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Esce oggi Petrichor, album firmato da Enfant Sauvage, ossia Guillaume Alric, metà del duo The Blaze. Con l’uscita dell’album arriva anche il terzo e ultimo capitolo di una trilogia di videoclip ambientata a Clamecy, piccolo paesino nel mezzo della Borgogna, di cui l’artista – qui anche nelle vesti di regista – è originario.
Dopo Silent Love e Time To Fall, in Force Field vediamo i due protagonisti finalmente vivere il loro amore senza barriere. Il brano, in una versione leggermente più breve rispetto a quella contenuta nell’album, fa da colonna sonora al primo vero momento di intimità della coppia. L’incontro fisico e al tempo stesso emotivo tra i due diventa un inno alla purezza dei sentimenti: Alric lo racconta infatti con il lirismo che lo contraddistingue, en ralentí, usando gli elementi naturali come correlativi dei sentimenti dei suoi personaggi sullo sfondo di un’alba pastello. Un ritratto dell’amore di un’intensità rara, che in questo può vantare ben pochi eguali anche al di fuori del campo videomusicale.
Travolti dalla bellezza del suo lavoro e incuriositi da questa nuova tappa artistica del suo percorso, abbiamo raggiunto Alric via mail per porgli qualche domanda. Ecco che cosa ci ha risposto.
Petrichor, the new album by Enfant Sauvage, a.k.a. Guillaume Alric, one half of the duo The Blaze, is out today. Along with the album comes the third and final chapter of a trilogy of music videos set in Clamecy, a small village in the middle of Burgundy, of which the artist – here also in the role of director – is a native.
After Silent Love and Time To Fall, in Force Field we see the two protagonists finally showcase their love without barriers. The song, a slightly shorter version than the one featured on the album, is the soundtrack to the couple’s first real moment of intimacy. The physical and at the same time emotional encounter between the two becomes a hymn to the purity of feelings: Alric recounts this via the lyricism that he is known for, en ralentí, using the natural elements as correlatives for the feelings of the two characters, meanwhile in the background we can admire the pastel colours of the sky at dawn. It is a portrait of love of a rare intensity, which can boast very few equals even outside the field of music videos.
Overwhelmed by the beauty of his work and intrigued by this new stage of his artistic journey, we spoke to Alric via email to ask him a few questions. Here’s what he had to say.
Cosa ti ha spinto a sospendere i progetti con The Blaze per sviluppare questo nuovo progetto solista?
Non ho lasciato in sospeso The Blaze dato che stiamo ancora lavorando su nuove cose per il futuro. Semplicemente la pandemia mi ha dato il tempo di creare questo progetto molto personale, ispirato alle mie origini. È un’idea che avevo in mente da molto tempo. All’inizio doveva essere un libro fotografico con degli scatti fatti da me, ma alla fine è diventato quello che è ora: un album con dei video musicali.
Enfant Sauvage è il tuo nuovo moniker. Perché non mantenere il precedente nome solista Mayd Hubb? E perché hai scelto proprio questo nuovo nome?
Mayd Hubb era un progetto che tendeva alla musica dub e non ci ho lavorato per anni. Con Enfant Sauvage, esploro la musica elettronica, uno stile che mi piace molto. Volevo qualcosa di fresco e che si adattasse anche alle mie ispirazioni. Per me questo nome simboleggia uno spirito selvaggio, nato e cresciuto in campagna, lontano dalle città.
Ho letto che l’ispirazione per il tuo progetto è venuta da alcune foto che hai scattato quando eri adolescente e vivevi a Clamecy. Puoi dirci qualcosa di più su queste foto? Perché e come hai iniziato a fare foto?
Ho iniziato a scattare queste foto spontaneamente perché sentivo che c’era qualcosa di poetico nell’essere giovane e nell’uscire con i miei amici in campagna. Avevamo spazio per fare qualsiasi cosa. Facevamo casino perché a volte ci annoiavamo, però potevamo metterci a creare qualcosa con dei mezzi semplici. Non c’era un negozio di musica o una sala da concerto, eravamo lontani da tutto, in un ambiente carismatico. Era modesto ma autentico, alle volte doloroso eppure libero. E credo che inconsciamente sentivo che dovevamo registrare tutto questo, perché stava succedendo qualcosa di unico, al di là della nostra gioventù. Come ho detto prima, ho sempre voluto farne un libro, e ho ancora questa idea in mente.
What made you put The Blaze temporarily on hold to develop this new solo project?
