Il video si apre brevemente sul mall , prima di mostrarci alcuni rapidi scambi di sguardi fra adulti e giovani. Questi ultimi, dopo un generale cenno di intesa, scattano all’attacco degli adulti muniti di scooter e carrelli della spesa. Gli adulti si danno alla fuga; alcuni vengono catturati. Queste sequenze sono intervallate dalle riprese della performance in playback, che si svolge perlopiù di fronte ad una fontana posta al centro del mall.
Una delle vittime viene vestita da dipendente di un fast food e costretta a servire patatine fritte senza sosta. In questo frangente, il più incazzato di tutti sembra un giovane inserviente che, viene da pensare, forse lavora in quello stesso fast food.
Il video ormai si è giocato tutte le sue carte. Oltre alla cattura di un poliziotto sovrappeso a cui manca solo la ciambella, segnaliamo il primo piano di un figurante strafogarsi di gelato alla spina – uno di quei prodotti che meriterebbe un saggio di stampo culturalista a parte -, prima che tagli da scene già viste vengano inframmezzata pigramente al playback fino alla chiusura del promo.
Il video è girato tutto all’interno del centro commerciale. Un mall tendenzialmente bianco, asettico dal quale non c’è dato sapere se c’è via d’uscita. Significativo che anche Dawson’s Creek (1998-2003) e The O.C. (2003-2007)– le serie sui teenager americani – presentino un episodio in cui i protagonisti rimangono chiusi dentro un supermercato o un centro commerciale (rispettivamente Castaways S06 E15 e The Mallpisode S02 E15). Un po’ come nel remake di Zombie, L’alba dei morti viventi (Dawn of the Dead, 2004, dir. Zack Snyder), ma senza la critica sociale.
È come se al cambio di secolo il centro commerciale assurga a perfetto catalizzatore delle fantasie adolescenziali: un luogo dove il sogno di poter passare una notte con la ragazza o il ragazzo che si desidera coincide con il sogno di poter consumare senza freni. Si sovrappone così in modo perfetto il desiderio consumistico e il desiderio sessuale, a compimento di un secolo di marketing.
You Get What You Give, come dicevamo, presenta esplicitamente l’ulteriore tassello della ribellione giovanile, che si rivela non solo cooptata senza pudore dalle logiche consumistiche, ma completamente assoggetata ad esse: ribellarsi per fare un pogo mentre si è in fila per le patatine fritte.
È un tassello che non deve sorprendere. Anzi, questo risulta del tutto coerente: la riconduzione delle pulsioni anti-edipiche verso le pratiche di consumo vive il suo apice nel post-settantotto, per giungere a compimento negli anni Ottanta, anche grazie ad MTV e alla videomusica in generale.
Il testo del brano, al di là del suo messaggio motivazionale, presenta una parte in simil-rap più controversa:
Health insurance rip off lying
FDA big bankers buying
Fake computer crashes dining
Cloning while they’re multiplying
Fashion shoots with Beck and Hanson
Courtney Love, and Marilyn Manson
You’re all fakes
Run to your mansions
Come around
We’ll kick your ass in
Secondo quanto riportava questa intervista di Gianni Sibilla (!) datata 1999, il cantante Gregg Alexander avrebbe buttato sul tavolo quei quattro nomi non per attrarre l’attenzione, ma piuttosto come un «test» per vedere su cosa i media si sarebbero focalizzati: le tematiche serie di inizio strofa, o il dissing con cui si conclude? Ovviamente fu il secondo e la risposta di Alexander suona un po’ come una paraculata.
Certo restano elementi di critica sociale – la denuncia del cartello delle assicurazioni sanitarie private americane, la war on drugs ecc. -, cui andrebbe aggiunta, stando a quanto si apprende da Wikipedia, la volontà del cantante di ambientare il video in un centro commerciale in quanto “metafora della società – un ambiente falso, controllato e studiato per incoraggiare il consumo“. Ma ciò non cambia la sostanza: anche ammettendo che il video volesse offrire una critica alla società consumistica, questo si risolve semplicemente nella sua affermazione. Tuttalpiù offre come unico ripiego un anarchismo nichilista con tratti psicotici, che potremmo anche accostare al Joker nolaniano interpretato da Heath Leadger.
You Get What You Give rimane forse la one-hit più memorabile degli anni Novanta, quando le band andavano e venivano dalle classifiche delle radio e di Mtv. Il video, in fin dei conti, con la sua carica iconica, è invecchiato solo un poco peggio del brano, soprattutto per i look improbabili, che regalano più di un sorriso. Ad ogni modo, il video assume oggi valore in quanto documento storico di quegli anni. Chissà, magari andrebbe accostato alle scene di “vera”, ma pur sempre vana, rivolta che ebbero luogo a Seattle nel 1999 e a Genoa nel 2001. Non erano (e non siamo ancora) tutti dentro ad un mall?