Come sempre, più di sempre, rieccoci a celebrare la liturgia televisiva di Sanremo. Edizione numero 72, quella della ripartenza, dell’Ariston pieno eccetera eccetera. L’Amadeus III propone un cast di inusitato cerchiobottismo, attraversando in lungo e in largo la produzione pop italiana. E dove non arrivano i concorrenti, arrivano gli ospiti, tutti rigorosamente italiani (colpa del Covid, si dice…). Come sempre ci approcciamo a (micro)recensire tutti i videoclip dei concorrenti in gara con ironia, pronti a farci beffe di probabili scivoloni e cringiate varie, in nome del nostro amore per il trash.
Come avremo già affermato in qualche speciale Sanremo di qualche anno fa, è un gioco semiserio, dal momento che i videoclip sanremesi offrono una cartina tornasole della produzione italiana che abbraccia anche generi musicali e target di riferimento che solitamente snobbiamo, sormontati come siamo dalla vastissima offerta videomusicale.
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A questa cartina tornasole bisogna sempre fare la tara, dato lo stato di eccezionalità delle produzioni sanremesi, e quest’anno bisogna contestualizzare i risultati ancora di più, poiché le condizioni in cui le produzioni si sono trovate a muoversi sono state più stressanti del solito.
Al cronico ritardo con cui le etichette si rivolgono alle case di produzioni, bisogna infatti aggiungere alcuni livelli extra di difficoltà: la quantità di concorrenti (25) più elevata del solito; l’anticipo delle date del festival, che quest’anno si svolge circa una settimana prima del solito (e un mese prima rispetto all’anno scorso); il ponte dell’Epifania che è terminato il 9 gennaio. Quest’ultimo può sembrare un dettaglio di poco conto, ma un importante produttore esecutivo ci ha rivelato di aver ricevuto diverse richieste proprio il 10 gennaio, al rientro dalle “vacanze”, ritrovandosi così con appena tre settimane di tempo per mettere in piedi un video e consegnarlo.
Come se questo non bastasse, la variante Omicron ha sparigliato ancor di più le carte, con positività al covid, che a turno hanno toccato artisti musicali, registi, produttori e maestranze. In questo modo, ci si è ritrovati a rivedere o ridimensionare i piani, a posticipare i giorni di shooting e costringendo spesso a sacrificare la cura della postproduzione al fine di consegnare per tempo i lavori. Per dirla con la nostra fonte: «è stato delirante».
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