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«Dieci giorni passati nel New York occidentale, durante i freddi mesi di gennaio/febbraio, con la sua gente e la band del posto Every Time I Die». Così il regista Kyle Trash, descrivendo sommariamente il suo ultimo lavoro.
Tanto ci basta ad orientarci un po’ in questa cascata di immagini realizzate in diversi formati, alcune documentarie, altre più probabilmente messe in scena. Ne esce un ritratto contraddittorio, disinteressato all’organizzazione di un qualsivolgia discorso e improntato piuttosto ad un crescendo emotivo che vada di pari passo con il brano.