TOP 10 ITALIA – Giulia Arnaldi
Il 2017 è stato sicuramente l’anno dell’indie italiano. L’anno in cui l’indie italiano è diventato di moda, l’anno in cui l’indie italiano piace a tutti ed è in cima alle classifiche nazionali. L’anno in cui siamo così indie che l’indie italiano ci piace anche se piace a tutti. E ora che questa introduzione sembra il testo di una canzone dello Stato Sociale la nostra classifica può iniziare.
# 10
CALCUTTA – ORGASMO (FRANCESCO LETTIERI)
Siamo irreparabilmente soli. Le storie finiscono, gli amori si spengono, bisogna andare a svuotare gli appartamenti, riprendersi le proprie cose, cancellare i ricordi, chiuderli in delle scatole, scatole reali e mentali, e poi non riaprirle più fino a che non esplodono. E poi rimangono due persone sole, due persone che sono sole anche in compagnia, anche se annaspano in un universo di appuntamenti che lasciano sempre un po’ l’amaro in bocca, perché bene o male è tutto bello, ma prima era meglio.
In questo videclip, affidato alla regia di Francesco Lettieri, c’è proprio questo: ci sono due persone sole, che fanno di tutto per non esserlo, e che alla fine si ritrovano, soli, insieme.
# 9
CANOVA – MANZAREK (BENDO)
Quest’anno sono usciti due videoclip molto simili: uno è La Musica Non C’è di Coez, l’altro è, appunto, Manzarek dei Canova (regia di BENDO).
La Musica Non C’è è stato recensito e ascoltato talmente tante volte che ormai ha annoiato, mentre Manzarek mantiene ancora vivida e quasi struggente questa atmosfera amarcord (che pare essere la favorita della scena indie italiana). Le vacanze a Torino, il freddo, le birre aperte con l’accendino, le sbronze che poi sfuggono di mano e di cui poi ti pentirai per tutto il giorno dopo: a chi non è mai successo? Forse non tutti ci siamo spogliati con una canzone dei Doors, ma dopo aver ascoltato questo pezzo non possiamo che renderci conto di quanto sia bizzarramente romantico.
# 8
LE LUCI DELLA CENTRALE ELETTRICA – A FORMA DI FULMINE (FRANCESCO CABRAS)
Lo dico ogni volta che esce un nuovo album di Vasco Brondi, e ogni volta lo penso veramente: questo è l’album definitivo. Dalla prima all’ultima traccia Terra è un capolavoro, e A Forma Di Fulmine è un capolavoro nel capolavoro.
Il videoclip, che vede alla regia Francesco Cabras, è semplicissimo, eppure efficacissimo nella sua semplicità: la protagonista, Daphne Scoccia, unico personaggio in una natura che l’accoglie ma che la fa anche cadere, sia fisicamente che metaforicamente, cammina su una spiaggia, ora non più deturpata ma incontaminata, in una giornata d’estate il cui caldo riusciamo a percepire anche ora. Non succede nulla, ma non sarebbe mai potuto succedere nulla nel videoclip di una canzone che più che una canzone è una poesia, se non celebrare la bellezza nel modo più delicato e astratto possibile.
# 7
BAUSTELLE – BETTY (FABIO CAPALBO E FRANCESCO BIANCONI)
Altro album definitivo del 2017 è L’Amore E La Violenza dei Baustelle, dopo alcuni lavori che tendevano a lasciare un po’ perplessi. Da questo album è stato estratto un singolo che è un manifesto generazionale al pari de La Guerra è Finita, e che forse come tematiche un po’ gli assomiglia.
Il videoclip, diretto da Fabio Capalbo e Francesco Bianconi, è, come gran parte dei lavori del gruppo toscano, citazionista allo sfinimento (la copertina dell’album appare su un poster appeso ad una parete), ma allo stesso tempo profondamente disturbante, soprattutto a cause delle riprese molto ravvicinate e spesso instabili e dei primissimi piani della protagonista, ossessivi ai limiti del voyeurismo. Particolarmente suggestiva risulta la scena finale, che sembra citare quasi puntualmente la celeberrima sequenza conclusiva di Io La Conoscevo Bene (Pietrangeli, 1965).
# 6
LA MUNICIPàL – L’UNIVERSITARIA FUORISEDE (BALTO)
Il videoclip di questa canzone malinconica e più che mai vera (“…guardare porno e fumare mille sigarette…”) vede alla regia Balto, e racconta, di nuovo, la vertigine che si prova alla fine di una storia d’amore. I baci appassionati e la tenerezza delle carezze si trasformano in spintoni quando ci si trova ad affrontare la paura di perdersi. I due innamorati sono al limite del cornicione di un palazzo, e combattono tra i due impulsi antitetici di buttarsi giù e di riprendersi, i cui limiti sono incerti e sbiaditi, come le luci della scena.
Piccola curiosità: la scelta dei due protagonisti è stata molto attenta, poiché non solo sono due ballerini molto preparati, ma sono anche una coppia vera e affiatata, che può provare realmente e per tutta la durata delle riprese il timore di lasciarsi.
