Nell’ultimo anno e mezzo, la crescita e più in generale il lavoro di Illmatic Film Group hanno rappresentato una delle principali e più liete novità nell’ambito videomusicale e audiovisivo italiano. La casa di produzione fondata e diretta dal ventottenne Jacopo Pica può infatti già vantare nel proprio portfolio videoclip con registi del calibro di Marco Santi, Tommaso Ottomano e Francesco Carnesecchi, collaborazioni importanti con Marco Proserpio e Claudia Campoli, senza dimenticare il supporto a giovani emergenti (ormai emersi del tutto, anzi) come Simone Bozzelli, Simone Peluso e i Goofy. La ciliegina sulla torta è stata (per il momento) la produzione del documentario su Noyz Narcos, Dope Boys Alphabet, uscito qualche mese fa su Amazon Prime e Live Now.
Di questo e di molto altro, abbiamo parlato con il produttore esecutivo che, dopo aver studiato ingegneria gestionale e del suono a Londra, dove si manteneva lavorando come boom operator sui set o mettendo dischi nei locali più malfamati, ha deciso di fare ritorno nella sua Roma e di lanciarsi in questa complicata avventura imprenditoriale. Nel corso dell’intervista, Pica ha condiviso con noi il suo punto di vista sul videoclip italiano, sulla scena produttiva romana, a cui non risparmia delle bordate, e le sfide future che aspettano Illmatic.
Ciao Jacopo, come va? Comincerei da Illmatic, la tua “creatura”. Come è nata e come procede?
Innanzitutto è un piacere per me fare questa intervista con voi e vi ringrazio per l’opportunità. Illmatic nasce pochi anni fa, ma le idee sono nate tutte durante il famigerato periodo londinese. Frequentando i vari set, accadde che una produzione mi prese particolarmente a cuore ed iniziarono a farmi lavorare con loro. Una volta ristabilito a Roma, iniziai a lavorare per una società di produzione e post produzione.
Era già insito in me un forte desiderio di mettermi in proprio, ma sentii la necessità di chiudere il cerchio per comprendere la filiera dell’audiovisivo a 360 gradi. Così lavorai per un paio di anni in distribuzione riprendendo in mano i contatti con l’estero. Dopo tutte queste esperienze, nacque Illmatic.
Come sei arrivato a fare videoclip musicali e cosa ti spinge a continuare a farli?
I videoclip li faccio per svariati motivi: per la mia grande passione che, come già vi dicevo, è la musica, per scoprire i nuovi talenti del cinema di domani, per conoscere maestranze nuove con cui collaborare ai nostri progetti, per tenere allenata ed in costante movimento la società. Ma soprattutto per far riconoscere il nostro stile produttivo, con l’obiettivo di accogliere sempre nuove sfide.
Ho iniziato con i videoclip girando sempre in pellicola, sia facendo il service per altre produzioni, che per privati. Lo considero tutt’ora il supporto più determinante per la professionalità e per la realizzazione di un progetto, specie se narrativo.
Abbiamo iniziato a produrre videoclip in pellicola da subito, poi, ovviamente, siamo passati anche al digitale. La pellicola ci ha portato a circondarci di professionisti e visionari, di altissima qualità. Professionisti che fanno questo lavoro per vocazione e passione. E non per motivi venali.
Per tutti questi motivi siamo felici di continuare a produrre videoclip, anche perché grazie ad essi si creano interessanti network che portano poi a nuove sinergie lavorative. Prendiamo ad esempio il caso di Dope Boys Alphabet e degli altri progetti che abbiamo in cantiere. Molte di queste connections sono nate proprio sui set dei videoclip.
Artisticamente vi state muovendo soprattutto tra quello che offre la scena (t)rap romana e il supporto a registi molto “autoriali”, come Marco Santi o Tommaso Ottomano ad esempio. Sappiamo che il mondo dei videoclip costringe a costanti compromessi, ma volevo chiederti se senti come produttore di avere una tua precisa direzione artistica?
Ognuno è artista a modo suo. Difficilmente sui videoclip mi insinuo tra la scelta artistica e la produzione. Cerco di circondarmi di registi/DoP indipendenti che abbiamo una visione molto concreta e che non abbiano bisogno di condividere la creatività di un videoclip per cercare conferme. Da parte mia, faccio il mio lavoro che è quello di poter mettere a disposizione nel migliore dei modi tutti gli strumenti necessari per creare un ottimo prodotto finale. Non amo entrare in contrasto con il regista sulla creatività, perché quello che ha in mente lo sa solo lui, così come io ho i mente come dovrà essere gestito il budget.
Difficilmente mi è capitato di mettere bocca, finché non si trattava di scelte artistiche assurde che andavano a creare delle voragini sul budget a disposizione. Dal momento in cui scegliamo il regista, mettiamo in conto anche la sua stabilità ed indipendenza, di conseguenza questo approccio ci porta a facilitare la realizzazione del prodotto, in cui ognuno ha le sue responsabilità. L’importante è raggiungere il traguardo, poco conta quello che succede nel tragitto. Se, in caso contrario fosse il cliente a scegliere il regista, sicuramente avrei molta piu attenzione, ma cercando sempre di rispettare i confini del proprio lavoro.
