Fotoromanzi – Il classico senza classicismo, una rubrica di Alberto Beltrame
Nel 2006 Roberto Rossellini “compie” 100 anni e sua figlia Isabella chiama il canadese Guy Maddin (che nello stesso anno ne compie esattamente la metà) per girare un piccolo cortometraggio che abbia come scopo omaggiare questo anniversario. Tra le diverse personalità cinematografiche che la stessa Rossellini interpreta c’è anche Federico Fellini, che a sua volta in questo 2020 “compie” i suoi 100 anni. Un legame quello tra Rossellini e Fellini che non si esaurisce con il fatto che uno sia stato l’allievo dell’altro, ma che diventa nel tempo quasi una rivalità e un diverso approccio a quello che il cinema dovrebbe essere. In ogni caso, se Fellini è il figlio artistico di Rossellini, di certo il suo narcisismo non poteva accettare un eventuale “scambio di persona” come ci insegnerà Ettore Scola in C’eravamo tanto amati.
Il nostro omaggio per i cento anni di Fellini lo possiamo fare con un videoclip di Stefano Salvati (sì, lo stesso che fece causa a Madonna per un video “copiato” da Biagio Antonacci…) che decide di riprendere La strada, a due anni dalla morte del regista di Rimini, per farne il videoclip del singolo Principessa di Marco Masini. Un video che forse non merita di entrare nella lista cinefila del nostro “Tema Libero”, ma che di certo ha il suo interesse. Sia per la sua unicità nel panorama del videoclip all’italiana dell’epoca, una citazione che ingloba l’intero video, che per quel tipo di narrazione e messa in scena d’indubbio valore visivo.
Il pezzo fa parte dell’album Il cielo della vergine (lo stesso di Bella Stronza) e non si risparmia nei “paroloni” che negli anni Novanta sembravano ancora così tabù. Il legame tra il testo della canzone e la scelta del film di Fellini non ci è dato saperlo, ma qualcosa tra le righe sul rapporto tra Zampanò e Gelsomina potrebbe non essere così azzardato. La scelta in ogni caso cade su un bianco e nero con effetto seppia, sia nelle parti che riguardano le citazioni al film di Fellini sia quando canta Masini.
Solo nel finale, dopo aver citato pure Jules et Jim sul ponte per non farsi mancare nulla, mentre il cantante si strucca da clown, vediamo l’unica scena a colori dell’intero videoclip. In questo senso Salvati fa esattamente l’opposto di quello che sceglie di mettere in scena nell’altro singolo di successo di quell’album. Infatti, come preso da un delirio alla Yayoi Kusama, il gioco sui colori è l’essenza stessa del video di Bella stronza che, malgrado un certo livello di trash nella narrazione, ricorda neanche troppo alla lontana il lavoro geniale fatto da Peter Greenaway in Il cuoco, il ladro, sua moglie e l’amante qualche anno prima.
Per Principessa, invece, Salvati sembra voler tornare più in linea con quanto aveva saputo fare con il bianco e nero nel video di Vaffanculo. Un videoclip, quest’ultimo, con molte idee e un utilizzo sapiente del bianco e nero che s’intreccia alla perfezione con le tonalità bluastre nel cuore della canzone. Se in Vaffanculo lo stile è molto influenzato dai videoclip internazionali di quel momento (soprattutto nel ritmo e nell’utilizzo delle sovrapposizioni), la clip di Principessa sembra emanciparsi e vivere di un’originalità davvero sorprendente in relazione alla “canzonetta” pop di Masini, che oltre alla provocazione nell’uso delle parolacce non ci sembra essere particolarmente diversa da tanta musica leggera italiana “per adolescenti” dell’epoca.
Proprio per questo, un altro video sempliciotto in stile T’innamorerai sarebbe stato più che sufficiente. Incredibilmente il regista è ancora una volta Stefano Salvati che come il più grande dei camaleonti videoartistici riesce nel giro di pochi anni a citare Fellini, Greenaway, Truffaut e il meglio del videoclip internazionale contemporaneo, per poi dirigere dei prodotti estremamente commerciali e di basso valore dove tutto gira attorno alle riprese di un cantante su un palco alternato con le vicissitudini, in qualità telenovela, di adolescenti innamorati.
E proprio per tutto questo non possiamo che amare i videoclip italiani del passato. In questa squisita promiscuità di alto e basso, di citazioni colte e luoghi comuni. E Stefano Salvati è uno degli eroi del videoclip all’italiana. Un guerriero senza paura che può affrontare lo staff di Madonna nei tribunali e dirigere il film degli 883 nello stesso anno. Un fedelissimo di Marco Masini e della musica italiana che più commerciale non si può, ma spesso imponendosi con scelte originali e idee artistiche di assoluto valore. Uno che è stato per tanti anni pure il manager di Vasco Rossi (non è finita benissimo in realtà…) e di cui è stato l'”interprete tecnico” di Polanski nell’ambito del video de Gli angeli.
Un “Eroe nel vento”, come cantavano i Litfiba, come autore dell’omaggio più strano possibile al più importante dei registi cinematografi italiani. Esattamente dove non te lo aspetti, in una canzone di Marco Masini, dove l’onirico è proibito. Eppure Fellini piaceva a tutti e tutti volevano ricordarlo. E così Federico Fellini ha cento anni. Cento di questi videoclip per poterlo ricordare.