VIDEO KONDIVIDI SE HAI UN <3
Ermal Meta, Fabrizio Moro – Non mi avete fatto niente (Michele Placido, Arnaldo Catinari)
Eccoci al videoclip dei vincitori di questa edizione di Sanremo 2018. Il tema in questione è incredibilmente sensibile e quantomeno ci si aspetta che venga trattato con delicatezza. E invece proiettare sulle facce dei bambini immagini di guerra e bombardamenti non ha niente di diverso dai famosi link che dicono “condividi se hai un <3”. Non si sta effettivamente facendo nessun discorso, ma si sta cucendo una trama che ha come unico scopo quello di farti commuovere.
La scelta finale, invece, quella di mandare tutto in rewind, ci mostra benissimo quello che significa fare un uso sbagliato del linguaggio. Mandare in reverse le immagini di guerra non ha niente a che vedere con la resistenza e la forza di andare avanti; con questa scelta non si mette in atto un processo di guarigione o di opposizione, ma quasi un processo di negazione e a prescindere, vedere i due cantanti ballare su immagini di guerra è tutto il contrario di delicatezza.
Giovanni Caccamo – Eterno (Trilathera)
Il video di Giovanni Caccamo come tanti altri alterna il playback ad una storiella strappalacrime.
Un ragazzo in attesa in ospedale – cosa sta aspettando? Perché è così agitato? – viene calmato da un anziano sorridente che gli racconta qualcosa di bello e gli mostra una foto che vede lui e il suo compagno sorridere insieme. A questo punto arriva la chiamata che fa scattare il ragazzo e l’anziano signore portandoci a scoprire perché sono in ospedale, al ragazzo negativo e agitato è appena nato un figlio, all’allegro signore è morto il compagno. Una vita arriva ed una se ne va. Eterno è il nome del brano e qui il collegamento viene automatico: l’eterno sta al ciclo della vita e a quello dell’amore, che nasce e muore “senza volere niente”. E invece no, il fantasma del compagno morto va a stringergli la mano alla finestra per strappare un’emozione forzatissima di cui proprio il video non aveva bisogno. Era ad un passo brevissimo da quella semplicità senza pretese e invece ha preferito farne uno più sprofondando nella costruzione di un patema non necessario. Peccato.