Rapin* è un brano che inchioda l’ascoltatore: sinth senza fronzoli fanno da tappeto ad un parlato altrettanto incisivo nella sua nettezza, in cui la cantautrice svedese Jenny Wilson racconta di una molestia sessuale subita. «Volevo fare qualcosa di terribilmente diretto. Qualcosa da cui non ci si può nascondere o che non si può fraintendere», ha spiegato Wilson in una nota ripresa da Culture Addicts, «questa canzone richiedeva un video brutale, che doveva essere in un bellissimo stile animato capace di rendere pienamente la potenza della storia».
Sul suo sito, Gustaf Holtenäs parla di Rapin* come del suo «progetto di animazione più ambizioso di sempre, e certamente il più difficile da realizzare». Innanzitutto per le «decisioni da prendere su come rappresentare l’esperienza di una persona che viene stuprata, poiché tutto ciò che ho disegnato in questo progetto portava con sé questo tema». Secondariamente anche per la quantità di lavoro: più di 2000 immagini, che fossero «al livello qualitativo di Akira».
Stando a quanto riporta Holtenäs, Wilson lo ha contattato il maggio scorso, mentre ha cominciato a disegnare a partire da settembre: «non potevamo sapere», aggiunge, «che la campagna #metoo sarebbe esplosa quello stesso autunno».