzoni che compongono la colonna sonora di Les jeunes loups, c’è Dawn Comes Alone cantata da Nicole Croisille (che nel film compare sotto la pseudonimo di Tuesday Jackson). A distanza di trent’anni l’incipit di questa canzone viene campionato e arrangiato con un altro campionamento (un frammento dell’assolo di tromba di Jimmy McGriff in Blue Juice, incisa anch’essa nel 1968) per dare origine alla base musicale di Quelli che benpensano.
Curiosamente, chi lo sa se è un caso, il titolo sembra rifarsi ai versi di una poesia di Prevért del 1931,Tentative de description d’un dîner de têtes à Paris-France, nel suo utilizzo ossessivo del “Ceux qui” che aveva ispirato anche la famosa Quelli che… di Jannacci. Così, a quasi cinquant’anni dalla separazione artistica, Marcel Carné e il poeta francese si ritrovano di nuovo assieme. Sono la base musicale e il titolo, sono la tradizione culturale da cui accingere per poter parlare della propria contemporaneità sotto una nuova luce.
A differenza del film di Carné, questa volta la rappresentazione della società è decisamente più riuscita. Si parla senza dubbio del mondo dei cosiddetti Yuppies, gli arrampicatori sociali senza scrupoli e senza morale. Il modello di vita dell’America reaganiana basato sulla speculazione in borsa e l’ostentazione della propria ricchezza, che anche in Italia prende sempre più piede già negli anni ’80 (per esempio il fenomeno dei paninari in quel di Milano).
La descrizione da parte di Frankie Hi-Nrg MC è precisa e tagliente, ironica e drammatica. Ma soprattutto estende il mondo degli Yuppies a qualcosa di più largo, alla quotidiana morale borghese post-ideologica e figlia del consumismo ossessivo ed eccentrico che sembra essere divenuto un fondamento della società. Non è un caso che la canzone inizi con un deciso “Sono intorno a noi, in mezzo a noi, in molti casi siamo noi”: il fenomeno degli Yuppies verso la fine degli anni ’90 ormai ingloba tutto e tutti.
Della canzone si è già detto e scritto tanto. Ormai può considerarsi uno dei grandi classici degli anni ’90 e non avrebbe molto senso soffermarsi qui sul suo valore e sul suo significato. Il testo parla da solo e la sua efficacia è comprensibile già a un primo ascolto (per quei pochi che non l’avessero mai sentita…). Quello di cui vogliamo parlare è il videoclip.
La regia è dello stesso Frankie hi-nrg mc (nome d’arte con cui si è fatto conoscere Francesco di Gesù) e Riccardo Sinigallia (la voce del ritornello) che decidono di ambientare tutto all’interno di un taxi che gironzolando per Roma accoglie le diverse tipologie umane, tutte ascrivibili a quello che il testo sta raccontando. Più che ai Taxisti di notte di Jim Jarmusch (di cui il famoso episodio con Benigni è ambientato proprio a Roma), il riferimento principale è Il tassinaro di Alberto Sordi. Tanti passeggeri e Frankie hi-nrg mc a osservarli nelle loro piccole o grandi ipocrisie quotidiane. E nel ritornello si viaggia dentro a un tunnel in compagnia dello stesso Sinigallia e Ice One (produttore della canzone).
Come detto, regia e sceneggiatura sono di Frankie hi-nrg mc che all’attivo conta diverse regie di videoclip. La più celebre è per La descrizione di un attimo dei Tiromancino (2000), anche questa volta in compagnia del fidato Riccardo Sinigallia. A differenza di Quelli che benpensano, dove la referenza principale era il film di Sordi, questa volta ci si rifà al repertorio televisivo italiano degli anni ’70. Infatti il video è un rifacimento delle mitiche sigle di chiusura di due programmi che vedevano protagonisti Raimondo Vianello e Sandra Mondaini, ovvero (Di nuovo) Tante scuse e Noi…no!, che alla fine di ogni puntata offrivano un diverso siparietto comico.
È curioso il fatto che il video più conosciuto della lunga carriera dei Tiromancino non sia diretto dal leader della band Federico Zampaglione, che pochi anni dopo l’uscita di questo singolo diventerà lui stesso regista. Diversi i videoclip da lui firmati e non solo per la sua band, di cui il più interessante ci sembra essere quello di I nani realizzato per il mitico Richard Benson nel 2015. Farà la regia anche di tre lungometraggi per il cinema, eppure il ricordo più forte nella sua videografia non sarà firmato da lui.
Quelli che benpensano è una delle canzoni più conosciute e apprezzate dell’intera storia del rap italiano. Probabilmente è anche la prima canzone di questo genere a diventare popolare presso un pubblico non legato strettamente al mondo del hip hop. Non un caso se fu una major, la Sony, a voler distribuire l’album La morte dei miracoli di cui fa parte questo singolo (prima volta che successe per il rap italiano).
Il politico che diventa tutt’uno con il popolare, in una canzone che non risparmia certo riferimenti alla sua epoca (per esempio la “luna nera” che chiude il pezzo si riferisce a una celebre trasmissione della RAI) ma che riesce ad essere attualissima anche a più di vent’anni di distanza. Il videoclip ha saputo diventare iconico come pochi altri hanno saputo fare. E spesso è stato utilizzato per parodie e divertenti decontestualizzazioni. Ancora oggi è uno dei video più riconoscibili e riusciti dell’intera storia videomusicale italiana.