Giacomo Coerezza è un giovane regista italiano formatosi alla Civica Scuola di Cinema Luchino Visconti di Milano. La sua naturale propensione, sia che si guardino i video musicali che i cortometraggi da lui girati, sembra quella di raccontare la realtà, lasciando che le cose accadano o si mostrino all’obiettivo. Qui la nostra intervista.
Prima di frequentare la Scuola di Cinema, come avevi capito che questo sarebbe stato il tuo percorso. Quando hai capito cosa avresti voluto fare “da grande”?
Mi considero una persona che c’ha messo molto ad ingranare. L’avevo intuito al liceo ma mi solo lasciato distrarre per qualche anno ancora a causa dall’insicurezza in cui vivevo perennemente. Dovevo prima provare ciò che non faceva per me per trasformare quell’intuizione liceale in consapevolezza e quindi azione. Ironico, vuoi fare qualcosa ma finché la vita non ti fa soffrire un po’ non saresti in grado di farla come si deve.
Guardando i tuoi cortometraggi, la componente sonora è sempre molto importante, anche nell’uso dei silenzi dei personaggi presenti in campo. Quali sono i tuoi riferimenti, sia musicali che registici?
Per un po’ di tempo suonai la chitarra quindi entrai molto prima nel suono che nell’immagine, credo sia questo uno dei motivi principali per cui la musica e il suono li considero centrali. Questo vale anche per il mio interesse nel realizzare videoclip.
Mi sono formato molto sulla primissima Nuova Hollywood, direi di essere fan soprattutto di un modo di fare cinema rispetto ad un autore in particolare, diciamo scarno e con pochi mezzi, facendone virtù… insomma similare alla mia attuale condizione. Mi ha sempre stimolato molto vedere persone che hanno un’idea in testa e la seguono adattando ad ogni costo i mezzi pur di realizzarla, pur non facendo notare (troppo) i limiti.
Del cinema americano chi maggiormente mi folgorò, senz’ombra di dubbio, fu David Lynch, aprendomi agli spazi più oscuri dell’autorialità. Del cinema russo Andrej Tarkovkij che mi fece capire che fare cinema è avere fede. Amo molto il cinema orientale per la sua enorme sensibilità. Contenutisticamente e formalmente sono innamorato di Kim Ki Duk da alcuni anni. Penso sia un amore destinato a durare perché pochi autori sono in grado di commuovermi come lui, toccando le mie corde di persona e di filmmaker. Ci ha lasciati da pochi mesi e so già che mancherà enormemente nel prossimo futuro la sua autorialità.
Un secondo autore orientale che tocca le mie corde è Wong Kar-Wai. Fu una grande scoperta anche il primo Bong Joon Ho, quello di Madre e The Host. Adoro inoltre la grande struttura dei film di Park Chan-Wook (Mademoiselle, che capolavoro!). Un film non molto noto giapponese che recuperai in quarantena di marzo e adorai fu August in the Water di Gakuryu Ishii.
Ad ogni modo, ultimamente, sto cercando di distaccarmi da dei riferimenti specifici per tirare fuori solo da me stesso, perché penso di aver accumulato a sufficienza per il momento a livello di riferimenti esterni. Musicalmente spazio molto ma il post-rock in generale ha uno spazio particolare nel mio cuore. Band come God is an Astronaut o This Will Destroy You o Godspeed Black Emperor non smettono mai di trasmettermi emozioni da cui trarre ispirazione.
E nel campo dei video musicali, quali sono i tuoi riferimenti? Esiste un video, di qualsiasi periodo, che ti ha fatto pensare “Vorrei averlo fatto io”?
Senza alcun dubbio Anima di Thom Yorke, realizzato da Paul Thomas Anderson, “outstanding” come direbbero gli anglofoni. Per il resto può sembrare un filo arrogante ma sto provando a fare di testa mia seguendo quello che i musicisti vogliono, cercando strutture narrative e sperimentando sulla forma.
Per quale artista italiano ti piacerebbe lavorare?
Ho passato l’adolescenza ad ascoltare i Ministri, penso che se dovessi esprimere un desiderio sceglierei loro. Ma mi piace scoprire cose nuove e avendo approfondito molto la scena trap italiana attuale ti direi che sarei curiosissimo di girare qualcosa per Taxi B. Decisamente il più interessante al momento della scena!
E straniero?
Assolutamente God is an Astronaut, Godspeed You Black Emperor per la scena post-rock che mi è molto cara. In altri casi penso chiunque a patto si instauri un clima creativo, penso sia fondamentale nella realizzazione di un clip capire cosa l’artista desidera mettendosi al servizio.
