La prima volta è la nostra rubrica dedicata a chi lavora dietro le quinte dei video musicali. Line producer, aiuto registi, direttori della fotografia, gaffer e tanti altri ci raccontano i loro inizi sui set e la loro crescita professionale e personale ripercorrendo le tappe più significative della loro carriera.
Qual è stato il tuo primo videoclip in assoluto? Che ruolo svolgevi nella troupe e come ci sei finito/a?
Ho iniziato quasi per gioco organizzando piccoli video di artisti superemergenti insieme ai miei amici di infanzia (Fabrizio De Matteis e Matteo Alberti, alias Double Vision – ora registi affermati): “organizzare” significava davvero fare un po tutto, dal budget, al cast, al recupero dei props, alla ricerca della location, al catering, al runner… Da lì dopo un paio di anni la prima occasione di fare un lavoro di un artista affermato arriva con la conoscenza di Mauro Russo, amico e super regista, con il quale produco Tutto può succedere, per Luchè.
Proprio grazie a lui arrivano a me gli Younuts! che mi chiamano da Roma per organizzare il video dei Club Dogo (Sayonara) e di Rocco Hunt (Ho scelto me): alla fine di questi due video Antonio e Nicco (Antonio Celaia e Niccolò Usbergo, i due Younuts!, ndr) si voltano prima di prendere il treno e mi salutano dicendomi: «Andre’, da oggi sei il nostro drago di Milano». Quello che non sapevo è che dopo 2 mesi mi avrebbero chiesto se me la sentivo di organizzare il video di Lorenzo (Jovanotti, ndr) Sabato. Secondo voi cosa ho risposto? «Ma certo!». E mi sono tuffato in mare imparando a nuotare video dopo video. Questo è in assoluto il mio primo video dove ho capito davvero cosa significa fare il producer.
Cosa hai imparato da queste prime esperienze?
Sicuramente che organizzare un video è totalizzante. Studiare serve sempre, ma poi quando vai sul set è lì che devi cominciare ad assorbire ogni possibile informazione e insegnamento. Devi osservare, capire, trovare soluzioni e imparare ad approcciarti diversamente a seconda del regista, dell’artista e del video che ti trovi a fare.
Cambieresti qualcosa oggi di quei video? Se sì, cosa?
Sinceramente non cambierei nulla. È andato sempre tutto molto bene, l’unica cosa è che ci ho perso qualche anno di vita e salute mentale poiché non ero ancora supportato da una casa di produzione strutturata come la Borotalco.Tv e quindi mi ritrovavo a fare tante cose investendo il triplo delle energie o usandole “male”.
Realtà vs aspettative: come immaginavi sarebbe stato quel set e come invece è stato realmente.
In riferimento al video di Lorenzo (Sabato), mi aspettavo tanta pressione on set, non avevo mai lavorato con un artista del suo calibro. Ricordo tutta la lunghissima lista di richieste dei registi, Anto e Nicco, che ogni giorno pian piano smarcavo; ricordo l’ansia del giorno prima, il ritiro del camper, l’arrivo dei mezzi di scena e poi…puff! Una volta accesa la camera, una volta che ho visto Lorenzo cantare nella pista degli autoscontri è passato tutto. Ho capito che stavamo facendo qualcosa di grande e cosi è stato.
Qual è stato invece il tuo primo videoclip come produttore?
In questi anni ho realizzato come produttore solo pochissimi video, poi per fortuna ho incontrato Matteo Stefani (ride). O fai l’executive o fai il producer, tutte e due le cose è impossibile farle, se vuoi farle bene e se non vuoi finire in manicomio prima del previsto…
Qual è stato invece il tuo primo videoclip come location manager?
Ho cominiciato a fare Location Manager da quando ho potuto dedicarmi un po di piu allo scouting: prima dell’entrata in Borotalco non potevo permettermi grandi ricerche perché ero da solo a fare tutto. Gradualmente poi ho avuto modo di ricavarmi il tempo necessario per fare le mie belle ricerche. Ricordo ancora la prima frase che un mio amico regista mi aveva detto prima di entrare nel magico mondo della produzione: «da oggi devi cominciare ad aprire davvero gli occhi, tutto può diventare incredibile se alleni l’occhio e impari a vedere oltre». È cosi che mi sono appassionato e la gente mi chiama non tanto per le location classiche, ma per tutte quelle strane, che io uso chiamare “epiche”. Quando le vedo in tv, beh, mi sento realizzato! Se dovessi dirvi al volo due location per cui ho perso anni di vita, ma che ho nel cuore direi il caveau di Rovazzi (Faccio Quello Che Voglio) e l’ albero dei Maneskin (Vent’anni) .
Quale è stato invece il lavoro che ha segnato una svolta nella tua carriera?
Sicuramente come dicevo il video di Sabato di Jovanotti, ma subito dopo Tutto Molto Interessante perché è proprio grazie a questo video che ho conosciuto Matteo Stefani con il quale ho avuto l’occasione di mettermi alla prova in una realtà importante.