di Chiara Grauso (Futura 1993)
Nel1980 Video Killed The Radio Star risuonava nelle casse come ad avvisare tutti del fatto che la televisione stava strappando la musica alla radio, e che si stava creando quella sintesi perfetta tra musica e cinema che è il videoclip. Oggi, quarantuno anni dopo l’uscita tanto fortunata di quel brano, ci sembra che la musica stia lentamente ritornando in quella dimensione quasi metafisica fatta solo di audio e poco video.
Con l’affermazione delle piattaforme digitali, i videoclip stanno diventando un accessorio, un piccolo surplus per la buona riuscita di un brano. Eppure, se pensassimo a qualche anno fa, ci ricorderemmo che conoscere a memoria il videoclip ufficiale di una canzone era la naturale conseguenza degli interi pomeriggi estivi passati sul divano davanti a MTV.
Non sappiamo dire se l’attenzione canalizzata esclusivamente verso la dimensione uditiva di un brano sia la cosa migliore per la musica; forse perché se provassimo ad immaginare un mondo senza videoclip, ci chiederemmo subito cosa sarebbero oggi le canzoni di Britney Spears, Lady Gaga, Rihanna, Michael Jackson, o di gruppi come i Radiohead, i Coldplay o i Maroon 5, senza i videoclip che le hanno accompagnate.
Guardando al panorama musicale italiano attuale, una casa discografica che sembra porre da sempre un occhio di riguardo verso i videoclip dei propri artisti è Undamento: basterebbe pensare a Cratere di Frah Quintale per capire cosa intendiamo quando parliamo di perfetta sintesi tra musica e immagini.
Ed è proprio tra gli artisti di Undamento che si sta facendo strada, per il magnetismo e il carisma che contraddistinguono le sue esibizioni, una cantautrice giovanissima: parliamo di Laila Al Habash, classe 1998 e cresciuta con gli occhi e il cuore verso le esibizioni di Raffaella Carrà e Mina.
Un sound fluido ed elettrico, Laila ha tutta l’originalità di chi si sveglia la mattina con l’obiettivo di conquistare a morsi il panorama musicale che la circonda. Una scrittura puntigliosa e un sound estremamente attuale; tutto il potenziale di questa artista e del suo ultimo singolo, Ponza, è riflessa anche nel videoclip ufficiale, che vede la firma di due registi d’eccezione: Sara Olivetti e Tommaso Biagetti. L’esperienza attenta di Sara e l’occhio fotografico di Tommaso hanno realizzato un videoclip che si ritrova in perfetta sintesi con il brano che accompagna: tanto che guardandolo ti verrebbe da chiederti se è nato prima il singolo o il video.
Vista la forza del video e di questo brano, abbiamo deciso di fare una chiacchierata con Laila Al Habash, Sara Olivetti e Tommaso Biagetti, per parlare un po’ di videoclip, di quanto siano importanti e di come sia nata l’idea per Ponza.
LAILA AL HABASH
Tra i tuoi punti di riferimento stilistici e musicali troviamo Raffaella Carrà e Mina: restando in tema videoclip, c’è un’esibizione in particolare delle due artiste che ti ispira?
Mi piacciono un sacco le esibizioni di Raffaella Carrà, era una bravissima performer. Sono bellissime quelle per la tv sudamericana e spagnola, le trovo strane e affascinanti, tutta quell’opulenza anni Ottanta mi piace. Tra quelle italiane è praticamente impossibile scegliere, ma mi piace molto questa esibizione del 1976 di Forte forte forte. Mi affascina lo styling, il trucco pesante, come si muove, e quella bandana piena di luccichii che nella tv in bianco e nero fa quell’effetto strano. Mi sono sempre chiesta perché indossasse una bandana, lei che di quel caschetto ne ha fatto uno statement. Forse si era arrabbiata con l’acconciatrice? Era un bad hair day? Era voluto? Chissà.