I haven’t put The Blaze on hold, we’re still working on new stuff for the future. The pandemic just gave me the time to create this very personal project that is inspired by where I come from. It’s an idea that I have had in mind for a long time. At first, it was supposed to be a photography book with shots taken by me, but in the end it became what it is now: an album with music videos.
Enfant Sauvage is your new moniker. Why not keeping the previous solo name Mayd Hubb? And why did you choose specifically this new name?
Mayd Hubb was a project leaning towards dub music and I haven’t worked on it for years. With Enfant Sauvage, I explore electro music, a style that I like a lot. I wanted something fresh and also that fits my inspirations. For me this name symbolises a wild spirit, born and raised in the countryside, far from the urban cities.
I read that the inspiration for your project came from some photos you took when you were a teenager, living in Clamecy. Can you tell us something more about these photos? Why and how did you start to take photos?
I started taking these photos spontaneously because I felt there was something poetic about being young and hanging out with my friends in the countryside. We had room to do anything. We would mess around because we were bored sometimes, but we could also create with simple means. There was no music shop or concert hall, we were far from everything, in a charismatic setting. It was modest but authentic, sometimes hurt by life but yet free. And I think that subconsciously I felt that we had to record all this, because something unique, besides our youth, was happening. As I said before I always wanted to make a book out of it, and I still have that idea in mind.
Come fa una foto a diventare una canzone?
Questo succede spesso con il testo. Guardo una foto e penso a ciò che è successo quando venne scattata.
Cosa pensi che sorprenderà di più i fan dei The Blaze in questo album solista?
Il lato più organico della musica e lo stile più documentaristico dei clip. Oltre alla dimensione intima e personale del progetto.
Una delle principali differenze, naturalmente, è che qui stavi creando da solo, senza tuo cugino minore Jonathan. Com’è stato lavorare da solo, soprattutto come regista, visto che tuo cugino era lo “studente di cinema” del duo?
A causa dei miei studi di fotografia, mi sono sempre concentrato sull’elemento “pittorico” di un video e penso di aver messo naturalmente più enfasi su questo lato nei miei clip, con uno stile anche più improvvisato, perché cerco una reazione più viva e spontanea. Ho quasi passato più tempo a creare un feeling con i miei attori che a provare le scene. Rispetto ai lavori coi The Blaze, conoscevo anche la maggior parte delle comparse, il che mi ha permesso di infondere fin dall’inizio un clima rassicurante, un’atmosfera quasi casalinga, famigliare. Che sia con mio cugino Jonathan o da solo, cerco sempre questa dimensione umana e questa vicinanza con gli attori, le comparse e tutta la troupe durante le riprese.
How does a photo become a song?
This often happens with the lyrics. I look at a picture and think about what happened around it.
What do you think will surprise Blaze fans the most in this solo album?
The more organic side of the music and the more documentary style of the clips. In addition to the intimate and personal dimension of the project.
One of the main differences of course is that here you were creating on your own, without your younger cousin Jonathan. How was it to work on your own, especially as a director, since your cousin was the “film school student” of the duo?
Because of my photography studies, I have always focused on the “painting” element of a video and I think I naturally put more emphasis on this side in my clips, with a more improvised style too, because I want a more lively, spontaneous reaction. I almost spent more time creating a feeling with my actors than rehearsing the scenes. Compared to The Blaze, I also knew most of the extras, which allowed me to instil a reassuring climate from the start, an almost homemade, family atmosphere. Whether it’s with my cousin Jonathan or on my own, I always look for this human dimension and closeness with the actors, the extras and the whole crew on a shoot.
“For me the name Enfant Sauvage symbolises a wild spirit, born and raised in the countryside, far from the urban cities”
Come The Blaze avete sempre dichiarato che l’aspetto musicale e quello visivo erano concepiti insieme, che questi due aspetti erano inseparabili. È lo stesso anche per Petrichor e questa trilogia di video?
Certo, non posso immaginare l’uno senza l’altro. Che sia con The Blaze o con Enfant Sauvage, il desiderio di poter creare la musica e le immagini è una forza e una fonte infinita di possibilità, con il solo scopo di armonizzare le due cose il più perfettamente possibile. Tanto a livello emozionale quanto a livello di ritmo.
I tuoi video musicali, sia quelli nuovi che quelli di Blaze, sono spesso incentrati su personaggi carismatici, che sembrano in conflitto con la società e l’ambiente che li circonda. Per me, ciò che li rende eccezionali è una sorta di selvaticità incontenibile. In questo senso, vorrei sapere come lavori con gli attori: come li scegli e come catturi queste performance così intense?
