La prima volta è la nostra rubrica dedicata a chi lavora dietro le quinte dei videomusicali. Line producer, aiuto registi, direttori della fotografia, gaffer e tanti altri ci raccontano i loro inizi sui set e la loro crescita professionale e personale ripercorrendo le tappe più significative della loro carriera.
Qual è stato il tuo primo videoclip in assoluto? Che ruolo svolgevi nella troupe e come ci sei finita?
Si tratta di un video di otto anni fa: Occhio per occhio di Anna Tatangelo, con la regia di Cosimo Alemà, tre giorni di shooting di cui uno a Cinecittà. Io lavoravo già da un po’ a Roma per la 9.99 films (società di cui Cosimo è socio – mi occupavo però di cinema documentario), perciò è venuto quasi naturale che mi si chiamasse ad aiutare anche sul set, come assistente di produzione (all’epoca non si mettevano i crediti su YouTube).
Fu un battesimo di fuoco faticoso: una cinquantina di ballerini, svariate auto di scena, momenti di follia collettiva tra il set di Broadway e un sexy car wash. Ma fu anche bellissimo: girare a Cinecittà per chi lavora nel settore audiovideo ha sempre un certo impatto e fascino – e per me lo ha ancora oggi anche se negli anni poi ci sono tornata più volte.
Qual è stato invece il tuo primo videoclip come aiuto regia?
You love me cause I hate you dei Lacuna Coil, sempre di Cosimo Alemà, un video principalmente di fiction che abbiamo girato a Biella, con moltissimi imprevisti e parecchie problematiche, ma che siamo comunque riusciti a portare a casa bene. Fare da aiuto regia a Cosimo è stato fondamentale per il mio percorso formativo: ho avuto la grande opportunità di imparare le basi di questo mestiere da uno dei registi più importanti di music video in Italia.
Cosa hai imparato da questa prima esperienza?
Mi sono accorta quasi subito che mi interessava molto di più il reparto regia che la produzione, e mi sentivo/sento anche decisamente più portata. Non è stato facile “cambiare” reparto: soprattutto a Roma – il regno dei “cinematografari”, se intraprendi una scelta “di campo” appena modifichi un po’ le tue ambizioni e la tua rotta, non vieni presa sul serio. In generale gli inizi non sono mai facili, ho fatto molta gavetta, perché l’esperienza sul set è comunque davvero la scuola più preziosa.
Che cosa cambieresti oggi di quel video?
La mia comparsata a inizio e a fine video come agente dell’FBI assolutamente poco credibile! Non mi piace per nulla stare davanti alla macchina da presa, non mi sento a mio agio. Il mio posto è dietro le quinte 🙂
Realtà vs aspettative: come ti immaginavi sarebbe andata e com’è realmente andata a partire dal tuo primo videoclip?
Mi sono laureata al DAMS quindi le aspettative sono sempre piuttosto vaghe per chi intraprende questo percorso. L’università ti da la possibilità di ampliare i tuoi orizzonti, di costruirti una base culturale, ti permette vagamente di capire quali potrebbero essere i tuoi interessi per provare poi a seguirli. Ma nessun corso è davvero pratico e nessun insegnamento ti avvicina realmente al mondo del lavoro, purtroppo. Appena laureata, a Bologna, avevo fatto qualche stage/tirocinio, ma niente di illuminante o decisivo. Non avevo insomma delle vere e proprie aspirazioni. Una volta a Roma invece, dopo le prime esperienze e i primi video, ho capito dove volevo stare: sul set.
Quale lavoro ha segnato per te una svolta nella tua carriera?
Non ce n’è uno in particolare ma molti insieme. Il mio è un percorso “ibrido” che non è fatto solamente di video musicali, ma anche di cinema. Lavorare nel cinema è una carriera che non ho mai realmente intrapreso ma che mi affascina infinitamente, e appena riesco a “sganciarmi” dalla famiglia di Borotalco.tv, lo faccio con entusiasmo. Anzi, è il mio modo per prendermi una meritata pausa ogni tanto 😉
Perciò molti lavori che sono stati importanti per la mia formazione sono dei lungometraggi: il primo film in assoluto nel 2013 (Spring – un horror indipendente americano interamente girato in Puglia) come “runner floor”, il primo film nel reparto regia (con Claudia Cardinale), i film e le serie internazionali (Spiderman, Murder Mystery, Mission Impossible, Riviera, The Great, House of Gucci…). In questo mestiere bisogna essere sempre ricettivi e pronti a imparare cose nuove: ogni set è diverso dal precedente, e diventa un’opportunità per aggiungere un tassello di esperienza in più al tuo percorso.
Per quanto riguarda i video musicali invece direi tutti quelli di Fabio Rovazzi (in particolare Faccio quello che voglio, un mese folle di shooting in giro per l’Italia) e Playa, di Baby K, un video che ho organizzato nel 2019 completamente da sola, a Cuba, e che è stata una vera e propria faticosissima avventura: al termine di questi progetti mi sono sentita in grado di superare qualsiasi avversità.
Quali erano i tuoi video preferiti o i tuoi artisti di riferimento al principio e come poi sei cambiato/a o sono cambiati i tuoi gusti nello stare in questo ambiente? Ovvero: vedere le cose da dentro ha cambiato i tuoi gusti e i tuoi giudizi?
Sono nata negli anni ’80, ho sempre seguito MTV con grande interesse e sono fan dei music video in generale… Registi come Gondry, Floria Sigismondi, Spike Jonze, i Canada, Megaforce hanno firmato dei veri e propri capolavori. I miei gusti musicali sono piuttosto pop/indie, ma lavorando spesso a videoclip di musica commerciale/rap non nascondo che mi ritrovo a canticchiare anche i pezzi più disparati, e a rivalutare artisti che conoscevo poco.
Che consiglio daresti a chi sta cominciando a muovere i primi passi nel mondo delle produzioni audiovisive?
Che è un lavoro difficile, che la passione da sola non basta. Bisogna mettere in conto sacrifici, levatacce, che si è sempre reperibili e che il tuo compito per il 90% consiste nel risolvere problemi. Serve l’attitudine giusta, umiltà e determinazione. Bisogna essere sempre sul pezzo, anticipare le complicazioni, trovare soluzioni e compromessi, saper lavorare bene in team.
E’ una vita randagia e un mestiere faticoso, ma che sa anche regalarti moltissime soddisfazioni.