Fotoromanzi – Il classico senza classicismo, una rubrica di Alberto Beltrame
Solo una sana e consapevole libidine. È Natale: un bel fotoromanzo per salvare il giovane dallo stress e dall’azione cattolica. L’odore del sesso che hai addosso, aiuole da rasare, Ivana fuckalot, Gianna Nannini che mostra le tette: no, qui parliamo proprio di porno.
Pop porno, videoclip porno, il sogno proibito di proibizioni ormai cadute. Desideri non sempre desiderabili, la paradigmaticità di una vita in poche parole. Atto e azione, in molteplici contesti e molteplici utilizzi. A volte di difficile applicazione, alle volte d’ispirazione, certamente documenti video che rimangono. A volte senza suoni, alle volte il caro videomusicato. A volte cantato. Allegro e con brio, moderato o canone inverso. Vibrato. Minuetti per fruitori moderni. Adagio, fin troppo sussurrato oppure semplicemente utilizzando la sordina. Pop porno, videoclip porno, in un mondo libero d’amare la propria libertà. Guardarsi e guardare. Farsi guardare.
L’oscuro oggetto del desiderio che ormai più oscuro non è. In un Italia fin troppo pornografica, dove l’atto del guardare e l’atto del volgare non lascia più spazio alla fantasia. Supercafoni in un’Italia di supercialtroni ma no, non era meglio uno volta. Non lo è mai, solo la nostra visione che invecchia e si annebbia. La vista se ne va, colpa della pornografia, la pornografia che avanza, la vita è così.
E poi l’eterno ritorno di censori e censurati, nuovi censori per nuovi tipi di censure. Per proibire l’improibibile, per oscurare il non oscurabile: il desiderio. Pop porno, videoclip porno, videoclip sul porno. Per un Natale vicino al caminetto, per un sesso non protetto, per il tuo più grande sogno nel cassetto. Sotto l’albero del Natale, il tuo porno preferito. Occhi che guardano, corde che stringono, sfiorare e calpestare, per fuggire ancora.
Il tempo. Il tempo un tempo. Tempo al tempo: eppure sembra che ormai le nuove generazioni pensino sempre meno al sesso. E allora ecco il nuovo ruolo della pornografia: la testimonianza storica. Come eravamo, come avremmo voluto essere. Che cosa sognavamo di diventare, che cosa avremmo potuto essere. Nell’epoca più cattolica eravamo meno cattolici: hanno vinto loro.
In questo “medioevo della libido”, a noi il ruolo d’insegnare l’ultimo ballo, l’ultimo sballo, far vedere i muscoli e non mollare. Quello che è successo al sesso non mi va. E allora l’atto militante, il mostrare per mostrarsi senza tempo, fuori da ogni spazio. Dentro. Sempre più dentro a ogni spazio disponibile. Indisponibili ad accettarne la fine. Lottare per quell’Italia che sapeva sognare. Quell’Italia che sapeva esportare. Che sapeva valorizzare i talenti nati altrove, per poi farli sbocciare da noi. Pop porno, videoclip porno, videoclip con gli eroi del porno: muscoli rossi.
Una vita nel porno. Che sogno. Una vita senza ritegno. In un mondo allo sbando. Ma dopo il Natale arriverà il nuovo anno. Un nuovo anno per poter cambiare direzione, per scoprire e riscoprire. Per scordare. Per scommettere. Un nuovo anno per scoppiettare di gioia. Scordare il passato, per non scoraggiarsi. L’importante è che in questo nuovo anno si possa scoperchiare nuovi talenti. Che si possa chiarire. Chiaramente. Chiamare nuovi amori e poi la chiave, al posto giusto.
La musica degli ottoni, dei tromboni. Sempre cialtroni, sempre più buoni, sempre qui dove bisogna essere. Qui dove bisogna crescere. Mangiare per crescere. Tanta frutta. Tutti i frutti. Tutti i frutti dell’amore. Tutti i frutti del dolore. Tutti frutti e tutto quel sapore. Sapore di feste e sapore di farse. Sapore di un anno che sta per finire. Senza sapere quale sarà il sapore del nuovo anno che sta per arrivare. Sapore di mare, sapore di sale, sapore sconosciuto e ambito. Pop porno, videoclip porno, videoclip con tanta frutta. Il cenone di natale, che sogno e nessun ritegno: E mo’ te senti mal!