Fra i migliori video del mese scorso abbiamo segnalato senza dubbio alcuno Mumbo Jumbo, primo vero singolo di Tierra Whack, giovanissima rapper di Philadelphia, diretto dall’italiano Marco Prestini. Prestini lavora da qualche anno negli Stati Uniti, dove si è trasferito per studiare. L’abbiamo contattato via mail per scoprire la sua storia e il dietro le quinte del suo ultimo, bellissimo lavoro. Ecco cosa ci ha detto.
Ciao Marco. Prima di tutto, raccontaci un po’ la tua formazione. Come sei diventato regista?
Mi sono avvicinato alla regia una volta trasferitomi a Milano finito il liceo. Le prime cose le ho imparate dai film, ma soprattutto sperimentando continuamente con i mezzi che avevo a disposizione e cercando di assottigliare il gap che notavo nei miei lavori. E’ stato un processo di trasformazione non privo di sacrifici, ma che ho sempre vissuto con grande entusiasmo e che mi ha portato a conoscere le prime case di produzione molto presto, prima in Italia e poi all’estero. Per quanto riguarda la mia formazione, ho una laurea in management alla Bocconi ed un BFA in cinematografia conseguito presso l’Art Center College of Design di Pasadena.
Il tuo ultimo videoclip girato prima di Mumbo Jumbo risale al 2014 (Aucan feat. Otto von Schirach – Rise of the Serpent). Come mai così tanto tempo fra uno e l’altro?
Per diversi motivi, primo su tutti il fatto di essere andato a studiare negli Stati Uniti, sparendo cosi dal radar per qualche anno. Mi sarebbe piaciuto farne di più, ma sono anche dell’idea che di videoclip un regista non possa farne troppi, specialmente quando non si ha accesso alla buona musica, altrimenti finiscono per perdere di qualsiasi significato o valore artistico. Decidere se prendere un progetto o meno diventa quindi una delle scelte più importanti che un regista possa fare, specialmente quando non si è nessuno, ed è importante avere pazienza e saper aspettare.
Come hai ottenuto la regia di questo video?
Ho ricevuto il brief a inizio estate tramite Lark Creative, un’agenzia di Los Angeles che mi rappresenta per i music video negli Stati Uniti. Il progetto vero e proprio l’ho preso solo dopo aver vinto il pitch, e da li è cominciata la pre-produzione con Strangelove, la casa di produzione che mi segue in US & UK.
Parliamo del processo creativo. Trattandosi di mumble-rap, dove non ci sono lyrics, sono particolarmente curioso di sapere da quale elemento sei partito per concepire questo video.
Non ho mai dato grande importanza alle lyrics, almeno non durante il processo creativo, come nel cinema non do mai grande importanza ai dialoghi, ma rimango enormemente colpito dal linguaggio visivo e dalla mise en scène. Ovviamente esistono eccezioni, ma nella maggior parte dei casi le mie idee nascono in risposta alle sonorità o sensazioni che nascono da una traccia. Il brief arrivato dalla label era semplice e chiaro: Tierra voleva sbiascicare dal lettino di un dentista immaginando di avere la bocca completamente anestetizzata. Da li è poi nata l’idea delle protesi e tutto il resto.
Quando scrivi un trattamento usi molto le referenze visive oppure preferisci la parola scritta? Quali sono state le principali fonti d’ispirazione per questo lavoro?
Lavoro sia per immagini che per testo. Mi piace molto cercare reference nell’arte e soprattutto nell’architettura, ma anche dai film e dalla fotografia d’autore. Le mie idee cominciano quasi sempre da uno spazio e da una location, e questo progetto è stato sviluppato seguendo diverse linee, tra cui 2001, Beyond the Black Rainbow, Goodnight Mommy, Children of men ed alcune fotografie di Gursky.
Come è stato lavorare con Tierra Whack?
Tierra vive a Philadelphia e quindi ci siamo visti per la prima volta durante il ppm (preproduction meeting, ndr) fatto un paio di giorni prima di girare. È arrivata con un piccolo entourage di manager, discografici e produttori che si muovevano attorno a lei come un’ombra. Erano tutti piuttosto gasati per il progetto, ma anche molto protettivi verso Tierra visto che questo era il suo primissimo video. Dal canto nostro noi eravamo abbastanza tesi perché avevamo preso la grossa decisione di fare un build invece che girare in location, il che può diventare molto rischioso perché è un punto di non ritorno. Tierra si è però fidata completamente della produzione, senza mai interferire, e siamo quindi riusciti a finire tutte le riprese in poco più di 12 ore, che era il nostro limite. Lei è giovanissima ma ha davvero un carisma ed una presenza incredibile e sono sicuro diventerà una big.
Se potessi scegliere, per quale artista gireresti un videoclip?
Burial o Mina.
Quali sono i tuoi registi preferiti?
Cinema: Stanley Kubrick, Michelangelo Antonioni e Jonathan Glazer.
Short form: Chris Cunningham, Daniel Wolfe, Karim Huu Do e Jonas Lindstroem.
Fine art: Doug Aitken e Yuri Ancarani.
Videoclip preferito/i?
Paolo Nutini – Iron Sky e The Shoes – Time to Dance, entrambi di Daniel Wolfe; Flying Lotus – Until the Quiet Comes, di Kahlil Joseph.
Nel futuro, ti vedi più orientato ai commercial, ai fashion films o pensi di continuare con i music videos?
Credo che continuerò a fare tutte queste cose, del resto di strada da fare ce n’è tanta, ma il vero obiettivo rimane il cinema.