Con le produzioni ferme in tutta Italia, ne approfittiamo per fare due chiacchiere con Matteo Stefani, executive producer di Borotalco.tv (Instagram, Facebook), una delle più importanti case di produzione italiane per quanto concerne l’ambito videomusicale. Una compagnia che conta tre sedi – Venezia, Roma e Milano – e oltre una ventina di collaboratori più o meno fissi, per una mole di lavoro impressionante (come ci rivelerà durante l’intervista, Borotalco ha prodotto oltre 150 video nel solo 2019). Parlare del suo lavoro con Stefani è quindi l’occasione ideale per scoprire cosa si cela dietro le quinte del videoclip italiano.
Alessio Rosa: Nel mondo del videoclip fa fatica ad emergere la figura del regista, spesso schiacciata dalla centralità del progetto musicale (la star o la band). Figurarsi quella del produttore. Ecco perché allora comincerei proprio dalle basi. In che cosa consiste il lavoro del produttore nel settore del videoclip?
Premessa: parlo in base alla mia esperienza, mi fa pure strano la parola produttore. Oltretutto le cose in questo ambiente cambiano molto velocemente quindi è tutto in evoluzione costante, difficile fare una fotografia della realtà che non venga mossa. O almeno questo è la mia sensazione in questo momento in cui sto cercando di mettere insieme tutto per rispondervi.
Nel mio caso: da quando è nata Borotalco.tv (agosto-settembre 2016) le cose sono cambiate costantemente anche per me: non posso dire di aver fatto le stesse cose per 3 anni, anzi è stata unʼevoluzione continua. Attualmente coordino e supervisiono tutto quello che riguarda Borotalco.tv, cerco di aiutare i producer a organizzare i progetti, anche se spero sempre che siano più autonomi possibile. Per me è fondamentale il lavoro di squadra e per questo ritengo che allʼinterno della nostra realtà i rapporti debbano andare un pò anche al di là del semplice rapporto professionale.
Gestisco i budget insieme ai producer dei video; in linea di massima i rapporti coi clienti, ma anche qui mi faccio aiutare dai producer senior; inizialmente cerco di capire come approcciare un progetto e poi lo faccio sviluppare appunto da uno o più producer; seguo spesso le fasi di post-produzione avendo fatto il montatore e il colorist per anni. Ogni progetto fa storia a sé perché abbiamo video a basso budget e altri piuttosto ambiziosi. E ci sono poi tutti gli aspetti legati allʼamministratore di una srl che sono più di quanto uno possa pensare…
Dopodiché cerco, per quanto possibile (spesso siamo travolti dagli eventi e programmare diventa difficile), di pensare a come sviluppare la Borotalco, come migliorare le cose che non vanno, come mantenere quelle che vanno ecc. Fino a un po’ di tempo fa rispondevo sempre a tutte le mail, cercavo di incontrare tutti quelli che mi scrivevano, vedere i progetti che mi proponevano ecc. Ora è diventato impossibile fisicamente avendo mille cose da fare. Anche rispetto ai registi cerco di conoscere tutti, mi scrivono in molti, provo a proporli alle case discografiche e quant’altro, insomma tento di fare sempre il massimo. Spesso alla fine di una giornata ho più cose da fare di quando lʼho iniziata.
AR: Facciamo un passo indietro. Come hai cominciato a lavorare sui set?.
Ho cominciato a lavorare prima di andare sui set. Mi è sempre piaciuto fare foto e video fin da bambino, crescendo ho portato un po’ avanti la passione per lʼediting (ai tempi dellʼuniversità). Poi ho fatto un master e ho iniziato uno stage alla Bmovie, che mi ha dato la possibilità in breve tempo di fare moltissime esperienze diverse, che, credo, mi siano servite moltissimo a darmi una formazione “completa” rispetto al mondo “audiovisivo”.
Lavoravo su progetti nellʼarea di Venezia: Biennale Teatro, Musica ecc. Ho fatto soprattutto regia e montaggio. Nel 2008 ho lavorato sul mio primo set “vero”, un horror indipendente (Morituris) che è stato il primo film girato in RED One in Italia (io facevo appunto il tecnico RED perché la Bmovie è stata tra le primissime case di produzione in Italia ad acquistarla). Poi format tv, documentari, piccoli spot, videoclip “locali” e altri film sempre in quel ruolo (cercavo di fare da punto di unione tra il set e la post, perché io sono sempre stato uno più da post). E da lì ne sono successe parecchie tra film, progetti allʼestero ecc. I lavori per me più importanti prima della nascita di Borotalco.tv direi che sono stati il video di Rockin1000 per i Foo Fighters, che ci ha fatto vivere un periodo di follia inaspettata, e un documentario che abbiamo girato al Burning Man, unʼesperienza fantastica. E anche un video con Skin degli Skunk Anansie.
