Altro grande video messo a referto dalla premiata ditta Zhang + Knight. Il duo formato da Linden Feng (Zhang) e Hannah Palumbo (Knight) ritorna sui propri passi con questa collaborazione con Ato, per il quale realizzarono il loro primo videoclip (Notion). Monster sviluppa una storia sospesa tra (falsi) ricordi d’infanzia e l’età adulta, la campagna e la città, la storia e il mito.
In un prato nel mezzo del Dartmoor, in Inghilterra, un bambino di colore scopre la testa di una gigantesca scultura rappresentante un re medievale nero. In seguito, ci vengono mostrati altri momenti dell’infanzia del protagonista: film e documentari visti alla tv e che presentano questo fantasmatico monarca, giochi in costumi medievali che ne rievocano la figura fino all’apparizione dello stesso.
È qui che il video prende un’altra piega: la figura del re svanisce letteralmente nel vento e ci ritroviamo catapultati a Londra, dove Ato è ora un adulto, alle prese con quello che si rivela essere un falso ricordo di infanzia. Ciò che Monster dunque mette in scena è un’allostoria mentale, una versione alternativa del passato che serve a lenire un trauma sociale. Quello che il bambino crea nella sua mente è un “amico immaginario” dalle proporzioni mitologiche.
Al centro del lavoro, come hanno spiegato gli stessi registi, vi è infatti la solitudine provata da Ato durante l’infanzia, passata nella campagna dello Yorkshire, dove i neri sono assai meno presenti che nelle grandi città. Di lì il racconto, che vede non solo la costruzione immaginaria di una figura paterna (si veda come il bambino vive solo con la madre, probabilmente adottiva), ma anche di una vera e propria mitologia che vorrebbe ribaltare una possibile discriminazione.
Monster è assimilabile alla trilogia di ritratti metafisici che Zhang + Knight hanno realizzato per Eden – che del resto è uno dei producer di fiducia di Ato – con una coesione stilistica tra i video che riflette la contiguità musicale dei due artisti. Ma rispetto alla trilogia, quest’ultimo lavoro appare più complesso nella struttura, eppure molto più chiaro nelle intenzioni: nonostante alcuni ermetismi, Monster è assai meno enigmatico ed etereo, grazie soprattutto al discorso culturalista che porta avanti.
Ciò nonostante l’aspetto psicologico rimane preminente. Si veda infatti lo stupendo finale, dove l’incontro con la figura paterna si rivela per quello che è: immaginario, frutto di un misterioso e insondabile desiderio di redenzione. È puro Tarkovskij – difficile non pensare al finale di Solaris – evidentemente omaggiato negli ultimi fotogrammi, nei quali entra in campo anche una leggera pioggia, elemento onnipresente nel cinema del grande regista russo.