Storie così non capitano spesso. Il corto di un giovane artista italiano, Mahdi Mouika, è diventato il videoclip ufficiale di una band del calibro dei Son Lux. If, questo era il titolo del corto, pubblicato a ottobre sui profili social del regista e coreografo, ha infatti convinto Ryan Lott e soci a proporlo come videoclip ufficiale, pubblicandolo sui propri canali in due versioni: una da quattro minuti sul solo brano, e la versione estesa, proposta qui sopra.
Colpiti da questa storia e decisamente convinti dal risultato, ne abbiamo approfittato per porre qualche domanda all’autore.
Ciao Mahdi, piacere di conoscerti! Prima di tutto ti chiederei di presentarti ai nostri lettori: chi è Mahdi Mouika e in cosa consiste il tuo progetto The Minimalists?
Ciao ragazzi, il piacere è tutto mio. Mi chiamo Mahdi Mouika (in arte MedyTheMinimalist), e sono un semplice ragazzo di 27 anni, nato a Trento e che si è dovuto trasferire a Milano, dove magari la sua arte poteva prosperare. Sono un artista, prima che coreografo e ballerino, e dico questo perché tengo molto alla distinzione tra queste due cose molto importanti. Ho avuto un mentore speciale che mi ha fatto aprire gli occhi con la magia dell’arte, appunto, piuttosto che la spettacolarità dei movimenti che ne derivano. ‘The minimalists’ per me non è un progetto, men che meno una crew, è un flusso di pensiero, un modo di ragionare, e chiunque, qualsivoglia persona si sentisse vicina a questo modo di ragionare appunto, è più che benvenuta a partecipare con me nelle creazioni.
Veniamo al videoclip di Plans We Made. Inizialmente era una parte di un corto, If, che hai pubblicato su Instagram a Ottobre. Com’è diventato un videoclip?
Ti dirò, If è un proporre all’osservatore una sensazione da poter provare a masticare, ingoiare e digerire, un mettersi alla prova sul riuscire a concludere emotivamente quel determinato viaggio. “E se il tuo migliore amico morisse, come lo metabolizzeresti?” Cosi esordisce il video, proprio perché è una sensazione che non tutti possono provare o che hanno provato, ovviamente finché non succede.
Dopo aver fatto tutto il video, per ovvie ragioni di copyright, e soprattutto perché volevo potessero apprezzare cosa la loro canzone avesse scaturito in me, ho prima chiesto il permesso ai Son Lux, tramite Instagram, poi li ho taggati. Da li, chiacchierando e vedendo che il lavoro era piaciuto molto, siamo arrivati alla conclusione che farlo diventare il videoclip sarebbe stata un’ottima idea.
Da dove nasceva l’ispirazione per il corto, che affronta un tema molto delicato come il lutto per un amico suicida, e da cosa è derivata la scelta del brano dei Son Lux?
Con tutta sincerità, io quando ascolto una traccia, se e solo se quella traccia è spettacolare, io vado in catalessi e per un paio di minuti mi ammutolisco, e visualizzo l’intero video in testa, come se io vedessi su YouTube un video di Mahdi cosi, come se Mahdi fosse un’altra persona. La canzone mi ha dato il tema, ho vomitato tutto li perché effettivamente la primissima frase è “I’m not asking for release’, ed è cantata con cosi tanta angoscia e sgomento, che vorresti quasi abbracciare quella voce.
La coreografia e il montaggio restituiscono con efficace sincronia la musica, ma in questo lavoro la dimensione principale della danza è il racconto, che mette in scena l’elaborazione del lutto da parte del protagonista. Insieme a Michael Garcia (co-protagonista e co-autore della coreografia) come vi siete approcciati alla materia e come avete sviluppato il tema? Qual è stato, in pratica, il processo creativo di questa coreografia “a quattro mani”? Cosa vi ha poi spinto a includere un intero gruppo di ballerini anziché isolare il “dialogo” fra i due protagonisti?
Per la coreografia il processo è stato uguale, ciò che si sente con l’orecchio si vede con l’occhio, proprio per non stravolgere le papille gustative dell’iride e stuzzicare al punto giusto la mente. Il gruppo di ballerini che hanno ballato con noi, non sono di scena, e nemmeno di ‘sfondo’, invece vanno ragionati come i vari ricordi, pensieri, concetti, che collegano il protagonista e l’amico scomparso, e sono stati fondamentali. Il video non sarebbe stato cosi, senza di loro, proprio perché il dialogo non sarebbe esistito se non avessimo nulla di cui parlare io e lui.
Qui, oltre che ballerino e coreografo, vesti anche i panni del regista. Come ti approcci alla regia e al montaggio? Come funzionano di base le tue collaborazioni con videomaker, montatori e colorist?
Per fortuna ho avuto un artista, perché non posso definirlo diversamente, Luca Andreoli, che è stato l’editor di questo video, che ha saputo ascoltare e ridare forma a ciò che avevo nella testa nel migliore dei modi, con Lorenzo Franzoni e Pablo Grisales, i cinematografi che hanno ripreso con Luca le immagini che vedete, bravissimi anche loro, anche per la mastodontica pazienza che hanno avuto con me. Poi la meravigliosa arte di Alessandro Rocchi, il colorist della Maestro, che con i suoi colori ha ridato efficacemente la concezione di sensazione che volevo trasparisse, la voce incredibile di Simone Beschi, che all’inizio delinea dove la mente deve andare, e poi la bellissima illustrazione con la quale si conclude il tutto, dell’illustratore Onino Armetta.
Le prime reazioni a questo lavoro sono state davvero ottime. Pensi che continuerai su questa strada? Hai già dei progetti futuri in programma?
È vero, e sarò onesto: non mi aspettavo questo delirio, e sono veramente veramente felice di questa cosa. Penso proprio che continuerò su questa strada sperando magari di poter collaborare con qualche cantante italiano anche perché ho alcuni progetti molto molto complessi e al contempo molto belli da condividere con il mondo.
Credits video
Dir: @medy.the.minimalist
Dp/Operators: @andreoliluc @pablogrisales @lorenzofranzoni_
Edit: @andreoliluc
Illustrator: @onino.illustration
Performers: @michael.j.f.garcia @aliceorfeo @rxl.lmb @christiancalangi @rikkizumi @jeje_francisco @ermescalifano @drew_worldx @nath.moves
Color grader: @ale.dpx
Song by @son_lux