Qual è stata la tua prima esperienza in questo campo? Cosa cambieresti oggi di quel primo lavoro?
In campo video è stato un cortometraggio girato con una videocamera mini dv. Cambierei tutto tranne la “pancia” con cui lo feci, avevo un enorme bisogno di esprimermi pur non avendo ancora nessuno strumento intellettuale o tecnico.
Come concepisci l’idea di un video? Come procedi? Quale fase preferisci: la scrittura, le riprese, il montaggio o altro?
Mi piace seguire un passo alla volta e collegarlo a quello successivo come una solida catena. Di base sono molto legato al pensare l’idea e al piacere di filmare fisicamente con la macchina da presa le immagini che costituiranno il puzzle in montaggio. Devo dire che l’unica fase che non amo è la pianificazione di produzione ma è necessario anche quello.
Le tue immagini sono molto pulite e ‘classicamente’ cinematografiche e fotografiche, sia quando lavori con il colore che quando invece propendi per il bianco e nero. Negli ultimi anni, anche nel campo della regia, si vede l’influenza ‘social’, cioè l’adozione di tecniche, filtri, formati che deriva dalla grande diffusione di audiovisivi realizzati per essere condivisi online. Inoltre, l’isolamento dell’ultimo anno ha in qualche modo costretto a rivedere la produzione di videoclip per la promozione musicale, e questo tipo di immagine per i social realizzata in autonomia è stata enormemente sfruttata. Cosa ne pensi? Si tratta per te di una tendenza destinata a cambiare?
Penso che la tecnica si evolva costantemente dando nuovi strumenti a chi desidera utilizzarli. Si potrebbe realizzare un film anche con le storie di Instagram… basta abbia senso sulla base di cosa si vuole dire! Sono dell’idea che sfruttare correttamente gli strumenti nuovi offerti per le idee che li richiedono sia naturale ed intelligente.
Dall’altra parte stiamo assistendo ad un evidente sbilanciamento tecnicista nei confronti, ad esempio, di strumenti di cattura e di effetti speciali eppure nessuno pare curarsi della perdita di tecnica nel campo della scrittura.
Se devo sperare ci sia una nuova tendenza, spero sia quella di riscoprire che immaginare e scrivere idee è un lavoro tecnico allo stesso modo di girare un’inquadratura o programmare un effetto 3D. Penso ci sia un fraintendimento in merito alla tecnica: tutto lo è quando si racconta. E serve quindi riscoprire il metodo mentale per farlo, altrimenti gireremo film in 24k ma senza nulla da dire, detto male e senz’anima.
Cito nuovamente Kim Ki Duk: sfornò praticamente un film all’anno in una fase della sua carriera, trovando un compromesso tra una tecnica essenzialissima e un bisogno comunicativo enorme e non solo ben veicolato, con enorme personalità. Serve equilibrio tra materiale e spirituale, sta volta citando Tarkovskij.
Per quanto riguarda i videoclip penso che avere strumenti nuovi di diffusione dei propri lavori sia un bene, anche se imparare a muoversi è tutto un lavoro a parte da fare e ammetto di non esserci molto tagliato. Se potessi scegliere creerei i miei lavori e farei fare ad altri tutto il processo di pubblicazione che per l’appunto non amo affatto.
Tra nuove tecnologie di produzione e diffusione, quale pensi sia il futuro del video musicale? Che consiglio daresti a chi sta cominciando a muovere i primi passi nel mondo delle produzioni audiovisive?
Nessuno perché io stesso sto muovendo quei passi, auguro a me stesso e a tutti quelli sulla mia barca di riuscire a competere con se stessi e non con gli altri per tirare fuori il meglio da se stessi.
Sul futuro penso si andrà sempre più verso lo streaming e la possibilità di scegliere cosa e dove guardare qualunque cosa… ma anche questo si interromperà per cose ancora diverse ed imprevedibili. Mi piacerebbe vedere più in là di questa epoca anche se ho un filo paura ad immaginarlo.
Ci puoi anticipare qualcosa dei tuoi progetti futuri?
Sto scrivendo un lungometraggio, ho due corti in lavorazione (uno già girato, l’altro no), un racconto di media lunghezza, una settantina di pagine, che vorrei pubblicare… per quanto riguarda i videoclip ho un paio di nuovi di progetti videoclip in uscita, sulla mia pagina Kings Road Films presto arriveranno gli aggiornamenti!