AR: Come è nata invece la tua casa di produzione, la Borotalco.tv?
Io ho sempre avuto una grande passione per i video musicali. Ho suonato per tanti anni la batteria e musica e video appunto erano e sono due mie grandi passioni. Ho avuto la fortuna grazie al mio socio Andrea Biscaro di entrare in contatto con la The Mob (poi diventata 9.99 films) di Cosimo Alemà con cui abbiamo collaborato per la realizzazione del suo primo film (At the end of the day).
Ho continuato a collaborare con loro come montatore di alcuni video di Cosimo appunto (il mio primo video mainstream è stato Pronti partenza via di Fabri Fibra). Avevamo a Roma quindi la nostra seconda sede insieme a quella di Mestre/Venezia. Fulvio Compagnucci, Cosimo e Luca Legnani mi hanno chiesto di prendere in mano insieme a loro il progetto dei video musicali, perché dopo tanti anni loro volevano cambiare strada. Abbiamo quindi deciso di fondare una nuova realtà gestita da noi e a cui avrebbero preso parte anche loro almeno nel primo periodo, per poi defilarsi gradualmente. Così è nata la Borotalco. Il nome, visto che alcuni lo chiedono, non ha un significato preciso. Abbiamo fatto una lista di nomi casuali e alla fine abbiamo scelto questo. Ci piaceva perché pop, perché richiamava il film di Verdone, ma non cʼè una motivazione troppo concreta nella scelta.
Nicola Marceddu: In Italia state diventando in breve tempo il punto di riferimento per la produzione di video musicali. Mahmood, Guè Pequeno, Ghemon, Ghali, Levante e Daniele Silvestri sono alcuni dei nomi con cui avete collaborato solo l’anno scorso. Come ci siete arrivati?
Direi che siamo passati attraverso tre fasi. Durante la prima abbiamo lavorato quasi esclusivamente con Mauro Russo e Cosimo Alemà. Loro facevano la maggior parte dei video italiani e in pochissimo tempo ci siamo trovati a lavorare con artisti e progetti di punta del panorama musicale italiano.
Quando Cosimo ha completato il suo “processo di migrazione” verso altri progetti (serie tv in primis) e Mauro ha iniziato le riprese del suo film abbiamo dovuto rivedere un pò il nostro progetto. Quindi siamo passati a una nuova fase ripartendo da zero, investendo su altri registi che potevano avere bisogno del nostro aiuto e che ritenevamo adatti a collaborare con noi in quel periodo, uno su tutti Enea Colombi.
Da quel momento la situazione si è evoluta, abbiamo aperto la sede milanese tra giugno e settembre 2018 e i contatti con registi, etichette e artisti si sono infittiti.
AR: Parliamo di budget. Un videoclip medio prodotto da Borotalco.tv su che cifre si aggira? Puoi farci degli esempi? Hai notato cambiamenti negli ultimi anni: i budget si stanno alzando o stanno diminuendo?
I budget variano da progetto a progetto. Abbiamo fatto video con 3-4 mila euro perché ci interessava collaborare col regista o magari perché credevamo nel progetto musicale. Con Attilio Cusani e Mahmood, per esempio, abbiamo girato il video di Milano Good Vibes il primo agosto 2018, con un budget molto limitato, perché credevamo nel progetto. Direi che in quel caso ci abbiamo visto giusto.
Quindi può capitare che un video con un budget per esempio da 4k possa avere un “valore” di molto superiore, se noi rinunciamo al guadagno, lavoriamo in prospettiva, troviamo accordi con partners che sposano la filosofia per un determinato progetto. Purtroppo o per fortuna è una scelta obbligata se si vogliono fare anche progetti non proprio mainstream portando comunque della qualità e cercando di realizzare al meglio (per quanto possibile) le idee del regista o di chi ha pensato il video.
Abbiamo poi girato alcuni video (Fedez, J-Ax, Rovazzi ecc.) con dei budget molto importanti, ma anche in quel caso abbiamo sempre cercato di dare un servizio che avesse un valore maggiore rispetto al budget. Questo per scelta nostra e anche un pò per necessità. Infine, sul discorso andamento dei budget: si alzano e si abbassano a seconda dei periodi. Va un pò a momenti.
NM: All’edizione di Sanremo di quest’anno molti artisti si sono presentati al festival con un videoclip prodotto da Borotalco.tv. Immagino non sia stato facile avere in lavorazione così tante produzioni contemporaneamente e con una deadline identica per tutte. Vuoi raccontarci un po’ di questa esperienza? Quali difficoltà avete incontrato?
