Un iconic video pulito, sorprendente e curioso per Myss Keta. Un piccolo viaggio dentro la mente della trasgressiva cantante – rapper? situazionista? – quello diretto da Simone Rovellini, sempre sotto l’egida del collettivo milanese Motel Forlanini.
Tra intro e chiusura, Una vita in capslock attraversa tre diverse situazioni in un trionfo di plastica nera: prima una coreografia in abiti di latex, dove Myss Keta si triplica, poi la parodia della vita d’ufficio con immancabili accavallamenti di gambe (“il lavoro è uno strazio/sono senza contratto”) e infine, dopo un breve intermezzo, la coreografia coi burqa colorati, vera e propria signature della misteriosa artista.