25. Entropia – Trasparente (Bruno Raciti)
Un nome su cui scommettere per il futuro? Punto le mie fiches su Bruno Raciti. Senza budget e con mezzi ridottissimi il giovane regista siciliano regala una clip intensa e vivida che, al netto dell’inesperienza (parliamo di un classe ’98) e seppur limitata da un brano non eccezionale, rivela comunque una grande consapevolezza espressiva e uno sguardo visionario affatto banale.
24. Margherita Vicario – Abaué / Morte di un Trap Boy (Francesco Coppola)
Con il meglio del video pop femminile internazionale come stella polare (Rosalia in testa), Francesco Coppola mette in mostra una curiosa galleria di personaggi, saltando con libertà da una situazione all’altra sulle note di un pezzo fortissimo – incredibile non abbia nemmeno sfiorato il milione di visualizzazioni, ma a quanto pare è un problema frequente per le interpreti italiane – e toccando alte vette di stile. Derivativo ma pregevolissimo.
23. Marco Mengoni – Duemila volte (Shipmate & Giulio Rosati)
Marco Mengoni c’ha sempre creduto nel videoclip, ma si è preso anche le sue tranvate. Qui non sbaglia affatto affidandosi al duo Shipmate (al secolo Riccardo Bellei e Giuseppe Muschio Schiavone) e a Giulio Rosati, in grado di allestire un video pop concettuale di grande eleganza e respiro internazionale, nonché leggibile su più livelli. Non è roba da poco.
22.Selton feat. Dardust – Cercasi Casa (Niccolò Valentino, Mattia Cafieri)
Ma quanto sono belle le piante? Qui assolute protagoniste, tanto del playback (semplice, ma di classe) quanto della narrazione che vede al centro la parabola di una pianta la quale, da scarto di un vivaio, trova infine casa in una rotatoria in mezzo ai palazzoni. Video diretto a quattro mani da Niccolò Valentino e Mattia Cafieri, con quel filtro lì, quelle zoomate lì, quel montaggio lì finisce per essere un po’ un esercizio di stile, ma è anche scritto molto bene e scorre senza inciampo alcuno.
21. Mox – Qualcosa di speciale (Marco Brancato)
Brancato, non lo scopriamo certo oggi, è una delle firme più convincenti dell’animazione breve italiana. Questo lavoro per Mox fonde abilmente narrazione, creatività delle transizioni e uso del colore per un risultato compatto e molto convincente.
20. Mulai – HD Me (Giada Bossi)
HD Me è il racconto sottile e allusivo delle difficoltà comunicative di una ragazza all’interno di un rapporto di coppia. Tra sguardi, sigarette e corse in motorino la clip riesce a trasmettere stati d’animo ed emozioni grazie anche ad un uso molto intelligente degli ambienti, mentre nel finale gli effetti speciali garantiscono il crescendo conclusivo. Se veniva girato in 16mm, quelli di Vimeo mandavano lo ‘Staff Pick’ per direttissima.
19. /handlogic – Communicate (Erika Errante)
Video da manuale per forza espressiva, semplicità e coesione col brano. Errante è fra le firme più solide, originali e versatili della videomusica italiana e sarebbe curioso vederla alla prova anche con pezzi più pop.
18.Joan Thiele – Le Vacanze (Simone Rovellini)
Dopo aver consacrato Myss Keta nell’immaginario contemporaneo italiano, Simone Rovellini convince anche con questo iconic video per Joan Thiele (anche lei una ragazza di Porta Venezia) che restituisce nitidamente un rinnovato ritratto della cantante, in una centrifuga di riferimenti visivi e stati d’animo. Nulla da invidiare alle produzioni estere e direzione d’arte di altissimo livello per un pop d’autore ingiustamente non apprezzato dal grande pubblico.
17. Lango & Klaudio Vvs – FUCK (Pierfrancesco Bigazzi)
Nell’anno in cui finalmente il video hip-hop italiano mainstream comincia a rinnovarsi, fa piacere notare che anche dal basso c’è chi prova a fare qualcosa di diverso e originale senza ripetere le solite formule. In FUCK, Pierfrancesco Bigazzi riesce a proporre l’equivalente visivo di un pezzo eccessivo, rabbioso e urlato attaccando lo spettatore con brandelli narrativi e transizioni rapidissime che arricchiscono un playback già di per sé intenso. Un vero assalto.
16. Nouccello – Piano B (Luigi Milardi, Valentina Natarelli)
La sorpresa dell’anno. Il male presentato con la faccia pulita di una reginetta del liceo qualunque diventa ancora più inquietante; una rappresentazione estetizzata ma ancora più ficcante del bullismo; un incubo di castrazione dove humour nero e spietata analisi sociale si (con)fondono. E allo stesso modo a confondersi sono realtà e finzione, che si sovrappongono e riverberano a vicenda grazie ad un’attentissima architettura fatta di immagini amatoriali autentiche e costruite e ad un uso originale del digitale.