Non è stato facile, abbiamo già vissuto quest’esperienza l’anno scorso sia con Sanremo che X Factor, ma in realtà ci capita spesso. I videoclip vanno un pò a ondate, a periodi diciamo: capita frequentemente che artisti di etichette differenti vogliano uscire in periodi simili, quindi siamo abituati a gestire questo tipo di situazioni.
Non è facile sia chiaro, a volte abbiamo avuto difficoltà, altre volte ce la siamo cavata meglio. Paradossalmente Sanremo, X Factor e realtà di questo spessore, avendo delle scadenze precise, non danno la possibilità ad un artista o un’etichetta di rimandare allʼultimo la richiesta di modifiche, perciò ci possono essere dei risvolti positivi anche in questi casi, se si guarda il tutto dalla giusta prospettiva.
In ogni caso i ragazzi che fanno parte di Borotalco.tv sono molto in gamba, hanno grande passione e si sacrificano molto (a volte pure troppo) per la causa – approfitto di questa occasione per ringraziarli pubblicamente – e questo ci permette di superare anche situazioni che diventano estreme.
AR: Questo stakanovismo è in qualche modo legato ai margini (bassi o bassissimi) di guadagno? Non temi che troppa quantità possa andare a discapito della qualità?
Sì lo temo, a volte succede, ma non si può sempre avere tutto. Ci sono progetti che vengono meglio, altri peggio, come in tutti gli ambienti. Noi cerchiamo sempre di impegnarci al massimo. Se vedo che si sarebbe potuto fare di più mi infastidisco molto. Ovvio che una volta, quando seguivamo meno progetti, potevamo dedicarci più attenzione, ma questo riguarda più me in prima persona, perché in Borotalco.tv ci siamo allargati proprio per far fronte al lavoro crescente.
Certamente spesso nei video musicali i guadagni non sono altissimi. È un discorso un pò complesso comunque, non voglio fare quello che si lamenta, non sarebbe un messaggio corretto. Il mio/nostro obiettivo è comunque quello di alzare sempre di più il livello dei nostri progetti, per quanto possibile. È possibile che in futuro proveremo a diminuire il numero dei video (nel 2019 tra music promo e altro abbiamo girato credo 150 video, se non di più) ma si vedrà. Come già detto le cose cambiano in continuazione in questo ambiente, in questo periodo poi direi che certezze non se ne possono avere.
NM: In una chiacchierata precedente abbiamo accennato alle differenze che intercorrono tra l’approccio estero e quello italiano in termini di produzione di videoclip. Penso a ciò che per molte case di produzione estere (Pulse, Academy Films, Anonymous Content, FRIEND, Riff Raff, ecc.) è oggi lo standard, ovvero avere un roster di registi con il quale lavorare abitualmente. Ecco, perché secondo te ad oggi in Italia questo sembra essere un’utopia?
Non è unʼutopia, diciamo che dal mio punto di vista per avere lʼesclusiva di un regista lo devi pagare per i lavori a cui potenzialmente dovrebbe rinunciare per lavorare solo con te. Le esclusive non si fanno più nemmeno nel mondo dei commercial ormai, o comunque si fanno molto meno di una volta, nellʼambiente dei videoclip non mi sembra possa aver senso una cosa del genere.
In futuro vedremo se fare un discorso più a lungo termine con alcuni registi, ma questo dipende da come si evolveranno le cose. I registi che collaborano con noi a volte vengono chiamati anche da altri per progetti non legati al video musicale, non vedo perché debbano rinunciarci. Poi se quei progetti si sovrappongo ai nostri è un altro discorso, ma io spero che i registi con cui collaboriamo lo facciano perché ritengano che siamo i più adatti a portare avanti un progetto con loro.
La realtà estera la conosco fino a un certo punto, anche se cerco di guardare molto come si comportano le case di produzione importanti per poterci migliorare, ma più in senso pratico e gestionale.
NM: Anche in seguito alla nascita di realtà come WDMV (We Direct Music Video), con Daniel Kwan (metà dei DANIELS) in prima linea nella lotta per la trasparenza all’interno dell’industria videomusicale, è oggi alla portata di chiunque capire quali sono i passaggi fondamentali della pre-produzione di un videoclip, come ad esempio il pitching e la stesura di un treatment da parte di uno o più registi. Qui in Italia che grado di coinvolgimento ha il regista nella fase di pre-produzione di un promo? L’approccio è il medesimo?
Le strade non sono sempre uguali: spesso artista o etichetta discografica contattano un regista, si confrontano sullʼidea e poi vengono da noi (a volte il regista, altre volte lʼetichetta, e altre ancora entrambi) per mettere in piedi il progetto.
