Fotoromanzi – Il classico senza classicismi, una rubrica di Alberto Beltrame
Se precisaron todas esas cosas
para que nuestras manos se encontraran.
(Jorge Luis Borges, Las causas)
Qualsiasi storia, qualsiasi racconto e qualsiasi cosa necessita di uno spazio. Se lo spazio è quello della memoria, necessita un tempo che lo plasmi, che lo trasformi, che lo faccia essere quello che è, tra tradizione e rottura, linearità e anarchia. Una geometria razionale che solo l’umano sentimento può vivere senza timori, vedendo le cose da lontano senza esserne distanti, senza alcun dubbio sulle conseguenze e il perché esse siano state generate: le cause.
Las causas è una delle più belle poesie di Jorge Luis Borges che, tra architetture di parole e biblioteca labirintiche, trovava sempre il modo di giocare con spazio e tempo, fondendoli, ribaltandoli o semplicemente evidenziandone il loro semplice susseguirsi inesorabile. Non c’è alcun dubbio che tutto ha una causa, che tutto ciò che accade deriva da fenomeni ed eventi che lo hanno preceduto. Senza ombra di dubbio devono accadere molte cose per arrivare a essere ciò che siamo, a conoscere chi amiamo, a far in modo che quelle mani possano incontrarsi.
Le avventure nel tempo degli Articolo 31 cominciano nel 1998, quando per La fidanzata decidono di campionare il ritornello di una popolare canzone italiana degli anni ’40 Mamma…voglio anch’io la fidanzata. Nell’ambito del videoclip della canzone decidono di tuffarsi proprio in quegli anni, anche se in un altro spazio. Siamo in America, tra “pupe e gangster” che tanto hanno ispirato il cinema e la musica italiana, basti pensare alle canzoni e ai siparietti di Fred Buscaglione, che soprattutto nella sua ultima prova d’attore Noi duri celebra questo mondo, con un chiaro pizzico d’italianità.
In La fidanzata vediamo J-Ax e DJ Jad sul palco di un cabaret d’epoca, vestiti in perfetto stile e accompagnati da soubrette da spettacolo di varietà: J-Ax canta muovendosi con un bastone da tip tap e DJ Jad sembra trovarsi decisamente a suo agio nello scratchare sui grammofoni. E così tra boss, mitra e bische clandestine, la loro musica accompagna la mafia e i suoi efferati omicidi (anche se il delitto più grande degli Articolo 31 nel 1998 è la “cover” assai discutibile di Like A Rolling Stone, contenuta in Nessuno, lo stesso album de La fidanzata).
Los ponientes y las generaciones.
Los días y ninguno fue el primero.
La frescura del agua en la garganta de Adán.
El ordenado Paraíso.
El ojo descifrando la tiniebla.
El amor de los lobos en el alba.
La palabra. El hexámetro. El espejo.
La Torre de Babel y la soberbia.
La luna que miraban los caldeos.
Las arenas innúmeras del Ganges.
Chuang-Tzu y la mariposa que lo sueña.
Proprio i Johnny Cannuccia (J-Ax) e Jack Shorty (DJ Jad) di La fidanzata aprono le danze alla galleria di personaggi del “teleologico” video di Senza dubbio. Si inizia nel 1938 con un bianco e nero effetto pellicola un po’ consumata e qualche passo di tip tap. Per poi trovarci nel bel mezzo della guerra, nel 1943, tra macerie e aerei che sfreccianti nell’aria non impediscono ai nostri di continuare a cantare. Dopo lo scoppio di una bomba e una rosa lanciata da una donna, siamo all’improvviso negli anni ’60, sul palco il nuovo costume è quello dei Beatles, di nuovo il colore dopo il grigio del passato bellicoso.
Eccoci allora al 1974, cartelloni pacifisti e femministi e sul palco J-Ax con una bottiglia di vino stile Guccini. É un attimo, il 1984 e tutta la voglia d’eccesso e trash degli anni ’80 ha preso il posto dei megafoni e del sogno della rivoluzione. Arriviamo così agli inizi degli anni ’90, con gli Articolo 31 nella loro prima versione sia nel look che nelle sonorità, infatti la canzone, in questa strofa, riecheggia al vecchio hip hop del gruppo delle origini, quasi abbandonato poi nel corso del tempo.
Ed ecco che, seguendo la stessa evoluzione degli Articolo 31, siamo agli anni 2000, nella contemporaneità della canzone. Il gruppo si vede così come la conseguenza di quasi settant’anni di storia, tutto fu per arrivare a quello che sono in quell’istante. E poi un breve e ironico accento al futuro, con la loro scomparsa definitiva dal palco.
Las manzanas de oro de las islas.
Los pasos del errante laberinto.
El infinito lienzo de Penélope.
El tiempo circular de los estoicos.
La moneda en la boca del que ha muerto.
El peso de la espada en la balanza.
Cada gota de agua en la clepsidra.
Las águilas, los fastos, las legiones.
César en la mañana de Farsalia.
La sombra de las cruces en la tierra.
El ajedrez y el álgebra del persa.
Los rastros de las largas migraciones.
La conquista de reinos por la espada.
Come nella poesia di Borges, sia nel testo della canzone che nelle immagini del video, vengono enumerate le “cause” che hanno portato all’incontro, all’amore. Se il testo lo esplicita in maniera chiara (“Fu per arrivare a te”), è proprio nel video che si esplicita ancor di più l’essenza borgesiana del tutto. Non solo la vita vissuta, ma tutto ciò che l’ha preceduta. Non solo le scelte, le paure, le esperienze vissute, ma tutto ciò che è stato scritto, udito e sognato.
Un viaggio nel tempo e senza tempo, in una memoria fatta di spazi invecchiati e situazioni dimenticate. Nel corso di quel tempo, negli attimi che segnano la storia personale e tutto quello che ci gira attorno. Tutto quel tempo, perduto in qualche ricordo e nella epica di situazioni lontane. Tutti i versi in endacasillabi di Borges e la loro melodia che attraversa la Storia senza averla vissuta, tutte le immagini del XX secolo e ancora prima. Senza dubbio, le cause di quello che siamo.
La brújula incesante.
El mar abierto.
El eco del reloj en la memoria.
El rey ajusticiado por el hacha.
El polvo incalculable que fue ejércitos.
La voz del ruiseñor en Dinamarca.
La escrupulosa línea del calígrafo.
El rostro del suicida en el espejo.
El naipe del tahúr. El oro ávido.
Las formas de la nube en el desierto.
Cada arabesco del calidoscopio.
Cada remordimiento y cada lágrima.
Se precisaron todas esas cosas
para que nuestras manos se encontraran.
(Jorge Luis Borges, Las causas)