Fra i video che ci siamo colpevolmente persi l’anno scorso, spicca il lavoro diretto da Giulia Achenza per i Mangaboo, nuovo progetto di Giulietta Passera (The Sweet Life Society) e Francesco Pistoi (Motel Connection). Giant Steps non avrebbe affatto sfigurato nella nostra top 20 italiana del 2017: non solo la cura nello styling – Achenza ha un solido background nella moda –, ma anche riferimenti colti per un mix perfetto di fascino e mistero. Per rimediare, abbiamo pensato bene di intervistare la regista sarda, di stanza a Milano.
Ciao Giulia, come stai? Cosa stai facendo adesso?
Ciao sto bene, sto lavorando a dei nuovi progetti che spero vedrete presto. Proprio oggi sono stata a fare un location scouting, durante il quale rileggendo le mie risposte per questa intervista negli appunti le ho cancellate tutte e ora te le sto riscrivendo prima di andare a dormire. Non tutte le donne sono multitasking e io ne sono la prova vivente 🙂
Giant Steps è uscito a fine novembre. Ci ricordi un po’ com’è nata la collaborazione con i Mangaboo?
Il progetto con i Mangaboo è nato tramite un’agenzia con cui collaboro, Punk for business, che ci ha fatto incontrare in occasione del video. Io e i ragazzi siamo entrati subito in sintonia e ci siamo messi subito dietro alla realizzazione del video.
Com’è nato invece il soggetto: è una tua idea o è stato uno spunto dato dagli artisti?
Entrambi direi. Francesco Pistoi uno dei componenti del duo Mangaboo, che è un grande esperto d’arte, oltre che di musica, mi ha confessato la sua passione per un artista torinese, Giacomo Grosso, in particolare per un suo quadro “Il supremo convegno”. Il dipinto rappresenta la morte di Don Giovanni in un modo anticonvenzionale, infatti l’uomo giace dentro la sua cassa mentre le sue amanti nude si muovono bellissime, sinuose e dissacranti sopra il suo corpo immobile.
Il quadro in questione ha anche una storia incredibilmente misteriosa, ha vinto la prima biennale di Venezia, subito dopo è sparito nel nulla, di esso esiste solo una foto.
Oltre a questo il video è ispirato in generale all’opera dell’artista, famoso per il suo approccio anticlericale e le sue donne e suore anomale, dai tratti somatici armoniosi ma dagli sguardi e i modi demoniaci.
L’altro dipinto infatti che ho scelto come ispirazione è “La cella delle pazze” dove una giovane suora, sotto la morsa delle altre cerca di svincolarsi.
Attraverso tutto questo ho immaginato una storia d’amore proibita dove una suora (Eleonora Carisi) e una donna (Giulietta Passerà) intrattengono un triangolo amoroso con un uomo (Don Giovanni/ Nicus Lucà) spinti da una presenza demoniaca (Francesco Pistoi) dove il paradiso/convento è in bianco e nero e la dannazione/inferno è a colori.
Tutto questo ha come sfondo il bellissimo castello di Rivara, che ospita una raccolta di opere contemporanee.
Anche il casting ha la sua importanza: fra i protagonisti troviamo Eleonora Carisi, fashion blogger, e l’artista torinese Nicus Lucà. Come sei arrivata a loro?
Sono vecchi amici dei Mangaboo e io ho trovato che l’idea potesse essere, sia esteticamente, sia concettualmente, molto interessante: accostare una bellissima fashion blogger come Eleonora, nei panni di una suora ribelle innamorata segretamente di un Don Giovanni, interpretato da un artista contemporaneo e eclettico come Nicus, non è una cosa di tutti i giorni. Inoltre è stato un vero piacere lavorare con entrambi, perché sono due grandi stacanovisti sul set è hanno interpretato il ruolo alla perfezione.
Hai una tua metodologia di lavoro/ricerca ben precisa o su ogni progetto lavori diversamente?
Su ogni progetto lavoro diversamente e cerco di interpretare al meglio i gusti e i desideri dell’artista o del brand. Chiaramente parto sempre da una ricerca fotografica, cinematografica, iconografica, concettuale, letteraria, di luoghi o persone che caratterizzino al meglio il tipo di lavoro che vado a svolgere. Mi piace pensare di migliorare, poco alla volta, la mia metodologia, sia di ricerca, che di lavoro in generale, dopo ogni progetto.
Ad ottobre è uscito Human per Christaux, un lavoro che hai diretto insieme a Giada Bossi. Com’è stato co-dirigere? Come vi siete conosciute tu e Bossi?
La vera occasione, persona e artista che ha unito me e Giada sia umanamente, che lavorativamente, è stata la nostra amica comune Joan Thiele, che ha avuto una splendida idea d’insieme, scegliendoci entrambe per il suo video Armenia e questa cosa è successa anche per Human. La cosa che mi rende molto felice è anche che in entrambi abbiamo sfruttato location che avevo in testa da tanto, infatti entrambi sono girati in sardegna che è dove sono nata.
Da promettente studentessa di moda allo Ied a regista di videoclip: com’è successo? Non che sia così insolito muoversi tra moda, fashion film e music video, ma vorremmo ci raccontassi come sei finita dietro la macchina da presa.
Ho sempre amato il cinema vedendo le cose oggi a ritroso non era poi così inaspettato.
Tutto è nato dalla mia tesi: un’analisi sulla casa, vista quasi come un paradosso, ossia come un luogo che protegge, ma allo stesso tempo isola, reclude e penso che tutto questo venga estremamente amplificato quando vieni da un isola.
Le reference erano per lo più cinematografiche da Bartas, a Tarkovsky a Amenábar e altri.
Alla fine la tesi era composta da uno shooting e due video, uno dei quali, la parte finale, si chiama Leakage e, grazie al sostegno e la fiducia di alcune persone come il mio ex docente Riccardo Conti, ha partecipato alla prima edizione del Fashion Film Festival di Milano, che mi ha concesso l’onore, col mio primo lavoro e in modo davvero inaspettato, di vincere il premio quell’anno come “Best Italian Fashion Film”.
Da quel momento ho deciso di dedicarmi a questo.
Quali sono i tuoi artisti di riferimento? Quali le tue fonti di ispirazione principalI?
I miei artisti, soggetti, film, libri e canzoni di riferimento sono davvero tanti e sarebbe impossibile farti un elenco.
Sono trasversale, odio le persone che pensano che il gusto e lo stile dipendano dal mantenere sempre lo stesso genere e la stessa estetica, le trovo noiose e poco coraggiose.
Un giorno c’è Nolan, il giorno dopo guardo Dario Argento, quello dopo ancora Malick e poi riparto con Greenaway, il giorno dopo ancora sfoglio un libro di Tillmans, poi uno di Newton, ma amo anche la Yemchuck e così via e spero che nessuno potrà mai privarmi del divertimento di attingere da tutto questo calderone di spunti e riferimenti completamente diversi.
Hai nuovi progetti in cantiere? Pensi di fare ancora videoclip in futuro?
Sì ci sono e sì li vedrete presto.