Garrincha Dischi presenta una nuova versione di Mamma Perdonami, videoclip che Marco Santi ha diretto per i The Bluebeaters, per l’occasione accompagnati da Coez. Dopo essere stato presentato ad aprile in una versione ridotta, esce infatti il director’s cut dove i dialoghi assumono ancora più rilevanza e peso, raccontando meglio il rapporto tra i due protagonisti: un ventriloquo e il suo pupazzo sull’orlo di una crisi di nervi.
Una pratica piuttosto insolita, quella del director’s cut, almeno qui in Italia. Bazzicando su Vimeo può capitare di vederne diversi, ma si tratta quasi sempre di uscite estere. Incuriositi dall’avvenimento, abbiamo allora deciso di fare qualche domanda al regista.
Ciao Marco, innanzitutto come va? Sono giorni difficili un po’ per tutti questi…
Abbastanza. È stato un anno tremendamente sfortunato, l’ho sofferto. Ma guardo avanti, c’est la vie.
Veniamo alla notizia: è uscito il director’s cut di Mamma Perdonami. Raccontaci come è andata! Ridley Scott, che di director’s cut se ne intende (ne avrà fatti 3 o 4 solo per Blade Runner…), diceva che davanti al montaggio il regista è un po’ come un pittore che aggiungerebbe sempre una piccola pennellata anche a un vecchio quadro. Cosa ne pensi e come è stato fare due montaggi diversi?
Penso sia vero, un film non si finisce, si abbandona… è molto di più di una frase fatta. Faccio veramente fatica ogni volta ad arrivare ad un finale che mi soddisfa, ma per ‘’fortuna” ci sono le deadline…Per quanto riguarda Mamma Perdonami, sin dal principio ho proposto alla band di stravolgere il loro immaginario attraverso una storia dai toni creepy, distante sia dal loro stile che dal mood del brano. Non ho mai pensato a nulla che si scostasse dal “director’s cut”. In questa versione però il brano subisce diversi interventi e la band mi ha chiesto per loro un edit più classico. Non ho firmato il cut ufficiale perché lo sento troppo distante da come avevo interpretato il progetto.
Nonostante tutto quello che è successo, in qualche modo questo 2020 sembra essere stato un anno molto prolifico e proficuo per te: Geranio, Mamma Perdonami, Dall’altra parte del mondo sono tutti ottimi videoclip e insieme fanno un bel biglietto da visita. Sul tuo Vimeo inoltre troviamo il tuo reel. Lo hai intitolato “Chapter 1”, una scelta interessante: senti di essere a un punto di svolta del tuo percorso artistico?
Si, sento di aver chiuso un piccolo capitolo. Ho voglia di sperimentare e di alzare l’asticella continuando il mio percorso artistico. Quest’anno è stato abbastanza proficuo, ma più dal punto di vista umano che lavorativo: ho conosciuto persone interessanti, stretto nuovi legami e parlato di nuovi progetti… penso siano queste le note più positive e stimolanti di questo anno infausto.
I tuoi lavori videomusicali si incentrano spesso su rapporti di coppia – non necessariamente amorosi, come nel caso di Mamma perdonami – complicati. Nel racconto, i dialoghi sono fondamentali, interrompendo il brano o sovrapponendosi, in un certo senso, anche tramite sottotitoli, a questo. La musica alle volte addirittura viene inserita nella storia in forma diegetica, e quasi sempre serve ai personaggi per esprimersi, raccontarci una parte di loro, attraverso il ballo. Prove di cinema mi verrebbe da dire. Ma come si bilancia questa ricerca espressiva personale con le richieste dei committenti?
Tutto parte dalla scelta dei progetti da affrontare. Non si può fare tutto. Cerco di accettare i lavori che più mi lasciano libertà espressiva. È fondamentale, sopratutto in un mondo come quello del videoclip, che secondo me è un bel mezzo per poter sperimentare nuovi linguaggi e scolpire il proprio stile. Chiaramente non sempre questa libertà è totale: spesso ci sono paletti creativi e produttivi, immaginari già delineati dal percorso e dalle volontà dell’artista. Si tratta solo di scegliere i progetti giusti e trovare un equilibrio tra tutte le forze in campo. La possibilità di scegliere non si ha sempre, ma basta sapere aspettare. Preferisco comunque imbattermi in lavori anche più piccoli, ma che mi permettano di esprimermi liberamente. Makai l’anno scorso mi ha proposto di girare il videoclip di Missed. Mi ha fatto ascoltare il brano. Spaccava. Mi ha dato carta bianca e un mese dopo, senza anticipargli nulla, gli ho consegnato il lavoro finito. L’ho tenuto sulle spine e ne è valsa la pena, ha restituito tanto ad entrambi. Missed è stato in concorso allo YDA di Cannes e gira ancora nei festival, il prossimo è il 38° Sulmona IFF. È stato il mio primo videoclip dopo tanto tempo, il più libero e il più sincero.
E a proposito di committenti: i tre video che hai girato quest’anno sono tutti per Garrincha Dischi. Come è nata questa collaborazione con l’etichetta bolognese?
Con i ragazzi di Garrincha ho stabilito un rapporto che si basa su una stima reciproca. Loro sanno quello che faccio e sono aperti alle proposte, gli piace sperimentare. Mi hanno contattato la prima volta per il videoclip di Frisino. Ho accettato e ci siamo trovati bene.
3 x 3: quali sono i tuoi 3 videoclip, film e spot pubblicitari/branded content preferiti?
– videoclip (3 classiconi): Paolo Nutini – Iron Sky; Justice – Stress; Placebo – Song to Say Goodbye (director’s )
– spot (non sono un grande cultore): Best Job – Olympic Games 2012 di Iñarritu; Meth Project Ads di Aronofsky; FIAT Panda – Sei grande (1981)
– film.1: (ti dico i tre che mi influenzano in questo mio periodo): Burning di Lee Chang-Dong; Nuestro tiempo di Reygadas; Badlands di Malick
– film.2: ce ne starebbero minimo un altra decina, ma 3 in assoluto oggi dico: Barry Lyndon; Once Upon a Time in America; There Will Be Blood.
Infine l’immancabile domanda sui progetti futuri: cosa bolle in pentola?
Lockdown permettendo, dovrei girare un paio videoclip a Novembre. Vediamo cosa succede. Nel frattempo sto scrivendo. Per il futuro non c’è alternativa: il cinema o la morte.