Fotoromanzi – Il classico senza classicismo, una rubrica di Alberto Beltrame
L’elenco dei film cult degli anni Novanta è davvero molto lungo. Però uno di essi attira sempre su di sé l’attenzione per essere stato in qualche modo unico. Sì, perché non sono di certo tanti i film nei quali il protagonista muore durante le riprese. O, meglio, i film nei quali il protagonista muore proprio a causa delle riprese. Ancora di meno sono quelli in cui il protagonista che muore è ancora in giovane età. Sicuramente un caso unico e irripetibile è quando sul set muoiono giovani sia il padre che il figlio.
Ovviamente parliamo di Bruce Lee, morto a 32 anni, e del figlio Brandon che riuscì a fare ancora meglio morendo a soli 28. Padre e figlio accomunati dallo stesso destino, entrambe le morti divenute leggendarie e indimenticabili. Il corvo diventerà uno dei film maledetti più ricordati di sempre, soprattutto a causa di quella pistola che colpì Brandon proprio mentre stava recitando.
Il regista di quel (s)fortunato film era Alex Proyas che iniziò la sua carriera proprio nell’ambito del videoclip. Negli anni Ottanta dirige video per artisti come Mike Oldfield, Yes, INXS. E anche alcuni video per un gruppo che, casualità, porta nel nome proprio la parola “corvo” (Crow) ovvero i Crowded House. Il video più riuscito è quello per la canzone di maggior successo della loro carriera, ovvero Don’t Dream It’s Over, con il quale furono candidati nel 1987 nella categoria “Best Group Video” e “Best Direction” agli MTV Video Music Awards, riuscendo a vincere invece il “Best New Artist Award”.
Così, anche grazie a un videoclip davvero riuscito, la canzone divenne una hit in molti paesi come Stati Uniti, Regno Unito, Australia, Canada e Norvegia. In Italia invece passò abbastanza inosservata e solo grazie a una cover di qualche anno più tardi diventerà popolare anche da noi. Siamo nel 1991, Antonello Venditti cambia testo e arrangiamento e riesce a farla divenire una delle canzoni più conosciute dell’intero suo repertorio. Anche qui il video che l’accompagna ha un certo valore iconico, ma questa volta quasi esclusivamente se visto a distanza di anni.
Il regista della cover di Venditti è Stefano Salvati che, con molta classe, nel suo canale Youtube racconta in questo modo la vicenda:
Video girato a Los Angeles. Ai casting, tra circa 200 ragazze, passò anche un’adolescente di 16 anni molto magra con labbra e tette da paura. Vista dal vivo era come tante altre, anzi era anche un po’ bassina (non arrivava al metro e 70)… ma davanti alla cinepresa era favolosa! La scelsi per il ruolo da protagonista… si chiamava Angelina Jolie ed Alta marea era il suo primo lavoro…
In realtà, seppur ancora sconosciuta, Angelina Jolie non veniva fuori proprio dal nulla. Sia suo padre che sua madre erano attori già affermati a Hollywood, in particolare il padre Jon Voight più di dieci anni prima di quei provini aveva vinto un Oscar (miglior attore per Coming Home) e più di vent’anni prima aveva interpretato il suo ruolo più celebre per il quale avrà sempre un posto importante nella Storia del cinema americano. Un altro cult movie, questa volta degli anni Sessanta, che inizia in pieno stile New Hollywood con una canzone pop e quasi una sorta di videoclip ante litteram a farne da contorno.
Sarebbe davvero interessante sapere che cosa ha pensato il caro cowboy di mezzanotte quando ha visto la prima prova d’attrice della figlia. Lui, repubblicano e conservatore malgrado quel ruolo da gigolò che lo ha reso celebre, con la figlia sedicenne (anche se è davvero difficile da credere che sia così giovane) nel ruolo della femme fatale.
La cosa più divertente di tutta questa faccenda accade però qualche anno più tardi. Infatti nel 1998 Stefano Salvati sta preparando il film degli 883 Jolly Blu e decide di chiamare quella giovane attrice americana che aveva lavorato per lui nel videoclip di Venditti. Angelina Jolie viene così convocata per fare un provino ma venne scartata. Il ruolo per il quale non venne presa andò poi a Alessia Merz, che al tempo veniva dal successo di Non è la Rai e che era già apparsa nel videoclip di Tieni il tempo nel 1995.
Le ragioni per le quali Max Pezzali e Salvati non vollero dare la parte alla Jolie forse possono essere anche in parte comprensibili, in quanto per loro Angelina aveva una carica sessuale troppo forte e non adatta al ruolo. La Merz in questo senso aveva un’aria più da provinciale, meno sfacciatamente trasgressiva e più ragazza della porta accanto. In ogni caso il film fu un totale insuccesso, uscendo in pochissime sale e avendo una considerazione da parte della critica assai bassa.
Con il passare degli anni, a suo modo, il film è diventato comunque un cult, non di certo mondiale come Il corvo o Midnight Cowboy, e nemmeno poi tanto nazionale, ma pur sempre un film che continua ad avere il suo pubblico di nicchia. Angelina Jolie, invece, solo due anni dopo si trovava in mano un Oscar per la sua interpretazione in Ragazze Interrotte. Solo con una forte immaginazione possiamo pensare ora a cosa sarebbe stato vederla in Jolly Blu al posto della Merz.
In un modo o nell’altro, Stefano Salvati riesce sempre a trovare un posto da protagonista nella nostra rubrica. Qualche volta per un eccessiva dose di ego (il caso della causa contro Madonna), altre volte nel suo eclettismo estremo scandito da dei veri colpi di genio (i video girati per Masini a inizio anni Novanta) oppure per la sua grande propensione internazionale (questo stesso videoclip di Venditti girato a Los Angeles oppure essere riuscito a convincere Polanski a girare un video per Vasco Rossi).
E a noi piace pensare a Venditti e Salvati per le strade di Los Angeles, da veri padroni del Mondo. Ci piace immaginarli fieri di aver fatto esordire Angelina Jolie e con lo spirito di due italiani che sono lì in America per spassarsela. Mentre stanno girando il video di Alta marea ci piace immaginarli così (ovviamente Salvati è Dustin Hoffman…):