Fotoromanzi – Il classico senza classicismo, una rubrica di Alberto Beltrame
Sanremo 2023 segnerà il ritorno di grandi miti musicali degli anni Novanta. Tra cui tanti volti noti della nostra rubrica, dall’immenso Gianluca Grignani a Paola e Chiara, passando addirittura per i rinati d’occasione Articolo 31. A cui vanno aggiunti altri nomi cult di quel decennio come Giorgia e Anna Oxa. Gli anni Novanta, un decennio musicale ricco ed eccezionale per quello riguarda la cultura della clip video. Chiunque doveva aver a che fare con questo strumento di promozione, persino alcuni vecchi decani della musica italiana un po’ esitanti sull’utilizzo di questo “nuovo” strumento comunicativo, che non andavano oltre al semplice filmarsi in studio di registrazione (ad esempio questo Guccini o questo Gaber). Un medium di certo più confortevole per la nuova generazione, per quei cantanti e gruppi che proprio negli anni Novanta iniziavano le loro carriere. Tra questi ci sono i Lunapop, un gruppo che durò solo il tempo di un album.
Il tempo di un attimo. Gli anni Novanta che finivano, il suo ultimo e profondamente italico inno alla fine di un secolo. Il tempo di far uscire una serie di videoclip dove si narra d’amore giovanile, divertimento spensierato e anche d’avventure europee. Nel tempo di un album, e nello spazio variegato ma usuale di un paio di decenni fa: il videoclip in primis e poi il festivalbar e anche il doveroso invito nell’anarchico mondo di Celentano. Giovanil furore, capelli del cantante che cambiano in ogni apparizione, che sia video o live, un bassista con i rasta e poi l’eterno richiamo all’amicizia che non morirà mai. Il tempo di un album e poi il cantante, Cesare Cremonini, manderà a fanculo un po’ tutti per iniziare una carriera da solista: il tempo di capire che finisce sempre così.
Il calore di una Benson & Edges. Quando le sigarette si potevano fumare senza ritegno e c’era pure l’amore del gesto, del gusto, del feticcio rituale. L’essere qualcosa in base alla scelta di una marca piuttosto che un’altra. Il calore di un tempo che sembra non passare mai. E poi quella rana messa sulla copertina di quell’unico album, quella rana che diventa immagine di un album che ha un titolo, …Squérez?, che sembra frutto di un processo fonetico lettrista. I lunapop sono molto di più di un fenomeno pop come tanti altri. Sono piuttosto l’esplosione pop della cultura musicale italiana di provincia. Il melodico che si fonde con la pronuncia dialettale, lo schematico dosaggio ritmico dei singoli prefabbricati per avere successo, con la confusione futurista di un’alternativa scena post-qualcosa (post moderna, post ideologica, post melodica, post qualsiasi cosa). Capelli con le meches.
Ci vuole un pazzo per rimanere sano di mente. E forse ci vuole un pazzo per dire che la scena nel cinema del videoclip di Qualcosa di grande è una citazione al mitico Don Chisciotte di Orson Welles. Ci vuole un pazzo per non capire che quel videoclip è la summa di un decennio di sperimentazioni. Quella corsa verso un futuro incerto, l’eterno scappare per poi tornare ciclicamente al punto di partenza. La condizione giovanile, dell’amore giovanile sempre incompiuto. L’ossessione e poi la normalizzazione. La grande passione che scompare, nel tempo di attimo, e diventa fumo.
Il filtro è quella rana, la rana psichedelica della copertina di …Squérez?, quella rana che crea visioni e prospettive astratte. Che dilata il tempo e lo spazio – il tempo di un attimo e uno spazio senza barriere – che gioca a costruire e deformare, ricreando ambienti diversi per nuove emblematiche situazioni retoriche.
Se ci sarò, se ci sarai, saremo come gli occhi tuoi. Il filtro della rana. La mistica propensione a tradurre i singoli e a gettarli nel mercato straniero, quasi sempre latino. Si tú estas, si yo estoy, seremos siempre igual que hoy. Il filtro della rana. La psichedelica tendenza al tutto e subito. Sul finire di un secolo, il veloce consumarsi di un successo clamoroso. Il secolo breve, il secolo che crea e porta all’apice l’idea di produrre, consumare, buttare. Il filtro di una rana pop(art). Concentrato di segni di un’epoca verso la sua decadenza, ma di una decadenza che sprigiona energia. Domani, un dia mejor, e altri orizzonti in uno spazio post-festivalbar, post-videoclip, post-qualcosa (di grande).