Fotoromanzi – Il classico senza classicismo, una rubrica di Alberto Beltrame
Pochi gruppi in Italia sono stati incisivi come i Litfiba, tanto sul piano musicale come su quello video. Negli anni hanno saputo esplorare in maniera davvero interessante la cultura del videoclip, sia dal punto di vista della creazione dell’immagine del gruppo sia nella sperimentazione dei diversi registri che il video permette. Nati nel 1980, sono passati per diverse fasi, diversi componenti, diversi stili. Il gruppo storico finisce nel 1999 con l’addio di Piero Pelù e poco importa se una decina d’anni dopo deciderà di ritornare, qualcosa si era rotto per sempre. In ogni caso, possiamo dividere la carriera del gruppo in cinque diversi capitoli. Tre legati a quello che definiamo come “gruppo storico” e altri due inerenti a quello che possiamo considerare l’era della post-apocalisse dopo l’abbandono del cantante con, di fatto, il solo Ghigo Renzulli come superstite.
Per quanto riguarda la prima parte di vita del gruppo dal 1980 al 1999, possiamo trovare una divisione in tre periodi abbastanza distinti. Il loro lavoro nei primi anni si distingue per un carattere abbastanza innovativo nel contesto della scena musicale italiana dell’epoca. Con i Diaframma si contendono il primato del miglior gruppo new-wave in Italia e l’influenza subita soprattutto dalla scena inglese sarà plasmata alla perfezione nel Paese della melodia e del bel canto. In questa prima fase new-wave, dal 1980 al 1989, il gruppo sforna diversi EP e tre album che vanno a formare la cosiddetta “trilogia del potere”: Desaparecido (1985), 17 Re (1986) e Litfiba 3 (1988)
La seconda fase inizia nel 1990 con lo stravolgimento della formazione iniziale e la pubblicazione di El diablo, un album che cambia decisamente le sonorità della band e in parte anche le tematiche affrontate nelle loro canzoni. Dal new-wave si passa a un rock di protesta, abbandonando di fatto il carattere underground e alternativo degli inizi. El diablo inaugura anche la “tetralogia degli elementi”, che in questo caso è il fuoco. A seguire Terremoto (1993), che rappresenta la terra, in linea all’album precedente con un focus politico ancora maggiore.
Con l’uscita di Spirito (1994), di cui l’elemento questa volta è l’aria, possiamo definire l’inizio del terzo periodo della band. Quest’album è un po’ una via di mezzo tra la seconda fase e la successiva. Da un lato le tematiche rimangono, nella maggior parte dei testi, strettamente legate alla critica sociale, dall’altro le sonorità abbandonano quasi del tutto il rock degli album precedenti per andare più verso la musica pop con qualche accento di world music. Si aprono così le porte all’ultimo dei tre periodi che vedrà il compimento più completo nell’ultimo capitolo della tetralogia Mondi sommersi (1997, elemento: l’acqua) e nel successivo Infinito (1999) che raggiungono allo stesso tempo l’apice di vendite e il disfacimento della prima esperienza del gruppo. Le sonorità sono decisamente più melodiche e inseriscono al loro interno molto della musica elettronica di fine anni ’90: una fusione di dance, pop e rock sperimentale.
A seguire ci saranno altri due periodi, il primo dal 2000 al 2008 che vede fondamentalmente l’abbandono di Pelù e la decisa decadenza di quello che ha saputo essere uno dei gruppi più influenti e di maggior successo degli anni ’80 e ’90 italiani. Un ulteriore periodo poi a partire dal 2009 con il ritorno a casa del frontman dopo dieci anni di assenza, accettando così, anche se un po’ in ritardo, il consiglio di Elio e le Storie Tese: “Litfiba tornate insieme, vi ricordate di quell’epoca che fu? / Litfiba non vi conviene una carriera da Renzulli e da Pelù”.
In questo speciale dedicato al gruppo fiorentino ci occuperemo solo di quello che possiamo considerare il gruppo storico, dal 1980 al 1999, ovvero gli anni della fondazione e dell’affermazione. In questo ventennio la produzione di videoclip è stata davvero considerevole, possiamo contare oltre trenta videoclip dal primo realizzato per il singolo Guerra nel 1982 al promo di Vivere il mio tempo del 1999. In questo primo capitolo ripercorriamo allora la prima fase, quella che musicalmente è probabilmente la più interessante ma che a livello videografico è ancora molto grezza.