Anche quando giriamo con un regista per il quale magari non stravedo o del quale non condivido la visione artistica, cerchiamo sempre dare il meglio sul piano produttivo. L’importante in questi casi è anche che il cliente sia contento, dato che ha deciso di affidarsi a noi.
Ma quali sono per te, dal punto di vista di produttore ma anche di appassionato, i tratti salienti del buon regista, quali sono cioè quelle caratteristiche che ti fanno venire voglia di lavorare con un determinato artista?
Un buon regista è innanzitutto chi sa lavorare in team, accettando a volte anche le critiche dei collaboratori, purché costruttive. Questo per me è un aspetto determinante nella scelta di un regista.Inoltre un regista deve saper credere nel proprio talento. Non basta solo l’intuito del produttore.Il talento infatti va oltre la tecnica, ma la tecnica è al servizio dell’arte. Un’altra cosa che ritengo molto importante, oltre al talento, è anche la capacità di far emergere il proprio stile e renderlo unico. Distinguersi è sempre una sfida, ma se la vinci, allora diventerai inconfondibile.
Come produttore esecutivo hai accumulato diverse esperienze, anche con case di produzione estere. Quali sono, se ci sono, le differenze principali che riscontri tra le produzioni nostrane e quelle internazionali?
All’estero girano più soldi ed il business è nettamente più florido. Tutto ciò mette noi nelle condizioni di poter lavorare meglio, proprio perché investono di più sulle figure professionali. In questo modo la crescita è più netta e si arriva ad altissimi livelli di maturità professionale in poco tempo. Sono sempre stato attratto dal loro tatto e dal loro senso di umanità verso il prossimo… per questo decidono di investire non su quello che hai, ma su quello che sei.
Quali sono invece i punti di forza del videoclip italiano? E quali i punti deboli?
Domanda “difficile”. Il videoclip italiano sta vivendo un momento molto contrastante, a mio avviso. Da un lato, noto la carenza di artisti con un immaginario importante e ben definito. Dall’altro, c’è un continuo ricambio di nuovi talenti che alimenta il settore. Negli ultimi anni sono stati prodotti validissimi videoclip, specie sulla scena indie. Stiamo a vedere cosa ci riservano presente e futuro…
Recentemente avete aperto un coworking a Roma, lo Spazio Fontanella. Come si integra con la produzione di videoclip musicali?
Spazio Fontanella, insieme ai ragazzi di Goofy, nasce da un’evidente carenza nel mercato romano (e italiano in generale): quella della condivisione, della comunicazione e del confronto per creare nuove idee. Spazio Fontanella è un coworking giovane, il piu giovane, non per una questione anagrafica, ma per un una questione di freschezza e concretezza.
È un coworking dedicato interamente all’audiovisivo. Al suo interno si trovano figure professionali come registi, DoP, producer, piccoli proprietari rental, colorist, scenografi, montatori, fotografi, stylist e grafici che occupano una postazione quotidianamente. La postazione è semplicemente uno strumento per creare delle connections che facilitino la creazione di una sinergia tra le persone, al fine di realizzare idee (quali corti, film, videoclip, mostre e molto altro).
Per farla breve consente di mettere in contatto giovani professionisti e fare in modo che per la realizzazione di un progetto ci siano già tutte le figure richieste. In caso alcune figure non si trovino d’accordo sulla creatività del progetto, l’importante è che a loro volta introducano altre persone. È dunque fondamentale che la scelta delle figure che si propongono di prendere una postazione sia analizzata ad hoc anche a livello umano. Altrimenti il flusso positivo e creativo, rischia di incepparsi. Grazie a Spazio Fontanella abbiamo messo insieme diversi professionisti che hanno poi realizzato videoclip, non necessariamente prodotti da Illmatic.
Oltre che un coworking è uno spazio in cui avete organizzato diversi eventi.
Sì, allo stesso tempo Spazio Fontanella vuole affermarsi come polo culturale utilizzando un format diverso rispetto ad altre realtà. Si organizzano eventi contemporanei e di calibro internazionale, mirati a svolgere un costante dialogo tra passato e presente. Mostre, concerti, proiezioni, pop-up di moda arricchiscono l’ambiente lavorativo in cui sia i professionisti che il pubblico diventano attivamente partecipi.
Fino ad ora abbiamo ospitato una varietà di rassegne, alcuni esempi sono la mostra del fotografo torinese Francis Delacroix e il concerto di European Vampire, l’evento di One Block Down in collaborazione con Clarks Originals, la mostra fotografica documentando le carceri italiane di Guido Gazzilli curata insieme a Chicoria, after party della Lovegang, mostra personale di Ema Stokholma e molti altri.
