Fotoromanzi – Il classico senza classicismo, una rubrica di Alberto Beltrame
Tutti ricordano Vasco Rossi agli ultimi posti delle classifiche del Festival di Sanremo, oppure la stessa sorte avuta da Zucchero, a più riprese, prima del grande successo. Abbiamo meno memoria, invece, sul fatto che lo stesso capitò anche a dei giganti della canzone italiana, che poi nella competizione ligure trionfarono. Nilla Pizzi fu la prima vincitrice del Festival nel 1951 (Grazie dei fiori) e nell’anno successivo riuscì in un’impresa abbastanza incredibile, ovvero classificarsi allo stesso tempo prima (Vola colomba), seconda (Papaveri e papere) e terza (Una donna prega). La Eddy Merckx della canzone all’italiana però in quella stessa edizione si classificò anche all’ultimo posto (Nel regno dei sogni, in coppia con Achille Togliani), così, per non farsi mancare nulla. Cosa che ripeterà anche l’anno successivo, classificandosi allo stesso tempo seconda, ottava e ultima, in tutti i brani in coppia con Teddy Reno.
Anche Johnny Dorelli riesce nell’impresa nel 1958 di arrivare primo (Nel blu dipinto di blu, soprattutto grazie al suo compagno di squadra Modugno…) e anche ultimo (Fantastica, in coppia con Natalino Otto). L’anno successivo, che vedrà ancora trionfare la coppia Modugno-Dorelli (Piove (ciao ciao bambina)), a classificarsi in fondo sarà un altro grandissimo del canto nostrano come Claudio Villa (Un bacio sulla bocca, in coppia con Betty Curtis). Qualche anno dopo, nel 1964, una delle canzoni italiane più famose della storia arriverà anch’essa ultima in competizione: Una lacrima sul viso interpretata da Bobby Solo. Ma ultimi a Sanremo arrivano anche Caterina Caselli in coppia con Nino Ferrer (Re di cuori, 1970), I Nomadi (Non dimenticarti di me, 1971), lo stesso Modugno (Un calcio alla città, 1972), e tanti altri ancora.
Di certo in buona compagnia, allora, si trovano negli annali della storia sanremese i Bluvertigo che nell’edizione del 2001 arrivano ultimi con la canzone L’assenzio. E così, nell’anno in cui l’ex leader dei Bluvertigo Morgan torna sul palco dell’Ariston (Sincero, in coppia con Bugo), ci piace ricordare uno dei gruppi italiani più interessanti e innovativi degli anni Novanta che, in un modo o nell’altro, finiranno la propria esistenza proprio qui, con questa canzone e con questa apparizione al Festival. Un finale decisamente più esaltante di quanto possa far intuire la classifica di Sanremo e arricchito da un videoclip di pregevolissima fattura.
La pioggia, le feste, il dottore,
L’alcohol, i discorsi, le moto degli altri,
L’acqua calda, il fumo, l’arrosto,
Costruire una capanna, i massaggi,
La crisi, le associazioni, la suora,
Il prete, gli sposi,
La marijuana
I Bluvertigo hanno saputo sfornare negli anni diversi videoclip di qualità, grazie al grande interesse che hanno sempre avuto per l’arte video e per la cultura dell’immagine, della quale persino alcuni dei testi delle loro canzoni sembrano influenzati. L’assenzio vede alla regia la fu compagna di Morgan, quella Asia Argento che solo l’anno prima aveva esordio come regista cinematografica con Scarlet Diva. Un video che vede l’influenza del padre Dario nell’utilizzo delle atmosfere gotiche e di sotterfugi ironici in una cornice squisitamente orrorifica. Il mondo che si vuole rappresentare è quello, appunto, dell’assenzio, ovvero i salotti ottocenteschi, tra fantasmi e fumi, tra poeti e droghe. Tutto richiama alla fine dell’Ottocento, dal vampirismo alla tartaruga simbolo decadentista.
Le vacanze, lo stato, la frutta,
I soldi, mangiarsi le unghie
Gli amici imborghesiti, sado-maso,
L’erba voglio, cibo giapponese,
I dischi, capire Battiato, film d’orrore,
Le case chiuse
Ma il colpo di genio è la presenza nel video di Franco Battiato. Il cantautore, mito personale di Morgan e presente pure nei versi della canzone, che Sanremo lo ha sempre snobbato pur avendone vinto uno con una sua canzone (Per Elisa, interpretata da Alice nel 1981). Qui si trova a impersonare l’alchimista che dà vita all’assenzio di fronte a un pubblico di devoti discepoli. La scenografia sembra cambiare all’arrivo di Battiato, quasi a voler citare visualmente gli inarrivabili videoclip del Maestro siciliano negli anni Ottanta (dei quali parleremo in questa rubrica prossimamente), per poi arrivare all’anarchia degli specchi spezzati nei quali si vedrà riflessa la stessa Asia Argento. Una metafora, vista col senno di poi, sul percorso dei Bluvertigo: nati sotto il segno dell’elletro-intellettual-pop creato da Battiato alla fine degli anni Settanta, finiscono nelle mani dell’anarchica macchina autodistruttiva della coppia Morgan-Argento, infrangendosi in piccoli pezzi di specchi a riflettere un passato glorioso.
Gli effetti speciali, la polizia,
Travestirsi, la censura, l’oppio,
La religione, il lego,
L’assenzio