Auto isolamento estremo e near-death-experience non sono il risultato conclusivo della vostra quarantena, ma rappresentano il fulcro di questo allucinato videoclip diretto, o meglio fotografato, da Trevor Naud per i Protomartyr.
Worm in Heaven è ambientato in una casa a prova di germi, dove gli oggetti sono incelefonati. In scena va uno strano e misterioso esperimento. «L’idea consiste in una sorta di camera dei sogni che ha attratto la sua creatrice in uno stato di isolamento quasi costante», spiega il regista in una nota. La protagonista «vive i suoi giorni intrappolata come unico soggetto del suo stesso esperimento: la capacità di simulare la morte, per lei è come una droga», prosegue Naud, che cita come riferimenti principali la copertina di Goat’s Head Soup dei Rolling Stones e il personaggio di Carol White nel film di Todd Haynes del 1995 Safe.
Ma la scelta decisiva di Naud sta nel mostrarci un esperimento attraverso un altro esperimento, il suo. Ciò che vediamo, infatti, è il risultato di oltre 700 fotografie; ogni inquadratura è costituita da un loop di quattro o sei foto praticamente identiche, che sfruttando in modo improprio il concetto di effetto 3D finisce col dare l’illusione del movimento, non senza provocare uno straniamento e un velo di fantasmatica inquietudine.