Guardare il video di Starship Velociraptor cercando di rimanere lucidi è una vera sfida con sé stessi, ed elencare tutti i motivi che rendono imperdibili questi 4 minuti e mezzo richiederebbe uno spazio ben più ampio. Anche se, a conti fatti, l’unica vera ragione è che il lavoro svolto da VOLTA sul brano di Jonathan Young è una vera e propria gemma capace di urlare al mondo cosa l’animazione può e deve fare.
Presentato come una “lettera d’amore agli anime”, il video non è solo una cornucopia di citazioni e rimandi ad alcune delle opere più conosciute appartenenti alla cultura anime degli anni ’80, ’90 e 2000, ma anche (e soprattutto) un fantascientifico viaggio tra le dimensioni sostenuto ad un ritmo ipertrofico. Un trionfo di animazioni fluidissime concatenate tra loro in modo talmente geniale e folle che pare impossibile pensare che tutto ciò sia il frutto degli sforzi di una sola persona. Le ispirazioni di VOLTA sono ben riconoscibili, dal design della protagonista, che richiama quello dei personaggi della mangaka Rumiko Takahashi (Lamù, Ranma ½), alle numerose inquadrature-tributo a film come Akira o Ghost in the Shell e a serie come Neon Genesis Evangelion o Gurren Lagann.
Ma come già detto, al contrario di quanto si potrebbe pensare, Starship Velociraptor è molto di più di una sterile caccia al riferimento. La storia della protagonista del video è quella di una ragazza impiegata che cerca in tutti i modi di evadere da una realtà monotona e opprimente attraverso l’ascolto della sua musica preferita – una situazione in cui è impossibile non identificarsi. Ed è proprio qui che risiede l’anima del pezzo di Young e, di riflesso, del video che lo accompagna: il potere catartico dell’animazione declinato verso uno sfrenato brano pop. L’astronave del titolo, presentata nel testo come il mezzo ideale per compiere viaggi fantastici, non è altro che il video stesso che, con la sua forza dirompente, sovverte i canoni della realtà per crearne una nuova.
Da questa scintilla primigenia, Starship Velociraptor prende il volo per non fermarsi più, proponendo un caleidoscopico turbine di forme irreali e colori fiammanti che riafferma la necessità dell’animazione.