Davide Toffolo è tante cose: è uno dei più importanti disegnatori italiani di fumetti, è regista di numerosi video musicali alcuni dei quali realizzati in collaborazione con altri artisti, è musicista e fondatore del gruppo rock Tre Allegri Ragazzi Morti. È stato da poco pubblicato il nuovo album Garage Pordenone, accompagnato dai singoli Ho’oponopono e La sola concreta realtà.
Quali sono stati i tuoi studi? Quando hai capito cosa avresti voluto fare da grande?
Mi sono innamorato dei fumetti prestissimo che neanche leggevo ancora. Poi dopo le superiori (liceo scientifico) ho approfondito e mi sono innamorato del Fumetto, del linguaggio per essere chiari, e ho voluto con tutte le mie forze diventare un autore.
Ho avuto io stesso la fortuna di essere nella scuola per autori Zio Feininger a Bologna nel 1986 e di vedere all’opera Igort, Daniele Brolli, Magnus, Mignoz, Filippo Scozzari, Lorenzo Mattotti. Un’esperienza che mi ha cambiato e mi ha lanciato verso il resto della mia vita.
Qual è stato il tuo primo approccio al video musicale, prima dal punto di vista di spettatore e poi di creatore?
La tv era la mia fonte principale. Da bambino c’era solo la Rai e quando mandava i cartoni era una festa. Antenati, Pronipoti e bande di Braccobaldo prima. Intorno al 1975 arrivarono i giapponesi e fu una fulminazione. Goldrake su tutti, ma i robottoni non delusero neanche in seguito quando furono programmati da tante tv private.
Poi sono diventato grande e con me la ricerca. Le tv musicali sono state la prosecuzione della tv per ragazzi e hanno offerto tanta creatività in pochi minuti. Così mi sono avvicinato alla musica anche per il suo contenuto visivo e ancora oggi le due sensazioni creative si sviluppano assieme.
Quale processo segui quando devi realizzare un vm?
Di solito uso i video per fare esperimenti. Ogni video ha una sua storia e una sua specifica genesi. Ho lavorato molto con Michele Bernardi e con lui ci capiamo facilmente. Abbiamo indagato molte tecniche diverse. Da quelle tradizionali a quelle vettoriali, dal rotoscopio al decoupage.
L’ultimo che ho realizzato assieme ad Annapaola Martin è basato su un reel di foto. L’abbiamo girato a Palermo con le atlete della squadra di roller derby, le Poison Kitten. Palermo ha grande energia creativa. Me ne sono accorto anche quando sono venuto a fare un incontro all’Accademia di Belle Arti.
Quali differenze riscontri tra il lavorare per sé (la tua band) e per gli altri?
Ho fatto video diversi e gli stimoli della musica mi aiutano a cercare soluzioni nuove. L’approccio è simile. Cerco idee che esaltino la musica. Usando spesso il disegno o il disegnare che è il mio super potere.
Come per Michele (Bernardi), anche nel tuo caso il video musicale si inserisce tra tante differenti esperienze artistiche, comunque tutte coerenti tra loro. Tra fumetti, performance, musica… che opinione hai del linguaggio del video musicale? È cambiata questa opinione negli anni?
Certo cambia. Cambiano tecnologie, uso e distribuzione. Ma il gioco resta sempre lo stesso. Metti una immagine alla musica. Un gioco molto stimolante per me.
Come pensi sia cambiato il vm nel tempo e quali margini di cambiamento pensi possa avere in futuro?
È cambiato molto perché è cambiata la distribuzione e la tv ha perso il peso che aveva 30 anni fa. Il web è anche in continuo cambiamento. Non è più libero come 20 anni fa. Ma musica e immagini flirtano ancora.
Esiste cioè un futuro per il video musicale? E quale futuro? Scrivevo l’anno scorso in un articolo che la nuova sfida del video musicale sta nel sopravvivere laddove tutta la comunicazione oggi somiglia al vm (penso agli IMV, ai post che pubblichiamo sui social, agli schermi che coprono le facciate degli edifici e riempiono negozi, aeroporti e stazioni, ma anche al cinema che spesso insegue il video musicale sul piano del ritmo).
A me piace sempre il rapporto fra immagine e musica. Certo cambia molto e soprattutto la modalità e i mezzi di visualizzazione. Resta un luogo bello per sperimentare segni e tecniche. Durano poco e offrono molti spunti di analisi della realtà.
Che consigli daresti ai ragazzi che oggi sperano di farsi strada nel settore degli audiovisivi? Da cosa e come dovrebbero secondo te cominciare?
Oggi la tecnologia offre risorse a bassissimo costo. Le idee valgono. Professionalizzarsi costa ma mai come in questo momento della civiltà il sapere è condiviso e l’accesso alla creatività si è profondamente allargato.
Aspetto meraviglie dai nuovi.
Molti registi di video musicali hanno avuto una band e cominciato da lì. Mi vengono in mente Kevin Godley, Michel Gondry, Jonas Akerlund. Hai mai pensato che la regia sarebbe potuta diventare la tua attività principale?
Non è mai stato un mio obiettivo. Forse i fumetti dove fai tutto, dalla regia ai costumi, alle scenografie ai dialoghi mi hanno viziato. Ma proprio in questi giorni ho avuto delle visioni cinematografiche. Vediamo se diventeranno un’ossessione come la musica e come sono stati i fumetti.
Da regista, per chi ti piacerebbe realizzare un video musicale? Invece, da musicista, quale regista chiameresti? Perché?
Mi piacerebbe fare un video per la musica dei Talking Heads. E vorrei un video dei Tre Allegri fatto da Taika Waititi.
Nel dibattito sull’intelligenza artificiale, quale opinione hai? Pensi sia un male per la creatività o solo un’opportunità in più?
Realmente penso sia un mezzo. Certo rende evidenti molte storture del nostro presente. “Ruba il lavoro”, dicono. Andiamo verso un mondo dove non servirà lavoro per produrre ricchezza. Quindi credo sia indispensabile parlare di ridistribuzione della ricchezza. Per quanto riguarda l’intuizione creativa, non mi sembra essere in discussione. L’AI per ora ha incredibili capacità combinatorie. Altro non vedo.
Quali sono i tuoi riferimenti principali?
L’insieme dei pensatori post Marxisti, l’insieme dei disegnatori di fumetti, l’insieme dei musicisti.
Quali nuovi progetti hai all’orizzonte?
Allargare il mio orizzonte (chiusura del diaframma sul volto di una adolescente annoiata).