Dal 9 marzo l’Italia è in quarantena. Un intero paese in lockdown, a cui sono seguite più tardi simili restrizioni in paesi vicini, come la Francia e la Spagna, ma anche i più reticenti Gran Bretagna e Stati Uniti si stanno allineando nell’emanare disposizioni simili a quelle imposte dal nostro governo. In momenti così drammatici, la produzione culturale è forse l’ultimo dei problemi, anche se economicamente parlando il blocco completo a livello produttivo – festival cancellati, uscite posticipate, produzione in stand-by – non è cosa da poco, anzi.
In questo articolo, non ci occuperemo però di economia, non faremo previsioni su quando tutto questo finirà, ne ci lanceremo in ricette per risolvere la crisi che verrà. Semplicemente mettiamo in fila alcune soluzioni che stiamo osservando in questi tempi di restrizioni produttive, sia sul piano organizzativo che sul piano estetico, e che potrebbero dominare la videomusica dei mesi a venire. Al momento abbiamo individuato tre filoni generali, vediamoli insieme.
1. Riciclaggio e found footage
Diamine – Isolamento (Bendo)
Forse il Coronavirus un aspetto positivo ce l’ha: stanno diminuendo le emissioni inquinanti. Un approccio in un certo senso green potrebbe essere la soluzione anche nel mondo dei videoclip, perché no? Pensiamo allora ai Bendo che, bloccati in casa per il lockdown, hanno riciclato per Diamine una ripresa, forse un test, di qualche tempo fa. Un semplice piano sequenza su una ragazza (Irene Lenzi) casualmente e fortunatamente in tema con il mood e il testo del brano, nonché col periodo che stiamo vivendo. Un vero colpo di fortuna, ma anche un possibile trend per l’immediato futuro.
In linea con il “riciclaggio”, troviamo poi l’utilizzo di found footage. Videoclip con materiale d’archivio sono già una realtà per band e artisti con limiti produttivi. Altra opzione sono i filmati stock, sempre più utilizzati ma più costosi. Le opzioni, inosmma, non mancano ma ricordatevi di essere creativi!
2. Social Network e fai da te
Ghali – Good Times (Giulio Rosati)
L’internet 2.0 non ce lo siamo certo inventato durante la quarantena, ragione per cui idee come quelle che sostengono la clip di Good Times già si sono viste a tutti i livelli, mainstream e underground. Ma c’è da credere che iniziative come queste, con il coinvolgimento dei fan attraverso i canali social per creazioni collettive, si facciano sempre più frequenti.
Per dire, gli Eugenio in Via di Gioia hanno già pubblicato tre videoclip del genere: Altrove, Lettera al prossimo e Tsunami. E su un territorio simile si è mosso anche J-Ax, addirittura produttore, regista e montatore di Supercalifragili: molte sono le persone coinvolte, infatti, e come in Good Times è centrale il social network – Tik Tok in questo caso, anziché Instagram -, ma là dove la partecipazione attiva dei fan era fondamentale, qua troviamo il contributo degli influencers.
Ma il tratto saliente, forse, di questi lavori è l’aspetto casalingo della clip e il ruolo in un certo senso autoriale del musicista, che vorrebbe abbattere le intermediazioni con i fan. Al di là delle ingenuità che sottendono a questo approccio, si tratta di un un trend consolidato, destinato ad aumentare esponenzialmente: si pensi ad esempio al video, molto meno costruito, del francese Hervé, che si fa una crepe durante Si bien du mal o il recente lavoro di Francesca Michielin, che in Stato di natura si è occupata delle riprese, aggirandosi per una Milano sull’orlo del lockdown.
Una tendenza che va a sommarsi alle dirette Instagram e Facebook, ai concerti live dal terrazzo di casa. È facile pensare che il confine tra il videoclip e le stories di Instagram o le clip di TikTok andrà assottigliandosi ancora di più. Ma Spike Jonze e Kanye West avevano già previsto tutto questo cinque anni fa…
3. Animazione e computer graphic
Mahmood – Eternantena (Karol Sudolski)
Questo pezzo di Mahmood è stato prodotto e registrato in casa, direttamente durante il lockdown, che è infatti il tema e l’ispirazione di questa Eternantena (che titolo inquietante…). Il video è un piccolo gioiellino firmato da Karol Sudolski, capo assoluto di queste cose nel nostro belpaese. Al di là delle contingenze di questo singolo episodio, è logico pensare che animazione e computer grafica, potendo essere realizzate in casa, domineranno con tutta probabilità le produzioni videomusicali del prossimo mese e mezzo.
Se la qualità rimane questa, ce lo possiamo fare andare anche bene, anzi siamo memori che si può fare un gran bel video anche solo usando le emoji. Ma la verità purtroppo è che uno spettro si aggira per il mondo videomusicale: il lyric-video. Già imperversava durante i bei tempi dorati delle passeggiate in libertà, dei festival all’aperto, delle partite allo stadio, delle fabbriche aper… – ah no, quelle non hanno mai chiuso -, figuriamoci adesso!
Giovanni Lindo Ferretti – Ora (Martina Chinca)
Cos’altro aspettarsi? Beh, sicuramente l’ibridazione fra tutte queste tendenze e possibilità. Il video incredibilmente più attuale è allora forse quello di Giovanni Lindo Ferretti, con la sua instant-song dal titolo più preciso di sempre: Ora. Con la chiesa della sua Cerreto chiusa per quarantena, Ferretti si è infatti lanciato in una riedizione di La lune du Prajou dei CSI, con un nuovo testo, esibito a lettere cubitali (il lyric video!) nel videoclip firmato da Martina Chinca, realizzato probabilmente mescolando riprese passate (il riciclaggio!) con alcuni frammenti girati forse da Ferretti stesso (il fai da te!).
L’elemento spiazzante qui vuole essere lo stile dimesso, anti spettacolare e lo-fi delle riprese, dell’elaborazione delle immagini e del montaggio per un look che si vuole antimoderno. Restando sul piano puramente estetico, il low fidelity (pseudo) artistico potrebbe avere grande fortuna nei prossimi mesi, unendo esigenze produttive e spirito alternativo. Sarebbe già un passo avanti rispetto all’epidemia di effetti Vhs applicati su qualsiasi cosa…