Si apre oggi l’ottava edizione del Seeyousound Film Festival. Fino al prossimo 24 febbraio, il primo festival italiano dedicato al cinema a tematica musicale torna in presenza con una selezione di 67 lungometraggi di finzione e documentari, cortometraggi e videoclip di cui 24 in anteprima italiana, divisi tra le sezioni competitive Long Play Doc e Long Play Feature, 7Inch, Soundies e Frequencies. Ci saranno inoltre rassegne Rising Sound – Music is the weapon, che offrirà uno spaccato su musiche resistenti e incarnazione del desiderio di libertà, e Into the Groove, che è invece una sezione più eterogenea dalla vena pop.
Si comincia stasera alle 21, con l’anteprima italiana di Shoplifters Of The World, film diretto da Stephen Kijak. Il film sarà anticipato dall’esibizione dal vivo dalla giovane compositrice e producer di musica elettronica Ginevra Nervi che, per l’occasione, sonorizzerà Stuf, cortometraggio di contestazione del 1966 di Titus Mesaroș.
Dopo aver annunciato il programma della sezione Soundies, in occasione dell’apertura del festival intervistiamo il, abbiamo intervistato Alessandro Maccarrone, curatore principale della sezione, cui collaborano anche Marika Palumbo e Fabio Giavara.
Ciao Alessandro, come va? Innanzitutto congratulazioni, quest’anno hai preso tu in mano le redini della sezione Soundies, con Alessandro Battaglini che si è occupato a tempo pieno della vice-direzione del festival. Come è stato rivestire questo nuovo ruolo?
Ricoprire il ruolo di curatore di una sezione del festival è allo stesso tempo un onore e una responsabilità e sono grato ad Alessandro Battaglini per aver visto nel me di 5 anni fa più di quanto ci abbia visto io. Con Marika e Alessandro c’è sempre stato un rapporto continuo senza vere e proprie gerarchie, ognuno di noi era parte essenziale per portare a termine la visione totale della sezione e più direttamente ciò che era la guida di un curatore. È ciò che ci ha insegnato sin dal principio e intendo continuare questa strada, sempre con lo sguardo rivolto all’approfondimento del connubio immagine – suono e i loro linguaggi.
Mi farebbe piacere sapere un po’ del vostro modus operandi. Con Marika Palumbo e Fabio Giavara come trovate i video, come vi confrontate e come infine arrivate a selezionare o tagliare i vari lavori?
Lavoriamo tutto l’anno per rimanere costantemente aggiornati sulle uscite, sui prodotti, sui diversi output che un artista sceglie per comunicare la sua musica. Prima di essere selezionatori siamo attenti ascoltatori e professionisti del settore, il che ci permette di trovare molto frequentemente lavori di cui parlare, discutere ed eventualmente selezionare. Quando gli algoritmi non hanno più nulla da offrire, passiamo tramite i canali online per scovare nuovi progetti da valutare. Quest’anno per esempio siamo rimasti sorpresi nel trovare sul portale di subscription FilmFreeway, il video del brano Incomplete di Ash Koosha diretto da Dalena Tran. Immagino che dove non arrivino i nostri radar, gli stessi autori si siano interessati ad essere presenti ad un festival così importante. Effettuiamo le nostre preferenze e ad imbuto scendiamo nei lavori che a nostro avviso possano rispecchiare il mondo e le sue unicità.
La selezione è ampia e variegata, non credo sia possibile trovare un fil rouge che attraversi tutti i lavori, se non il tempo – in vesti diverse -, come del resto hai indicato nella presentazione che accompagna il catalogo. Ci sono però dei nuclei tematici e dei generi che emergono più fortemente, come ad esempio l’evoluzione tecnologica e la danza, possibilmente in un’accezione rituale se non addirittura tribale, che spesso si fondono. È qualcosa che avete ricercato o che vi è finito casualmente fra le mani?
Non ci focalizziamo mai nel “ricercare” un linguaggio comune, piuttosto che una tecnica o una scelta stilistica. Sono più i video che ci suggeriscono quali siano le tematiche comuni tra loro, insegnandoci cosa e perchè. La coreografia rimane uno dei simboli più iconici dei videoclip, che siano pop o sperimentali è una “caratteristica” che si può incontrare spesso, a volte unita proprio ai temi sociali o politici più o meno ricorrenti. È il caso di Unica’s Cloud diretto dal duo AB/CD/CD dove un individuo cerca di controllare la potenza tecnologica. Ma se vogliamo potrebbe tradursi in coreografia anche un videoclip come quello diretto da Lachlan Turczan per Money Is the Only True God di Blake Mills dove il loop dei volti presenti sulle banconote sembrano quasi condurci in una danza ipnotica. Tutto ciò per raccontare che non cerchiamo mai di etichettare, ma nella ricerca tutto è possibile e tutto si trasforma.
Soundies non propone solo videoclip quest’anno, ma anche un panel con Karol Sudolski e Lorem, a loro volta protagonisti di una personale (Sudolski, presso lo spazio Recontemporary) e di un live show (Lorem). Cosa si devono aspettare gli spettatori da questi due artisti?
Quando ci siamo chiesti come e dove voleva continuare la sezione siamo partiti da quello che per due anni è stato il lavoro della prima serata. Costruivamo un film unico fondendo le parti audio e le parti video di tutti i videoclip presenti in competizione per immergere lo spettatore in un vero e proprio viaggio. Poi la scintilla di Lorem, che attraverso le immagini e i suoni costruisce una visione sempre diversa alimentata dall’intelligenza artificiale. Era esattamente il tipo di concetto in grado di far evolvere le nostre idee sulla sezione. Karol è stata la primissima persona ad essere scelta per costruire la giuria di quest’anno e grazie al connubio con Recontemporary creato tra loro e il festival durante questi anni (la mostra in AR di Molecule, la rassegna Videoflow), è nata l’idea di sviluppare qualcosa oltre lo spettacolo, da cui la sua prima mostra personale.
Allargando lo sguardo al di fuori della sezione Soundies, il programma offerto dal Seeyousound è come sempre di alto livello e ricco in termini di offerta. Cosa consigli di non perdere assolutamente per chi sarà a Torino durante i giorni del festival?
Seeyousound è un festival di tutti, per tutti. Ogni anno vengono proposti generi, volti, storie diverse tra loro e uniche nel loro genere. Non è solo un festival per i professionisti del settore, ma un momento dell’anno in cui si entra all’interno di un’atmosfera per respirare e conoscere nuovi orizzonti. Un film come Narciso Em Ferias, il ritratto intimo, lucido e commovente di Caetano Veloso che si intreccia con la storia collettiva del Brasile sotto il regime militare, è uno di quei lavori che ci lascia molto più che un ascolto di un suo disco a casa. O il documentario Poly Styrene – I’m A Cliché sulla prima cantante nera a guidare un gruppo punk in Gran Bretagna. Quanti effettivamente possono dire di conoscere la sua storia? O che generi e gruppi è riuscita a influenzare dopo la sua prematura scomparsa? Quali sono state le circostanze sociali e culturali che le hanno permesso di nascere? La musica deve fare questo, renderci colmi e realizzati ma con il cuore pieno di domande su quello che ci circonda e che verrà.