Fotoromanzi – Il classico senza classicismo, una rubrica di Alberto Beltrame
Il 14 febbraio 2005 viene fondato YouTube. Tre giovani dipendenti di PayPal decidono che bisogna creare qualcosa per poter caricare video su internet, un contenitore di condivisione di materiale audiovisivo a largo consumo. Il 15 aprile 2005 viene caricato il primo video e poco più di un anno dopo Google decide di comprare la piattaforma per 1,65 miliardi di dollari. Oggi YouTube è il secondo sito più visitato al mondo, dietro solamente allo stesso Google. Eppure all’inizio non era facile capire che quel sito, appena messo on-line, nel giro di poco tempo avrebbe cambiato completamente il mondo della fruizione audiovisiva.
MTV agli inizi del nuovo millennio comincia a trasmettere reality show e altri tipi di serialità, mettendo sempre meno in primo piano i videoclip. In questo buco si inserisce proprio lo stesso YouTube, fino a prenderne quasi il monopolio nel giro di poco tempo. O forse lo stesso crescere di YouTube, la sua facilità d’accesso e la “globalizzazione rapida” che permetteva, aveva fatto capire a quelli che erano stati per due decenni i detentori assoluti della videomusica, che le cose stavano cambiando e bisognava rinnovarsi di conseguenza.
In Italia, il primo video pubblicato anticipa già quello che sarà uno dei filoni più popolari nel sito, ovvero i video sui gatti che nel giro di poco tempo diventano virali. Il principio è davvero semplice, chiunque può girare un video, caricarlo sul canale e renderlo accessibile a un pubblico potenzialmente illimitato. Il fenomeno YouTube viene apprezzato fin da subito da chi non lavora in ambiti professionali, da chi ha pochi mezzi e deve trovare modi alternativi al mainstream per poter farsi vedere.
L’amatore si trova a suo agio nella semplicità del poter caricare video, musica, contenuti vari in tempi davvero rapidi e con una diffusione davvero eccezionale. Tra i primi a capirlo ci sono i cantanti che vedono questo canale come una possibilità unica per poter diffondere a un pubblico ampio la loro musica, anche attraverso dei promo che non necessitano una qualità altissima come quelli che circolano su MTV e che spesso richiedono molto denaro per essere prodotti e distribuiti.
Metal Carter, dopo le esperienze nei Truceboys e TruceKlan, nel 2005 pubblica il suo primo album solista La verità su Metal Carter. All’interno di questo suo primo lavoro troviamo Pagliaccio di ghiaccio, canzone che ha come base il campionamento di una delle grandi hit del Re austriaco della dance Falco (Rock me Amadeus) e un testo decisamente provocatorio e tagliente. Ma soprattutto per questa traccia verrà realizzato un video che ha un valore storico rappresentando infatti il primo videoclip virale su YouTube in Italia, almeno per quanto riguarda l’hip hop nostrano. Saranno milioni le visualizzazioni da parte dei neo-utenti del sito, rendendolo così a suo modo un video importantissimo nell’evoluzione che si stava compiendo nell’ambito della videomusica.
Più volte caricato sul sito, ad oggi possiamo ritrovarlo nel canale ufficiale YouTube di Metal Carter, che sorprendentemente lo pubblica nel formato sbagliato, come possiamo vedere dai testi che appaiono troncati all’inizio del video. A vederlo così può apparire ancora maggiormente amatoriale, con le teste tagliate in metà delle riprese e dei piani un po’ sballati.
Il video che vede alla regia Manuel Mastrostefano (più conosciuto con il nome d’arte Cole, anche lui rapper membro del collettivo dei TruceKlan) ha comunque un carattere artigianale notevole, con immagini di bassa qualità e un montaggio tutto fuorché elaborato. Ma questo lo rende ancor più rappresentativo di tutto quel mondo del lo-fi rap, dell’hip hop di quartiere, senza soldi ma con tanta passione e necessità di esprimersi. Oltre che essere il precursore del filone dell’horrorcore nei video rap italiani, il cui manifesto definitivo verrà girato un paio di anni dopo dallo stesso Metal Carter in collaborazione con l’amico Noyz Narcos nel secondo capitolo di Verano Zombi:
Canzone bollata dai più come un fenomeno trash, un po’ per la bassa qualità della registrazione e un po’ proprio per un video musicale senza grandi mezzi, Pagliaccio di ghiaccio in realtà ci sembra con il passare degli anni sempre più influente nell’evoluzione che il genere ha avuto, grazie a un tono provocatorio e ironico di una certa e paradossale raffinatezza. Rimane ancora ad oggi l’incipit più forte che una canzone italiana abbia mai avuto: “Stupro mia nonna dentro ad un bosco, le metto nella vagina un poster di Vasco” (anche se degna di nota è pure la sua entrata in Verano Zombi: “Entro in discoteca con un mitra e ammazzo tutti, prendo la percentuale sopra i lutti”).
