Fotoromanzi – Il classico senza classicismo, una rubrica di Alberto Beltrame
Tra i primi artisti che hanno voluto giocare con “l’immagine musicale” ci sono certamente i Beatles. A partire dal 1964 con A Hard Day’s Night e con il successivo Help! (entrambi con la regia di Richard Lester) entrano di prepotenza nel mercato cinematografico, per poi dar vita a uno dei più grandi film d’animazione di tutti i tempi (Yellow Submarine, 1968).
Ma sono anche tra i primi a cimentarsi con il videoclip vero e proprio. D’altronde erano troppo popolari e dovevano ovviare all’impossibilità di essere sempre presenti in tv e in vari paesi allo stesso tempo. Così cominciarono a inviare alle televisioni dei video che simulassero la loro presenza in uno studio, anziché andare di persona a fare playback ovunque.
Nacquero così i video di Day Tripper e di We Can Work It Out, a cui seguirono dei veri e propri lavori girati in esterno e con un montaggio specifico da videoclip moderno come quello di Paperback Writer nel 1966 e i successivi Strawberry Fields Forever e Penny Lane. Il tutto si concluse con il montaggio di scene in studio di registrazione e della vita privata di Lennon e Yoko Ono per dar vita a un promo del singolo The Ballad of John and Yoko.
Dopo una serie di album sperimentali influenzati da Yoko Ono, John dà alla luce nel dicembre del 1970 il primo album da solista del periodo post-Beatles: John Lennon/Plastic Ono Band. Sopratutto con God mette in chiaro la situazione: “I don’t believe in Beatles / I just believe in me / Yoko and me” e quindi “So dear friends / You just have to carry on / The dream is over.”
Finiscono così i sognanti anni Sessanta e ci si apre alla lotta sociale, all’attivismo politico e fondamentalmente a tutto quello che non piaceva a Paul McCartney. E John continua il lavoro pionieristico sull’immagine musicale, per dare ancora maggiore forza al suo messaggio d’amore, di lotta e a volte per mostrare la natura libera e poetica di un uomo che voleva solamente osservare il mondo che gli girava intorno.
Nel decennio che gli restò da vivere dopo la fine della band di Liverpool, Lennon diede alla luce diversi videoclip, alcuni semplici montaggi di filmati amatoriali, altri vere composizioni in immagini con trama e riprese specifiche. Bisogna fare attenzione poi ai video editati all’epoca con i vari montaggi e footage fatti successivamente. Nella maggior parte dei casi c’è la presenza di Yoko Ono, tranne in quelli girati ai tempi del famoso “Lost Weekend” (in cui i due si erano temporaneamente separati) tra il 1973 e il 1974 e che facevano da promo alle canzoni degli album Mind Games e Walls and Bridges.
Proprio il singolo della title track di Mind Games rappresenta uno dei video più iconici della sua carriera. Di nero vestito – un look total black che ricorda anche quello usato nel video di Jealous Guy – lo vediamo gironzolare per Central Park e altri angoli di New York, scherzando con bambini, firmando autografi, dando da mangiare a elefanti e anche applaudendosi da solo in un campo-contro campo con un sé stesso danzante.
Una volta messo da parte anche il periodo dell’impegno politico e sociale, ritrova ancor più di prima l’amore e forse una serenità esistenziale che mai aveva avuto in precedenza. Ritornato da Yoko dopo la lunga pausa, vive l’ultima fase della sua vita con la nascita del figlio Sean nel 1975 che cambiò di molto la sua vita.
Di fatto non pubblicò nulla tra Walls and Bridges del 1974 e l’ultimo registrato in vita Double Fantasy il 17 novembre 1980 (morirà l’8 dicembre dello stesso anno). I due singoli Woman e Beautiful Boy estratti da quest’ultimo diventeranno due videoclip editati da Yoko Ono. Quello di Beautiful Boy è quasi un’opera di videoarte con piani fissi, ralenty e quell’eccessività del colore tipica del video d’inizio anni Ottanta. Il tutto per ritrarre l’idea di serenità e famiglia dei Lennon, alienante sintesi di ciò che è stato definitivamente spezzato.
Per Woman invece Yoko riunisce immagini del loro amore alternandole alla sua solitaria figura, foto e video che ripercorrono il loro viaggio e poi lei fumando disperata e triste su una panchina di quell’inverno spietato (queste riprese sono del gennaio 1981, a poco più di un mese di distanza dalla scomparsa di John).
Ci vorranno altri tre anni dopo la morte di John per poter ascoltare quello che avrebbe dovuto essere il seguito di Double Fantasy. Venne pubblicato con il titolo di Milk and Honey e vedeva al suo interno diverse incisioni incomplete di Lennon e qualche inedito composto da Yoko Ono. Il singolo Nobody Told Me (che tra l’altro Lennon aveva previsto di donare a Ringo Starr) diventa la sua ultima grande hit da classifica.
Solo nel 2003 venne editato un videoclip per la canzone – con il quale abbiamo aperto l’articolo -, che rappresenta però il video più interessante tra quelli che accompagnano le canzoni di Lennon. Una danza infinita tra John e Yoko, telefoni senza filo, siparietti da cinema di Méliès e comparsate di George Harrison e Fred Astaire.
Molto del materiale utilizzato per la creazione di questo video deriva da scarti del film Imagine (1972), l’unico film realizzato da Lennon senza i Beatles. Un film realizzato per la televisione e strutturato come tanti piccoli videoclip, ritornando un po’ a quello che pionieristicamente aveva fatto negli anni Sessanta con il suo vecchio gruppo. É la testimonianza più importante dell’interesse di Lennon per la promozione video della propria musica: un pianoforte bianco, lo sguardo di colui che fu bigger than Jesus e una canzone immortale.