5. Jay-Z, tutti i video (Mark Romanek; Francesco Carrozzini; Tneg; Rohan Blair-Mangat; Alan Yang; Jeymes Samuel; Miles Jay; Safdie Brothers)
Dopo il videoalbum della moglie (Beyoncé – Lemonade), anche Jay-Z fa leva pesante sulla promozione visiva, commissionando un corpus di lavori di fattura eccezionale, capaci di toccare svariate tematiche, ma sempre centrati sulle questioni sociali e sulla rappresentazione culturale inerenti agli afroamericani. Dal controcartoon di The Story of O.J. (Mark Romanek) al blob di 4:44 (Tneg), dall’evanescente figura paterna di Adnis (ancora Romanek) al biopic sulla madre di Smile (Miles Jay). E ancora: la corsa disperata di Killin Jay-Z (Gerard Bush e Christopher Renz) e il ghetto sotto sorveglianza di Marcy Me (firmato dai fratelli Safdie), la performance di Lupita Nyong’o in MaNyfaCedGod (Francesco Carrozzini) e il prison movie Legacy (Jeymes Samuel), senza dimenticare il doc con Damien Marley (Bam, diretto da Rohan Blair-Mangat) e il Friends con cast all-black di Moonligth (Alan Yang)… Davvero una varietà di toni e stili impressionante, per un livello medio davvero alto. Una gamma di video variopinta, in grado di affrontare le diverse sfaccettature della questione razziale, offrendone molteplici punti di vista: un lavoro dall’impronta quasi culturalista, verrebbe da dire, capace di battere strade nuove (il “videoclip-essay” di Tneg sull’autorappresentazione della sentimentalità nella comunità nera è davvero orginale in questo senso) oppure di alzare il livello in quelle note (dal gran promo firmato dai Safdie alla parodia dei cartoni animati razzisti dell’anteguerra c’è solo l’imbarazzo della scelta).
4. The Blaze – Territory (The Blaze)
Dopo l’hype creatosi l’anno scorso con Virile, i The Blaze si affidano a Iconoclast e mettono a segno un altro colpo. Il duo elettronico parigino, qui anche dietro la macchina da presa, proseuge la sua investigazione sulla mascolinità mediterranea, specificatamente nordafricana. In questo nuovo capitolo, se così possiamo definirlo, abbiamo un protagonista sulla via del ritorno: è su una barca, pronto a raggiungere Algeri. Qui ritrova la famiglia e gli amici. I The Blaze si addentrano in questo mondo: una società dai valori ancora forti, dove l’amicizia virile è continuamente celebrata al limite dell’omoerotismo. L’idillio del ritorno è però destinato a rompersi: il protagonista è progressivamente isolato, incompreso, perso in sé stesso. L’immigrato non può davvero tornare indeitro, dov’era prima, com’era prima.
Questo nuovo lavoro non solo si conferma nello stile e nell’attenzione al dettaglio – se non addirittura una crescita, data la maggiore complessità del racconto rispetto al video precedente. Territory è un vero e proprio passo in avanti in termini concettuali: un’evoluzione dell’attenta riflessione che il duo sta portando avanti sulla mascolinità degli immigrati di seconda generazione; un approfondimento che vanta pochi eguali anche nelle altre discipline artistiche.
3. Kamasi Washington – Truth (AG Rojas)
Celebrare la diversità è un rischio grosso per un regista, perché uscirsene con un video pacchiano potrebbe capitare a tutti. Forse in alcuni momenti pure questo lavoro di AG Rojas può sembrarlo, ma il regista losangelino sa giungere alla radice del problema attraverso le immagini. In Truth elabora per 14 minuti un’epica della periferia americana, di quella “strada” che per anni ha pedinato, raccontato attraverso toccanti reinvenzioni, e che qui riassume e condensa al meglio la sua poetica. Un docu-surrealismo, lo chiamo così in assenza di un termine migliore, che disvela con tutta la potenza che gli è data – e sicuramente la musica di Kamasi Washington in questo aiuta – l’afflato egualitario e comunitario che da sempre lo alimenta.
2. Markul feat. Oxxxymiron – Fata Morgana (Lado Kvataniya)
Dalla Russia quest’anno sono arrivati diversi video di notevole fattura (si veda Leningrad – Kolshik del “solito” Ilya Naishuller così come Sirotkin – Break My Senses di Oleg Trofim e Little Big – LollyBomb firmato da Iliya Prusikin e Alina Pasok). Ma a lasciarci a bocca aperta è stato questo incredibile lavoro di Lado Kvataniya: Fata Morgana potrebbe benissimo essere il Blade Runner della nostra generazione, mentre il regista un Cronenberg cresciuto a pane e film d’azione. È il trailer di un film che vorremmo vedere ad ogni costo.