Più raramente invece può capitare che l’etichetta e/o l’artista vengano da noi per chiedere delle proposte riguardo un progetto, o che ci chiedano di lavorare con un determinato regista (che magari è in grado di presentare due progetti creativi invece di uno solo), o ancora può succedere che siamo noi a proporre due o tre registi che riteniamo adatti per quel progetto. Purtroppo questo non si verifica molto spesso, limitando le possibilità per i registi emergenti di mettersi in gioco.
Il caso più frequente è quello in cui gli artisti scelgono uno o più registi per i loro video, mentre è raro che chiedano a noi di fare delle proposte di regia per i loro progetti, anche se ultimamente accade un pò più spesso.
AR: Più in generale, a sentirne parlare, la pre-produzione appare come un vero e proprio incubo fatto di tempi sempre ristrettissimi. Pensi ci sia una soluzione a questo problema? Le etichette discografiche non potrebbero strutturarsi un po’ meglio e venirvi incontro?
Le etichette discografiche ogni tanto provano a confrontarsi con noi, anche lì andrebbero fatti dei distinguo. Sicuramente nel tempo le cose sono migliorate, in generale, sia nei rapporti con le etichette, sia nella gestione dei progetti. Cʼè da dire però che lʼindustria musicale ha dovuto riadattarsi nel nuovo millennio a una realtà ben diversa da quella passata dove le vendite portavano introiti incredibili. Si stanno riorganizzando nellʼera di Spotify e dei social, spesso anche loro fanno il possibile per incastrare tutto e si trovano a dover fare i salti mortali come noi. Dʼaltronde il video è solo uno degli strumenti con cui si promuovono gli artisti.
Penso comunque che se le etichette ci vedessero più come un partner con cui sviluppare un progetto con un obiettivo comune, invece che come un fornitore esterno che lavora per loro, le cose migliorerebbero sotto ogni aspetto, per loro in primis. Aggiungo però che in molti casi questa fiducia nei nostri confronti è andata crescendo nel tempo, anche se gli imprevisti sono sempre dietro lʼangolo.
AR: Che consigli ti senti di dare ai giovani che vogliono intraprendere questo mestiere?
Per quanto riguarda il lavoro di produttore video in generale, consiglio di pensarci bene perché avere una società non è uno scherzo, spesso si sottovaluta lʼimpatto che può avere sulla propria vita. In ogni caso il mio consiglio è quello che ho seguito io a suo tempo: cercare di realizzare cose che piacciono a te o almeno provarci.
Poi a chiunque invece voglia entrare nel modo audio/video che siano video musicali o altro, e voglia diventare un professionista dico di studiare molto, di specializzarsi. Studiare non vuol dire leggere libri pallosi ma guardare quelli più bravi, informarsi e collaborare il più possibile con persone più esperte per imparare da loro.
Al giorno dʼoggi spesso dopo poco ci si sente “arrivati” o comunque in grado di potersi definire professionisti. Io credo che questa tendenza porti allʼabbassamento del livello generale dei professionisti, quindi una cosa negativa, ma allo stesso tempo unʼopportunità in più per chi ha talento e si impegna per emergere.
NM: Cosa dobbiamo aspettarci in futuro da Borotalco Tv? Progetti in cantiere? Avete intenzione di continuare su questa strada del videoclip o pensate di allargarvi e produrre pubblicità, serie, cinema?
Borotalco.tv fa parte di una società che già ha lavorato in altri settori, ma la nostra realtà rimane un po’ a sé in ogni caso. Sicuramente il nostro approccio sarà sempre quello di migliorare, aggiornarci e adeguarci ai cambiamenti, con lʼobiettivo di fare anche progetti diversi rispetto al music video, come già stiamo facendo in realtà con branded content e produzioni parallele che abbiamo realizzato con alcuni dei nostri registi. Anche se la passione per lʼaccoppiata musica/video per me rimane sempre la cosa più importante, quindi spero di non doverci rinunciare.
Ho molte più idee in testa di quelle che potrò mai realizzare, ma questo mi succede da sempre. Ci piacerebbe collaborare di più con lʼestero e stiamo andando in questa direzione, come è già successo con Vevo Uk. Da quando siamo a Milano abbiamo messo in piedi anche un reparto casting, gestito da Enrico Cestaro, che lavora spesso in autonomia rispetto alle nostre produzioni.
AR: Infine una domanda sulla stretta attualità. Avete bloccato tutta la produzione? Come pensate di agire durante questa emergenza legata al coronavirus?
Siamo a casa in attesa di tempi migliori come tutti. Io sto cercando di recuperare tutto il materiale di archivio per fare un reel, abbiamo poi aperto il nostro canale YouTube – vi invito ad iscrivervi, non lʼabbiamo mai pubblicizzato –, pensiamo a progetti futuri ecc. Vediamo che succede, cerchiamo di essere ottimisti per ora!