Durante la quarantena siamo passati attraverso diverse fasi: quella incuriosita e un po’ spaventata, poi quella esplorativa delle potenzialità nascoste dei nostri ambienti domestici, per arrivare a quella creativa con produzione di progetti musicali/fotografici/video/letterari, quella empatica di compartecipazione sociale dai balconi, poi ancora la fase riflessiva (cosa succederà dopo?), seguita da una nuova fase di terrore e, di nuovo, quella isterica ed iper-energetica del non sapere più cosa fare.
Ecco. Lo scorso 3 marzo, il rapper di Detroit Curtis Roach pubblica su Tik Tok un post accompagnato dalla domanda “You ever be bored at the house bored?”.
Le milioni di visualizzazioni trasformano il post nell’inno della quarantena americana che, dotato successivamente di un suo proprio video realizzato con lo smartphone e montato in split screen con il titolo in sovraimpressione, vede la collaborazione di un altro rapper americano, Tyga, e altre milioni di visualizzazioni. Il video di Bored In The House, in sé, segue il solito modello dei video girati in autonomia e in casa, forse anche in maniera più semplice e sintetica, ma ha dato vita a una serie infinita di video ispirati a quello originale e, soprattutto, tutti tesi a rappresentare il concetto di noia con cui ciascuno si è dovuto confrontare.