Il singolo apocalittico di James Blake Like The End viene accompagnato da un video creato dall’internet artist Jon Rafman. Si tratta di un video realizzato con GenAI, una scelta strana per il musicista inglese, schieratosi apertamente contro l’uso dell’intelligenza artificiale generativa nella musica, ma che risulta però coerente con il tema del brano e probabilmente con il brief proposto dal cantante: «non so in quale altro modo si possa fare un video che descriva perfettamente la sensazione di non sapere più cosa sia reale», ha infatti commentato Blake.
La critica socio-politica diventa una carellata di prompt sì paradossali, ma mai improbabili o eccessivamente grotteschi, rimanendo in un terreno solo lievemente surreale, con l’intento manifesto di deridere la decadenza occidentale, precipuamente statunitense, dove ormai la realtà supera l’immaginazione e la distopia è realizzata (“this might only be day one”). Così lo spettatore, già confuso dallo straniante fotorealismo delle immagini, ne esce doppiamente disorientato per la plausibilità, divertente e al tempo stesso angosciante, degli assurdi quadretti che Rafman ha generato con l’IA.