Di Mina ultimamente ho scoperto questo video del 1966 dove ha un vestito incredibile, sembra un Gucci moderno, si aggira in una struttura bianca che sembra appartenere all’architettura brutalista sovietica e canta una canzone delicatissima come Non Illuderti:
Guardando invece ad Undamento – la tua etichetta – qual è il videoclip che più apprezzi tra quelli dei tuoi colleghi?
Devo dire che ho sempre avuto un debole per Tatum Rush. Quando ho scritto con lui Rosé sono rimasta colpita da come per lui le immagini e la musica scorrano di pari passo, mentre io faccio sempre un po’ fatica ad accoppiarle simmetricamente, di solito mi concentro troppo sulla musica. Lui è un maestro in quanto a dirigere video, e secondo me se la battono Too Late, suo ultimo singolo, o Rosé stessa.
Uno dei punti di forza del video di Ponza è la spontaneità e la leggerezza che trasmetti davanti alla videocamera. Nel video non sei da sola, ma compari insieme ad altre due figure. Questa scelta ti ha aiutato per raggiungere maggiore naturalezza?
Le mie amiche e i miei amici sono una costante dei miei video. Ci sono loro nei video di Bluetooth, Come quella volta e Ponza. Li tiro sempre in mezzo, sono le mie cheerleader da sempre e mi piace girare con loro sia per una questione di energie sia perché sono oggettivamente bellissime/i.
Da un post di Instagram ho letto che sono state dedicate 36 ore alla realizzazione del videoclip. Che ricordi ti porti dentro di questa full immersion?
È stato il più divertente che abbia mai fatto. Ponza è il mio posto preferito, Sara e Tommaso sono sempre una presa a bene e i miei amici sono stati eccezionali. Avevo una paura tremenda del maltempo ma poi è spuntato il sole, come a benedire il nostro video. Ci siamo davvero divertiti come si vede nel clip, forse anche di più.
Qual è la cosa che preferisci nella realizzazione di un videoclip?
Fare video in sé è in generale sempre stancante e sempre un po’ un’incognita. Verrà bene? Ci sarà la luce giusta? Mi sarò mossa bene? Si stanno tutti divertendo sul set? Me la vivo sempre con molta ansia e mi sento davvero responsabile di tutto quello che può andare male, sono tutti lì per me in fondo. Quindi sarò onesta e, anche se il processo è tutto bello, la cosa che preferisco è il That’s a wrap, quel sollievo che senti provenire da quelle parole.
Per me Ponza si inserisce perfettamente in quella lista di canzoni che legano mare, amore e litigi. Una lista che parte da A me ricordi il mare di Silvestri e arriva fino a Portovenere dei Canova. Se dovessimo creare una playlist a tema, quali sono le canzoni che inseriresti tu?
Ci metterei poche canzoni, che sono:
Ma è un canto brasileiro – Battisti
Oi Marì – Liberato
Citron Noir – Tatum Rush e Nancy Deleuze
Caliente Caliente – Raffaella Carrà
SARA OLIVETTI
Il mood della canzone è molto estivo, leggero, e ha la capacità di restare impresso in testa. Il video riflette bene le intenzioni del brano. L’idea del video e il risultato finale nascono da un confronto continuo con Laila? Come è stato lavorare insieme?
Assolutamente sì, ci confrontiamo tantissimo, praticamente tutti i giorni. L’input iniziale viene proprio da Laila che raccontò a me e Tommaso la storia da cui nasce il brano: lei in vacanza a Ponza con un’amica e un litigio d’amore a condire il tutto. Il pensiero è stato subito quello di replicare la situazione e aggiungere qualche scena più studiata, come i playback e le clip selfie che sono poi diventate colonna portante della struttura del video.
Laila ha una carica e una resistenza pazzesca: il video è divertente e leggero ma dietro c’è un grande lavoro da parte di tutti. Abbiamo registrato in continuazione, sul traghetto, a pranzo, dopo cena, io e Tommy avevamo sempre una camera in mano. Il risultato finale è esattamente quello che volevamo: frenetico, sincero, allegro e mi permetto di dire anche molto stiloso, tutto ciò che rispecchia Laila.