# 5
FRAH QUINTALE – CRATERE (FEDERICO CANGIANIELLO)
I cantanti italiani vengono lasciati. Vengono lasciati tutti, sempre, e sempre molto male. Ma questo video, diretto da Federico Cangianiello, è semplicemente geniale. Lui è stato lasciato, come sempre male, e ovviamente ci sta malissimo. Piange, non sa cosa fare, è disperato, vaga senza una meta per i parchi e le strade della sua città, pulisce la casa, si scotta preparandosi un toast: insomma, non riesce a darsi pace. Ma poi improvvisamente si riprende, con la stessa epifania in cui in una commedia americana la protagonista decide di tagliarsi i capelli e radersi le gambe lui decide di andare a correre, di mettersi in forma, di escogitare un fantasioso e fallimentare piano per non scottarsi con il toast usando delle pinze per spaghetti, salvo poi arrancare verso una panchina che porta la significativa scritta “I’m tired”.
Le teste delle comparse sono tutte tagliate, mentre la sua e quella di pochi altri, le uniche che si vedono, sono sostituite da sagome di cartone. Perché tutti prima o poi abbiamo iniziato a correre dopo essere stati lasciati. O ci siamo scottati preparando un toast.
# 4
GIORGIENESS – CALAMITE (MARCELLO PEREGO)
I Giorgieness sono sicuramente la scoperta musicale della scena rock di quest’anno. Hanno tutte le carte in regola: sono a metà tra l’indie italiano e la sonorità punk che a volte un po’ ricorda Meg, hanno una carismatica e talentuosissima frontwoman, attorno alla quale gira l’immagine e la cifra artistica della band, e dei testi incisivi.
Il videoclip di Calamite, diretto da Marcello Perego, è quello che Niccolò Contessa (I Cani) definirebbe una “ribellione patetica da città piccola”: una ragazzina appena adolescente è chiusa nella sua cameretta, che ancora sembra appartenere a una bambina, ma quella che vediamo non è più una bambina. O meglio, è una bambina che gioca a fare l’adulta, con risultati come minimo inquietanti. È volutamente esagerata, volutamente impostata, nei vestiti, nelle pose e nelle espressioni. La dissonanza tra la sua cameretta, la chitarra rosa che finge di suonare come se fosse a un concerto rock e i suoi atteggiamenti è stridente, e lei sembra saperlo e sembra esserne soddisfatta. Sembra di guardare di nascosto qualcosa che sarebbe meglio non vedere, qualcosa che è sbagliato, non sappiamo in che modo e in che misura, ma sicuramente lo è.
# 3
GAZZELLE – ZUCCHERO FILATO (PAULA LINGYI SUN)
Il videoclip di Zucchero Filato (regia di Paula Lingyi Sun) è strano. E in quanto strano è veramente ma veramente figo. Probabilmente Gazzelle è uno degli artisti più discutibili presenti in questa classifica, buona parte dei suoi testi (tra cui questo) non ha nessun senso e molti dei suoi video sono brutti. È totalmente inspiegabile. Ci sono un sacco di cose del tutto fuori contesto e assolutamente non collegate tra loro, ma che inspiegabilmente si fondono in modo perfettamente armonico, soprattutto grazie all’assurda saturazione dei colori, agli effetti psichedelici e alle due attrici meno espressive che potessero scegliere. Sembra che qualcuno si sia seduto a tavolino e abbia detto “ok, facciamo il video più brutto che sia possibile fare”. E niente, si sono impegnati talmente tanto che alla fine è venuta una figata.
# 2
COLAPESCE – SOSPESI (ZAVVO NICOLOSI)
Se David Lynch avesse girato Twin Peaks a basso budget e lo avesse ambientato in una qualche provincia italiana il risultato sarebbe stato più o meno questo. E questo commento esaurisce tutto ciò che si può dire su questo videoclip (diretto da Zavvo Nicolosi per Ground’s Oranges), insieme al fatto che l’unica cosa brutta di questo artista, molto sottovalutato, è, come sempre, il suo nome.
Per fortuna c’è qualcun altro, oltre a Micheal Bublè, che fa le canzoni di Natale.
# 1
CANOVA – THREESOME (BENDO)
Tornano i Canova in testa a questa classifica, un po’ perché mi piacciono tanto, un po’ perché ci vuole davvero tanto spirito critico per scrivere una canzone (e girare un videoclip) su una sfiorata cosa a tre e su una serata inevitabilmente finita in compagnia della propria mano destra.
La storia è tanto chiara quanto patetica: lui, lei e lei. Sono tutti un po’ alticci. Sono tutti un po’ disinibiti. E, come succede spesso, dopo le due del mattino e dopo il terzo drink vengono solo pessime idee. Tra cui un threesome. Già così è tutto abbastanza patetico. In più loro due sono bruttine e lui ha il tipico aspetto dello sfigato. È un videoclip spassosissimo, e per questo si merita una prima posizione in una classifica in cui tutti sono stati lasciati, e anche piuttosto male.