Nayt lancia un nuovo album – Mood – con l’epica di una star rap internazionale, in un videoclip dalle molte anime, come il brano, e che appare provenire da un altro mondo se comparato col resto della scena. Il merito è di Francesco Calabrese, regista e autore della sceneggiatura di Musica Ovunque, che con ambizione ricama una storia metaforica, che racconta la personalità, la crescita e i conflitti del protagonista.
La prima strofa: Nayt corre in auto, lanciato verso la fine della notte, a guidare c’è il producer 3D, mentre una luce rossa fa da atmosfera. All’improvviso scopriamo che qualcosa li sta inseguendo, 3D scompare e Nayt rimane solo, accellera a tutto gas con l’auto così come con le rime. Finisce per schiantarsi.
Qui arriva l’intermezzo, con voice over in inglese: la vita di Nayt è presentata con una serie di fotografie d’archivio a un pubblico futuristico, composto di ragazze tutte uguali che si nutrono di immagini (le labbra sono come delle palpebre).
La seconda strofa: una luce blu si accende, Nayt è circondato da quattro madri, quattro divinità, che lo accompagnano lungo una sorta di terapia spirituale. Il testo qui si fa personale, una sintesi tagliente e toccante della propria storia.
Terza strofa, il rap fa spazio alla melodia. Il nastro si riavvolge e ci ritroviamo sul primo piano, illuminato di viola, del rapper. Siamo in un mondo immaginario, dove uno strano spirito guida invita Nayt a seguirlo verso il futuro: il nuovo capitolo della sua vita e della sua parabola artistica, simboleggiato dal nuovo album.
Il finale, infatti, rappresenta a livello cromatico l’unione delle prime due parti – rosso più blu uguale viola -, ma sintetizza anche il concept dell’album, che già nella copertina riassumeva col rosso e col blu il tema del dualismo, tra crisi personale, autoanalisi e appunto superamento del proprio conflitto interiore.
Il videoclip non è però così schematico, lanciando anzi con abbondanza suggestioni e immagini enigmatiche, che si vogliono lasciate liberamente all’interpretazione dello spettatore (si pensi alla luce accecante e improvvisa del primo capitolo così come allo strano pubblico della seconda parte, alle “divinità” della sequenza blu o ancora al finale, così bizzarro e surreale). Ne risulta un videoclip dalla struttura solida, fatta di fasi ben scandite e leggibili, ma in cui la coesione interna è sacrificata sull’altare delle ambizioni, del voler (di)mostrare la propria inventiva fino a dar l’idea di volersi (di)mostrare alla moda a ogni costo.
Sono però proprio questi eccessi ad amplificare la portata e il fascino del clip, evitando di farlo suonare troppo studiato, troppo freddo, pensato a tavolino, troppo marketing. Ma soprattutto, nonostante questi eccessi, Musica ovunque resta uno dei videoclip italiani più consapevoli e maturi da tempo a questa parte.
Credits
Un film di Francesco Calabrese
Prodotto da Think Cattleya
Produttore Esecutivo: Francesco Pistorio
Producer: Victoria Rabbogliatti
Direttore di Produzione: Enrico Degano
Direttore della fotografia: Luca Costantini
Montaggio: Marcello Sanna
Post Produzione: Exchanges
Colorist: Orash Rahnema
Costumi: Sara Costantini
Trucco: Silvia Murciano
Scenografia: Amos Caparrotta
VNT1: Pierluigi Rossi