Gli artisti di Undamento propongono da sempre, al proprio pubblico, videoclip ad effetto, con la capacità di imprimersi nella testa di chi li guarda. Penso in particolare ai videoclip di Frah Quintale. Non sempre, però, l’aspetto “estetico” e quello “visivo” di un brano vengono presi in considerazione seriamente da un’etichetta. Per te quanto è importante impegnarsi anche su questo fronte?
Non so se riuscirò a rispondere a questa domanda in maniera del tutto obiettiva perché sono una grande amante dei videoclip, quindi di pancia ti direi che è importantissimo. Noi come Undamento sicuramente diamo molto spazio ad ogni artista di esprimersi in totale libertà anche dal punto di vista visivo e penso sia un grande plus. Allo stesso tempo credo che a volte il solo videoclip – per lo meno in Italia – sia un po’ fine a sé stesso se non declinato a diversi utilizzi. Ci sono tanti contenuti, sia fotografici che video in senso più ampio, che possono accompagnare un brano (e molto altro) e dargli maggior vita. Bisogna solo impacchettarli in maniera diversa, avere tanta fantasia e studiare strategie insolite per rendere tutto più appetibile.
Guardando invece ai lavori di Tommaso Biagetti, che ti ha accompagnato nella realizzazione di questo videoclip, cosa ti ispira e apprezzi della sua arte?
Tommaso è una delle menti creative che più mi affascina e fare questo primo lavoro insieme è stato molto stimolante. Ciò che apprezzo di più del suo mondo è senza dubbio l’attitudine che sta alla base di ogni progetto che segue. Con Tommy niente è impossibile, se c’è qualcosa che ti piace e che vuoi fare, anche se è difficile o non ti sei mai cimentato in quel mondo, non c’è nessun problema. Per me è una cosa folle, ma quando sei con lui funziona. Apprezzo tantissimo anche la sua capacità di scovare e di catturare la “bellezza” delle cose e delle persone, perché non si riduce all’aspetto estetico ma riesce a coglierne la vera sostanza. Quindi, nel podio di ciò che mi ispira dell’arte di Tommy metto sicuramente l’estetica in prima posizione e faccio seguire la curiosità e l’imprevedibilità 🙂
TOMMASO BIAGETTI
Distese di cielo azzurro e figure a mezzo busto: il videoclip di Ponza dichiara la tua influenza artistica sin da subito. Quanto è stata ispiratrice l’isola nella realizzazione di questo lavoro?
Innanzitutto mi piace molto la definizione di “cielo azzurro e figure a mezzo busto”, confermo che mi ci rivedo molto. In realtà l’isola non la conoscevo per niente e per certi versi era proprio come me la immaginavo, ci ha ispirati molto nel momento stesso che la stavamo scoprendo per la prima volta.
Un piccolo cast e una full immersion stanno dietro al videoclip di Ponza. Il risultato finale è ottimo e sta riscuotendo molto successo; sembra che abbiate messo su una squadra vincente. Guardando al risultato finale, quali sono le tue impressioni sul video? Sei soddisfatto?
Più persone esterne mi hanno detto che sembra proprio il video delle vacanze che si faceva una volta ed era proprio questo quello che volevamo trasmettere, anche attraverso il flava di videocamere vecchie. Un video estremamente sincero per una canzone estremamente sincera. Quindi sono molto soddisfatto in generale, facendo cose apparentemente semplici abbiamo dato la veste perfetta alla canzone ma soprattutto a Laila, che è la cosa più importante.
Tu e Sara Olivetti siete colleghi da tempo. Cosa apprezzi, e quanto prendi, dal punto di vista artistico e professionale, dalla tua collega?
Dal punto di vista professionale lei ha una precisione nel fare le cose che io non potrò mai ambire ad avere ahaha, quindi è semplicemente fondamentale per rendere concrete tutte le idee che abbiamo. Dal punto di vista artistico ha sicuramente un gran gusto e fa tanta ricerca, queste sono le due cose essenziali per riuscire a fare cose fiche nel nostro ambito, video foto o grafiche che siano.
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