Fotoromanzi – Il classico senza classicismo, una rubrica di Alberto Beltrame
All’inizio di ogni match di pugilato l’arbitro dice sempre le stesse parole: “Protect yourself at all times, let’s have a clean fight, touch gloves, back to your corners”. Prima di tutto proteggersi, non fare scorrettezze e, dopo il tocco dei guantoni in segno di rispetto, ognuno va al suo angolo e l’incontro può cominciare.
Fabri Fibra sbaglia fin da subito: quella guardia è sempre bassa, il suo volto sempre scoperto, è un bersaglio facile. Di scorrettezze poi non ne fa così tante, il dissing è pratica nota nel mondo del rap, ma evidentemente ai Gemelli DiVersi la cosa proprio non andava giù. D’altronde loro fanno davvero rap? Forse hanno ragione loro, non aveva senso ritrovarsi nel bel mezzo della retorica di un genere che poi non è nemmeno il loro. Di conseguenza nessun tocco dei guantoni, e ci si comincia a menare fin da subito, senza il rituale del marciare verso il proprio angolo. Un’idea stupida.
“Mi sta sul cazzo Grido, i Gemelli, il cugino”. Niente di più, niente di meno. Eppure nella boxe bisogna saper tenere il controllo della situazione. Essere calmi, capire bene cosa stia accadendo in ogni momento e fare delle scelte intelligenti. Le reazioni casuali e scomposte non portano a nulla e le reazione esagerate fanno sia consumare energie preziose sia ti mettono in una situazione sfavorevole. Al minimo pugno non puoi reagire scappando o coprendoti in maniera scomposta, rimani protetto ma non puoi fare come se fosse arrivata una palla di cannone. I guanti stanno su, aspetti che l’avversario faccia le sue combinazioni e poi arriva il momento del contrattacco: blocco o schivata e poi il contrattacco.
Eppure sembra che Grido non abbia ben capito. Quel “mi sta sul cazzo Grido” è solo un jab, magari ben caricato, ma niente di più. E la sua reazione è decisamente esagerata: un’intera canzone come risposta, Standing ovation, che riprende la melodia di Applausi per Fibra traccia di punta dell’album Tradimento che conteneva appunto Idee stupide. E d’altronde Fabri Fibra quella guardia proprio non la sa tenere su: così scoperto è preda facile, il destino è segnato e non a caso alla fine del suo videoclip è disteso a terra, messo KO dall’idea stupida di non proteggersi il volto durante la lotta.
Quindi da una frase di Fabri Fibra si passa a un’intera canzone dei Gemelli DiVersi. Una canzone decisamente ispirata, che proprio non ti aspetti. Un rap efficace, preciso, chirurgico. Da una reazione esagerata dopo un pugno leggero, si è passati a un contrattacco davvero notevole. Lo si vede nei movimenti delle gambe, la tensione equilibrata nel portare i colpi, dal sapersi allontanare per poi accorciare la distanza con maestria. È una boxe intelligente, che gioca con lo stile dell’avversario, che mette in luce le sue contraddizioni e sfrutta le sue debolezze: Fabri Fibra, devi stare compatto con quella cazzo di guardia…
E poi, aspettandosi la reazione del campione, arriva la contro risposta. Perché nel pugilato non è mai finita, anche se sembra difficile si può trovare un modo per uscire dall’angolo. Un avversario troppo aggressivo spesso si scopre più del dovuto, nel momento giusto è possibile rinascere sfruttando la troppa fiducia in se stesso del rivale che si trova in vantaggio. Al Mtv Day dello stesso anno Fibra risponde mascherato da pagliaccio: dopo aver incassato come si deve, era pronto per attaccare davvero. Un dissing a regola d’arte su un palcoscenico, le vibrazioni del live e il pubblico a incitare l’istinto animale di un pugile ferito ma con ancora tanta energia.
Non ci sarà mai un’ulteriore risposta a questo attacco. Forse era un KO, ma le telecamere si sono spente e non abbiamo potuto vederlo. Forse era una resa, lo straccio bianco era stato gettato sul ring per evitare di farsi troppo male. Qualcuno ha nascosto le prove, qualcosa si è intromesso tra il nostro sguardo curioso di spettatori e la realtà più grande e spesso difficile da decifrare. Forse è colpa di Mary.
Sì, perché Mary dopo aver camminato sentieri più scuri, aveva trovato sorrisi sinceri. Mary che, oltrepassando i muri di quella città, era diventata poi la protagonista di un videoclip che si struttura come un film di Mekas e allo stesso tempo come una pubblicità di un supermercato, che tratta tematiche sottili e le fonde con uno stile da adolescente con in mano un telefonino. Mary, la quintessenza del videoclip italiano inizio anni 2000, era lì. Mary assisteva sicuramente a quell’incontro e non voleva che continuasse. Perché Mary “sa che la vita non è una fiaba, ma ora Mary è tornata una fata”.
E come Mary, che aveva camminato per i sentieri più scuri per poi appunto ritrovare sorrisi sinceri, anche Grido riesce a uscire dalla brutta situazione e mettere tutto a posto. Perché la boxe è pure questo: a fine incontro, qualunque sia il finale, i due pugili si accertano che l’altro stia bene, si abbracciano e si dicono qualche parola d’incoraggiamento o si fanno i complimenti.
Comunque sia andata, malgrado ci si sia menati, si rispetta sempre l’avversario e poi si può persino diventare amici. Mary lo sa bene che è possibile uscire da situazioni difficili, ed è probabilmente grazie al suggerimento di Mary che Grido e Fabri Fibra si troveranno a incidere una canzone insieme. Legati per sempre, quel legame che unisce solo chi si è trovato a combattere la stessa battaglia, chi ci ha messo il cuore e tutta l’energia che aveva.
Non era tutta una farsa, nessuno era stato davvero bugiardo, eppure spesso è un incrocio di destini la vita. Nessuna regola scritta, cause e conseguenze difficili da decifrare. Forse la voglia di riscatto, il successo o il bisogno di essere qualcosa. Alle volte è solo una questione di fortuna, scaturita da alcune idee stupide, solo attimi e poi tutto quello che segue. Oppure, più semplicemente, solo un po’ di Sfiga.