10) Andrea Laszlo De Simone – Gli uomini hanno fame (Sans, ALDS)
Italia Germania 4-3 ma senza il pallone. Un’idea originale del cantautore Andrea Laszlo De Simone, che già basterebbe per farci un buon video, ma i Sans (Gabriele Ottino e Paolo Bertino) hanno il merito di aver elaborato l’idea, adattandola perfettamente a quel miscuglio eterogeneo di suoni e rumori che costituisce il tappeto sonoro del brano, qui tradotto in un flusso televisivo che potrebbe essere il subconscio dell’anziano protagonista. Il design minimale, come già nel bellissimo Vieni a Salvarmi, convoglia una maggiore forza alla visione, che si chiude con un esasperato blow-up delle immagini d’archivio, che vengono trasformate così in pura astrazione.
Del duo torinese non possiamo poi non citare il recente La mia luna per Paolo Saporiti, uscito solo qualche settimana fa e vero e proprio manifesto poetico. I due bambini protagonisti che inscenano un ambizioso film di fantascienza con mezzi rudimentali e tanta, tanta immaginazione sono l’alter ego dei dure registi. (AR)
9) Elenoir – This War (Cristiano Pedrocco)
This War è il video italiano di quest’anno in cui playback e narrazione si fondono al meglio. Elenoir è introdotta come in un classico iconic video per poi essere sempre inquadrata tra luci al neon che ne esaltano la figura. Questo mentre mano a mano si svela la narrazione e il suo ruolo, che si rivela sinistro, come se fosse una sorta di angelo della morte. Diretto da Cristiano Pedrocco, vince il premio miglior videoclip al festival Cortinametraggio 2018. (AR)
8) Calibro 35 – Superstudio (Patrizio Gioffredi)
Assurdo post-noir avvolto da un decor anni Sessanta-Settanta semplicemente irresistibile e che altro non è che l’ispirazione principale del brano dei Calibro 35. Brano che si fa ben presto colonna sonora della progressiva perdita di sennò di un architetto, invaghito di una femme fatale con la quale si scambierà di ruoli nella vertiginosa e sorprendente parte finale, dove tra specchi e campi contro campi il senso di realtà verrà meno, lasciando lo spettatore disorientato. Opera del collettivo John Snellinberg, regia e montaggio sono accreditate a Patrizio Gioffredi. (AR)
7) Andrea Poggio – Miraggi metropolitani (Giorgio Calace, Karol Sudolski)
Elegantissimo lavoro, come sempre, da parte del duo Giorgio Calace e Karol Sudolski, che inseriscono Andrea Poggio in uno di quegli spazi digitali e astratti cui ci hanno abituato con i lavori per LIM. Spazio che è interrotto solo da tubi al neon virtuali, che sembrano poter rappresentare proprio quei “miraggi metropolitani” del titolo. I colori pastello degli sfondi e dello styling stridono volutamente con le insegne luminose, per la maggior parte di negozi, che qui avvolgono il protagonista come tanti stimoli vuoti. Una passeggiata sintetica, come l’ha definita lo stesso cantante, nella quale riusciamo a percepire perfettamente il disorientamento di cui parla il testo. (AR)
6) The Zen Circus – Catene (Zavvo Nicolosi)
Con Catene Zavvo Nicolosi e Ground’s Oranges hanno fatto un lavoro stupendo, perché prima di tutto hanno capito la gravità e l’importanza del testo, che paragona la morte ad una sorta di liberazione. Partendo da questo il collettivo ha realizzato una clip onirica e delicata, dove un’anziana signora intraprende un metaforico viaggio premorte per dire addio a tutti i suoi cari, accompagnata da un singolare autista, un po’ Caronte un po’ Ambrogio nel famoso spot dei Ferrero Rocher. Coerente e poetico, la forza del video risiede anche nella location catanese di Nicolosi e nella scelta degli attori, credibili anche in situazioni paradossali. (AF)