Ho scelto questi due attori a Parigi. E li ho scelti per le loro qualità fisiche e interiori. Sono due persone che hanno una certa ruvidezza. Due anime carismatiche che brillano ma che hanno ancora i loro dubbi e le loro ferite, il che li rende profondamente umani. Sapevo che i ruoli sarebbero stati adatti a loro, perché erano già il tipo di personaggi che volevo riprendere.
Vedo una sorta di somiglianza tra questo tuo nuovo progetto e il protagonista del video musicale di Territory. Come lui tornava nel suo Paese d’origine, con questo progetto tu sei tornato a Clamecy, dove sei cresciuto. In Territory, il protagonista non riusciva completamente a riconnettersi con la sua famiglia e i suoi amici. Hai avuto un’esperienza simile? E il tuo rapporto con Clamecy è cambiato facendo questa trilogia?
Tornando a Clamecy ho effettivamente riscoperto una parte di me stesso che avevo dimenticato ma che rimane lì ogni volta che me ne vado. È galvanizzante e rafforzante. Mi dico che qualunque cosa accada avrò sempre questo posto, dove la gente mi conosce come sono veramente.
As The Blaze you always said that the musical and the visual aspects were conceived together, that these two aspects were inseparable. Is it the same also for Petrichor and this trilogy of videos?
Of course, I can’t imagine one without the other. Whether it’s with The Blaze or Enfant Sauvage, the attraction of being able to create the music and the images is a strength and an infinite source of possibility, with the sole aim of harmonising the two as perfectly as possible. As much on an emotional level as on the level of rhythm.
Your music videos, both the new ones and the Blaze ones, often focus on charismatic characters, who seems in conflict with the society and the environment around them. To me, what makes them exceptional is a kind of irrepressible wildness. In this sense, I would like to know how you work with the actors: how do you cast them and how do you capture these very intense performances?
I cast these two actors in Paris. And I chose them because of both their physical and inner qualities. They are two people who have a certain roughness. Two charismatic souls who shine but who still have their doubts and wounds, which makes them deeply human. I knew that the roles would fit them, because they were already the kind of characters I wanted to film.
I see a kind of similarity within this new project of yours and the protagonist of the Territory music video. As he was going back to his motherland, with this project you went back to Clamecy, where you were raised. In Territory, the protagonist wasn’t completely managing to connect again with his family and friends. Did you have a similar experience? And did your relationship with Clamecy change doing this trilogy?
By going back to Clamecy I have indeed rediscovered a part of myself that I had forgotten but which remains there every time I leave. It’s galvanising and strengthening. I tell myself that whatever happens I will always have this place, where people know me as I really am.
Come ti è venuta l’idea di una trilogia e di questa specifica storia d’amore?
Volevo partire da una storia semplice, quella di un amore adolescenziale, e mostrare quanto può essere difficile vivere quando si proviene da un luogo dove tutti si conoscono, dove ogni storia risuona attorno quando le ferite sono ancora aperte. Bisogna superare un certo pudore, avere il coraggio di esprimere i propri sentimenti. È tutta la poesia che per me si esprime in questo tipo di amore silenzioso.
Da video musicali “singoli” a una trilogia di video musicali: cosa viene dopo, un film forse?
Se fosse così, ne parlerò solo quando sarà il momento.
La pandemia non è finita, ma i concerti e i tour stanno tornando. Quanto sei entusiasta di tornare agli spettacoli dal vivo? E quali sono i tuoi piani per il 2022?
Abbiamo fatto alcuni DJ set con The Blaze ed è stato fantastico tornare sul palco. È qualcosa che ci è mancato molto. Ci saranno alcuni spettacoli dal vivo di Enfant Sauvage nel 2022!
How did you come up with the idea of a trilogy and of this specific love story?
I wanted to start from a simple story, that of a teenage love, and show how difficult it can be to live when you come from a place where everyone knows each other, where every story resonates all around when wounds are still open. You have to overcome a certain modesty, have courage to express your feelings. It is all the poetry that for me is expressed in this kind of silent love.
From “single” music videos to a trilogy of music videos: what’s next, a movie perhaps?
If that was the case, I would only talk about it when the time comes.
The pandemic is not over, but concerts and tours are coming back. How excited are you to go back to live shows? And what are your plans for 2022?
We have a done a few DJ sets with The Blaze and it felt great to be back on stage. It was something we missed a lot. There will be some Enfant Sauvage live shows in 2022!