Se letto con attenzione, senza farsi prendere da facili morali e capendone il senso metaforico, è un efficacissimo verso per rappresentare lo scontro generazionale. Vasco Rossi è il fenomeno mainstream che oltrepassa la barriera delle età e che diventa il soggetto della rabbia repressa verso la cultura del compromesso. La frustrazione verso ciò che si ha attorno è espressa plasmando personaggi della cultura pop italiana in oggetti fattuali o figurati. Max Pezzali, che è stato colui che più ha saputo rappresentare una generazione con le sue canzoni, adesso trasforma questa sua consapevolezza in qualcosa di più brutale e diretto tatuandosi un teschio sul collo.
La scommessa di pestare le due nuove icone del pop estivo Paola e Chiara, è il desiderio combattuto di vendetta a ogni costo contro la banalità e la stupidità di tutto ciò che ci gira intorno. Perché il mondo reale è pieno di ingiustizie e gente che soffre, c’è “Cristo in croce ad ogni angolo di strada” nella totale indifferenza perché “la gente si è abituata e non ci bada.” Ogni tentativo di rivolta sembra impossibile: “ho organizzato già sei attentati, tutti falliti”, “Giuro guerra alla Stato ma sono già morto ieri, mi sono impiccato”. E la sola soluzione è la militanza, resistere nella propria posizione, non cedere al compromesso e compiacersene per dignità, nel bel mezzo di un Mondo pieno di cinici buffoni disposti a vendersi per pochi soldi (pagliacci di ghiaccio).
La canzone diventa con il passare degli anni sempre più un cult, tanto che Metal Carter la trasforma in una trilogia. All’interno di Vendetta privata del 2008 troviamo Pagliaccio di ghiaccio Pt.2, per la quale non è stato realizzato nessun videoclip. Mentre per la Bonus Track di Slasher Movie Stile del 2018, ovvero Pagliaccio di ghiaccio Pt.3, viene prodotto un video d’animazione. Un videoclip decisamente forte nel quale un Metal Carter in versione Charlie Manson decide di mettere in atto la sua “vendetta privata” contro alcuni dei più conosciuti miti della scena canora italiana.
Se la prende sia con protagonisti della musica pop come Baglioni, Laura Pausini, Toto Cutugno e Nek, sia con nuovi e vecchi miti del rap italiano mainstream come Ghali, Sfera Ebbasta, J-Ax e Young Signorino. Particolarmente cruda e sottolineata è la scena in cui Fedez viene sciolto nell’acido sotto gli occhi increduli di Chiara Ferragni. Ancora una volta la rabbia si esprime con violenza, questa volta il poster da usare come arma è quello della Pausini ed è Grignani che ha il teschio sul collo e grida vendetta. Ma soprattutto adesso, a differenza del passato, ci si è perfezionati e si ottengono dei risultati: “rapino banche con tecniche perfette” e a tutti conviene stare buoni “prima che m’incazzo”.
Il miglioramento delle tecniche e l’efficacia della vendetta si sposano con l’evoluzione del rap di Metal Carter. Possiamo infatti prendere a modello la trilogia del Pagliaccio di ghiaccio per capire come la sua musica sia migliorata con il passare degli anni. Dal lo-fi semi-amatoriale del primo pezzo al beat professionale della parte terza. Possiamo dire la stessa cosa per i video, da un temerario ma sotto costo video in esterni a un lavoro d’animazione d’autore. Metal Carter matura con “il passare dei pagliacci” restando sempre fedele a sé stesso. Forse a qualcuno non piacerà, ma lui vive con grande coerenza il suo stato d’antagonista e se ne compiace.