La playlisyìt
Protomartyr – Michigan Hammers (Yoonha Park)
Meryem Aboulouafa – Deeply (Zhang + Knight)
Disclosure – Energy (Glenn Michael & Christo Anesti)
LL Burns – Get Me Back In The Game (CC Wade)
JAWNY – Anything You Want (Ariel Fish)
Dalyb feat. Saul, Bejby Blue – 4eva (Roland Wranik)
Jehnny Beth- We Will Sin Together (Tom Hingston, Markus Lehtonen)
Fontaines D.C. – A Hero’s Death (Hugh Mulhern)
Boy Pablo – Hey Girl (Eivind Landsvik)
Prospa – Ecstasy (Joao Retorta)
Delta Spirit – How Bout It (Michael Parks Randa)
Idles – Grounds (Rob French)
Anderson .Paak – Lockdown (Dave Meyers)
Glass Animals – Heat Waves (Colin Read)
Sour Face – Human Killer (Joe Mischo)
Non ci sono più i bei vecchi video di una volta. Non prendeteci per dei boomer nostalgici, né pensiate che stiamo parlando dell’età dell’oro dei Gondry, Jonze, Cunningham e via dicendo. Ci accontenteremmo giusto di qualche guizzo in più, ecco tutto.
Il 2020 era già partito in sordina, senza grandi sorprese o colpi al cuore. E senza video diretti dai protagonisti delle ultime stagioni (buttiamo un po’ di nomi: Oscar Hudson, Ian Pons Jewell, Matilda Finn, ma anche un Lado Kvataniya, giusto per citarne alcuni). In questo contesto di lento declino, il lockdown ha forse dato la mazzata definitiva su una delle annate più soporifere di sempre.
Non disperiamo – manca ancora metà anno -, ma le premesse non sono delle migliori. Di fronte alla crisi economica che attanaglia e attanaglierà l’industra musicale privata dei live, bisognerà sperare in qualche colpo di coda lo-fi. Qualche discreto esempio si trova in questa playlist: Michigan Hammers è una sorta di improbabile remake di Robocop, ma fatto solo con materiale di archivio e stock footage; Get Me Back On The Game è di un ricercato minimalismo, pubblicato consapevolmente in 720p, si limita a un viaggio in treno nella Londra notturna, perfettamente calibrato sulle atmosfere del brano.
In un certo senso ci possiamo mettere dentro anche Heat Waves dei Glass Animals, che non sarà ai livelli del bellissimo Dreamland, ma condensa in sé tantissimi temi e tendenze attualissime – è un’ode alla musica live, ma anche un lavoro partecipativo, che ha coinvolto gente comune e fans.
Allo stesso tempo dovremo aspettarci soggetti giocati sul minimalismo della messa in scena – poche location, pochi attori, anche solo uno -, pensati per troupe leggere e set a prova di Covid-19. Nella nostra playlist mensile vi proponiamo tre esempi di alto livello: Ecstasy, trip psichedelico di una coppia di innamorati, fondamentalmente giocato sul montaggio e l’effettistica; la “grande metafora” di Grounds, tutto ridotto ad un solo attore e per buona parte limitato ad un camera car; l’inquietante Human Killer, dove un misterioso rituale di espiazione viene messo in atto da un attore in una stanza sudicia, dove minimalismo e squarci splatter si incontrano.
E poi che altro? Ovviamente proseguono i “video da quarantena”, dove nella massa di video dall’estetica Zoom o Face Time, qualcuno trova ancora forza creativa per generare qualcosa di interessante e divertente (guardare Anything You Want per credere) o ad offrire spunti di riflessioni meta come i Metronomy con Light, che ha diviso i giudizi della nostra redazione.
Allo stesso tempo tra tanti video animati (bastaaaaaaaaaaaaaaaaa) e di grafica 3D ogni tanto ci capita tra le mani un lavoro formalmente perfetto, con un’idea forte alla base, capace d’imporsi sull’effetto “già visto” (We Will Sin Together), nonché riflessioni collettive sul momento straordinario che abbiamo vissuto (il “puzzle” di How Bout It sugli Stati Uniti ai tempi della quarantena, per quanto blanda da quelle parti).
Al netto di tutto questo i video che però continuiamo ad apprezzare di più sono quelli prodotti giusto prima della mezza apocalisse che abbiamo vissuto. Lavori come Deeply, dove il formalismo di Zhang + Knight raggiunge nuove vette, oppure la sorpresa slovacca del folle 4eva. O ancora lavori sì derivativi, ma costruiti finemente come il wesandersoniano Hey Girl girato nella pressoché immune Norvegia, o il lynchiano A Hero’s Death degli irlandesi Fontaines DC, senza dimenticare il remake alleniano proposto nel ridicolo Energy.
Infine, chiudiamo con una nota sul movimento Black Lives Matter. Il videoclip statunitense recente, e in particolare il genere hip-hop, ha già raccontato più volte la politica e la società americana, facendolo con lavori anche instantanei e istintivi. Oggi lo sta facendo di nuovo, con video di found footage soprattutto (Pig Feet , Love is Gone , Wash Us In The Blood) e con riferimenti direttissimi (Rockstar). Nella nostra selezione trovate Lockdown di Anderson .Paak in cui Dave Meyers, sempre lui, riesce a raccontare la protesta senza mostrarla.