9 ex aequo. Beardyman feat Joe Rogan – 6am (Ready To Write) (Ian Pons Jewell) / James Massiah – Natural Born Killers (Ride for Me) (Ian Pons Jewell)
Pons Jewell ha messo a segno una doppietta semplicemente clamorosa quest’anno. Da un lato 6 am (Ready to Write), una commedia stupefacente che, per citare un commento YouTube, va da 0 a Chris Cunningham in un battibaleno, testimoniando una volta di più la versatilità del regista. Dall’altro l’irresistibile Natural Born Killers (Ride for Me), in cui il caldo la fa da protagonista e il nostro riesce a trasmetterlo in modo chiaro e diretto, quasi epidermico, attraverso tutta la sua maestria. Uno dei più grandi registi in attività, punto fermo della scena.
8. Dj Shadow feat. De La Soul – Rocket Fuel (Sam Pilling)
Pilling e Dj Shadow hanno già marchiatoa fuoco la decade con il precedente Nobody Speak. Rocket Fuel non è sullo stesso livello iconico ma attesta una volta di più il talento del regista nel concepire idee fortissime e memorabili, per un video fra i più divertenti e riusciti dell’anno, dove in controluce si leggono sempre le tensioni contemporanee seppur virate su questioni e immaginari di un’altra epoca (il “falso” allunaggio in questo caso).
7. The National – I Am Easy to Find (Mike Mills)
Il visual album diretto da Mike Mills per i The National fuoriesce da ogni canone promozionale, raccogliendo spezzoni di brani qua e là da I Am Easy to Find per cui l’unica logica è solo quella della riuscita drammatica. In scena va la biografia di una donna, interpretata da un’Alicia Vikander in stato di grazia, capace di restituire tutte le età della vita con uno sguardo e una manciata di movimenti. Un’interpretazione virtuosa che eleva un lavoro toccante, forse addirittura superiore nella versione breve, sorta di trailer che con i suoi vuoti e non detti lasciava spazio all’immaginazione dello spettatore.
6. The Chemical Brothers – We’ve Got to Try (Ninian Doff)
Ma cosa bisogna dire di We’ve Got to Try? Sembra quel videoclip simpatico con quelle idee assurde che spaccavano tutto a inizio decennio, ma col finale telefonato che però viene disatteso non una, non due, non tre….forse neanche quattro volte chi lo sa. Pure il finale non lascia scampo: una fatality narrativa bella e buona. Ninian Doff nell’Olimpo dei grandissimi.