Attualmente stiamo lavorando alla campagna digital e al calendario del 2022 sotto la direzione artistica di Tomás Ayerbe. Dopo 2 anni di semi-lockdown e un evidente degrado urbano circostante, lo spazio vuole affermarsi come catalizzatore di un inevitabile cambiamento culturale. Vogliamo dimostrare come sia ancora possibile investire su Roma, dando voce a tanti creativi che spesso faticano a farsi ascoltare.
Cambiando argomento, pongo anche a te un tema secondo me molto importante, ovvero quello della cosiddetta “inclusivity”. Scorrendo i credits dei videoclip italiani, di donne fra i registi, ma anche come produttrici o dop o altri ruoli di rilievo, se ne contano davvero poche. Condividi questa stima? E soprattutto cosa si può fare o che cosa nel concreto state facendo per risolvere questa disuguaglianza (che non è certo l’unica)?
Da Illmatic incentiviamo al massimo la presenza femminile nei nostri reparti. Francamente, per quanto sia realmente un tema molto importante, non lo facciamo per essere politically correct, ma semplicemente perché ci sono una moltitudine di validissime professioniste donne, che sono totalmente pari o superiori ai colleghi uomini. Dentro Illmatic, per esempio, l’80% sono donne. Nel concreto esistono già molte associazioni attive per sensibilizzare l’industria al problema, penso a Women in Film, Television & Media Italia in primis, fondata ormai quattro anni fa.
La nostra mission è portare una ventata di aria fresca nel sistema, sia lato produzione, che lato distribuzione. Per farla breve, come ventata d’aria fresca, intenderei far scoppiare una vera e propria bomba che faccia tabula rasa dei molti parassiti che dominano senza alcun motivo fondato questa industria da ormai 50 anni e che hanno causato un blocco importante nella crescita di chi ha veramente qualcosa di lungimirante e costruttivo da apportare al nostro settore, al nostro Paese.
Milano vs Roma, lato Roma, nel tuo caso. L’eterno dualismo italiano si riproduce in piccolo anche nel mondo dei videoclip. Tu come la vedi? Si lavora meglio a Roma o a Milano? Essere di base a Roma non rappresenta un handicap?
Essere di base a Roma rappresenta il nostro punto di forza. Dopo aver vissuto anni all’estero non potevo che scegliere Roma per far nascere questo progetto. È il luogo in cui affondano le mie radici e dove hanno iniziato gli artisti che stimo da sempre. Milano sicuramente è la sede della maggior parte delle etichette discografiche ed ha molti vantaggi sotto alcuni aspetti.
Roma è la patria del cinema italiano, anche se si è fermata ormai da trent’anni. La nostra visione prende vita proprio tramite Spazio Fontanella, che ci permette di conoscere ogni giorno giovani artisti, tecnici e producer del settore che, come me, vogliono portare un vero cambiamento contro le regole non scritte del cinema romano, un sistema che definirei antiquato e statico.
Tuttavia a Roma c’è fermento… qualcosa sta cambiando, ma c’è ancora tanta strada da fare. Bisogna dare più fiducia ai giovani, come avviene all’estero ed avere più coraggio. La nostra mission è portare una ventata di aria fresca nel sistema, sia lato produzione, che lato distribuzione. Per farla breve, come ventata d’aria fresca, intenderei far scoppiare una vera e propria bomba che faccia tabula rasa dei molti parassiti che dominano senza alcun motivo fondato questa industria da ormai 50 anni e che hanno causato un blocco importante nella crescita di chi ha veramente qualcosa di lungimirante e costruttivo da apportare al nostro settore, al nostro Paese. Per crescere insieme e andare tutti nella stessa direzione. Non ci daremo pace finché non vedremo le cose migliorare. Questa non è solo la nostra mission, è un po’ la nostra battaglia.
Vaste programme, in bocca al lupo! Concludiamo allora con la più classica delle domande: a cosa state lavorando in questo momento e quali sono invece gli obiettivi a medio-lungo termine?
Abbiamo diversi progetti in cantiere e ve li sveleremo prossimamente. Per quanto riguarda i nostri obiettivi a medio-lungo termine, puntiamo tantissimo sulle strategie di branding. L’obiettivo è chiaramente quello di attrarre e mantenere i clienti e gli altri stakeholder, fornendo sempre un prodotto allineato a ciò che il nostro brand promette.
Un altro importantissimo obiettivo è senza dubbio il mercato internazionale tramite l’avvio di nuove partnerships. Puntiamo poi a mantenere sempre alta la produttività ed a fidelizzare i nostri clienti.
Infine puntiamo alla crescita, utilizzando al meglio le nostre risorse aziendali, ossia finanze e personale.
Ultimo, ma non meno importante: analizziamo a fondo l’attività della concorrenza. E’ un obiettivo primario che permette di capire dove posizionare i prodotti sul mercato ed aiuta a determinare meglio la posizione della società, migliorandone, perché no, le entrate.