Si inizia con il videoclip di Guerra, singolo tratto dal loro primo lavoro Litfiba pubblicato in EP 12”, che non è altro che un concerto live filmato con alcuni effetti video. Leggermente più elaborati i due successivi video di Luna e La preda, entrambi a partire dalle versioni registrate nel primo 45 giri Luna/La preda nel 1983, dove lo sfondo dietro il gruppo viene alternato a fondali colorati tipici di quegli anni.
L’anno successivo vengono realizzati altri due promo per la cover della canzone di David Bowie Yassassin, uno per la versione studio e l’altro nell’ambito di una video performance. Se il primo è ancora una ripresa del gruppo nell’esecuzione della canzone (con solo la parte dei cori che dà un minimo di ritmo al girato), il secondo è il primo esempio di video narrativo nella loro videografia. La messa in scena teatrale e un po’ underground è la quintessenza dei primi Litfiba, conosciuti per essere una delle band più interessanti da vedere dal vivo e per la loro voglia di esprimere un carattere alternativo.
Eccoci allora arrivare ai video più interessanti di questa prima fase. Innanzitutto quelli girati per il pezzo l’apertura Eroi nel vento e per quello di chiusura Guerra (in nuova versione rispetto a quella del 1982) del primo album in studio Desaparecido (1985). Da notare che per la canzone più celebre di questo primo album e forse dell’intera prima fase dei Litfiba, ovvero Istanbul, non venne realizzato alcun video, prediligendo appunto questi altri due singoli.
Per quanto riguarda Eroi nel vento viene realizzato un video che lavora sull’associazione d’immagini, alle riprese live del gruppo si alternano alcuni spezzoni di film di guerra e l’interazione tra il cantante e gli effetti di luce generati dalla proiezione delle pellicole. Un grido nel vento, “tra tradire e fuggire”, che riesce a trovare delle immagini appropriate allo stile della canzone, disincantata e incantevolmente esistenzialista. L’anima antimilitarista è ancora più palese nel nuovo video di Guerra, che vede alla regia un giovanissimo Corso Salani. Più che un video è un piccolo cortometraggio che racconta di un soldato che tenta di violentare una donna che lo aveva accolto in casa sua. Forse si sposa poco con le note della canzone, le immagini non seguono esattamente il ritmo, però a livello narrativo siamo un passo in avanti rispetto a tutti i lavori precedenti.
Ulteriore tassello per entrare a pieno titolo nell’idea moderna di videoclip lo abbiamo con Dea di Fujiyama (1984). Pur su una base da performance teatrale, il video sa giocare molto bene con il montaggio e con gli effetti video degli anni Ottanta. Notevole il lavoro fatto sulle luci e sui colori che sanno rendere al meglio lo splendore della cultura giapponese chiamata in causa dalla canzone.
Gli effetti sperimentali e il lavoro sulle specificità del video vengono ancor più esaltati in quello che possiamo considerare il miglior prodotto videomusicale di questa prima parte della carriera del gruppo. Stiamo parlando di Elettrica Danza, il video che abbiamo voluto mettere in apertura di questo primo capitolo. La canzone viene incisa nel lato B dell’EP del già citato Yassassin e non sarà pubblicata in un album fino al 1994 (nella raccolta Re del silenzio). Per questa ballata tra due amanti in quel di Parigi viene girato un video che fonde in modo decisamente efficace la sperimentazione e la narrazione. Pelù e la sua amata si muovono al ritmo scandito dalla musica in un gioco “elettrico” e sensuale. Tra cut-up e split screen, si mette in scena una danza di corpi e ombre che segna la maturità videomusicale dei Litfiba.
Chiudiamo questo primo capitolo con Cangaceiro e Tex. Il primo è il brano d’apertura del disco Pirata del 1989, un album live che segna un cambiamento deciso nello stile della band, oltre che il passaggio a una major ovvero la CGD del marchio Warner. Della versione studio di questo brano (che sarà pubblicata solo nel 1992 nella raccolta Sogno ribelle) verrà realizzato un video nel 1989. Il secondo è un pezzo originariamente pubblicato in Litfiba 3 e che appare poi in Pirata in una versione leggermente differente. Tex nel marzo del 1990 viene pubblicato come singolo, con il nuovo titolo di Tex ’90. Anche per questo brano sarà realizzato un video che, come per quello di Cangaceiro, sposa perfettamente il cambio d’immagine della seconda fase dei Litfiba, sia nella qualità visiva sia nella narrazione: siamo decisamente arrivati al momento più rock del gruppo fiorentino.