I nuovi video di Laioung (feat. Gue Pequeño) e Clementino sono usciti rispettivamente il 30 e il 31 marzo ed entrambi riprendono alcune scene da noti film. Nel primo, Angelo Guarracino mescolava le ultime due pellicole di Tarantino – Django Unchained e The Hateful Eight – con alcuni elementi immancabili del video rap italiano – le rirpese col drone, le modelle seminude ecc.. Nel secondo, Mauro Russo riprendeva Clementino e lo youtuber Pancio in alcune delle gag di Non ci resta che piangere, il film cult con Massimo Troisi e Roberto Benigni.
Accostare Laioung, italiano di seconda generazione, al Django di Tarantino, per quanto “blasfemo” possa risultare a qualcuno, non è un’idea peregrina, anzi. Peccato il video si perda nella performance, tralasciando gli aspetti narrativi e limitandoli ad un contorno che “fa atmosfera”. Anche se il “To be continued” su cui Vengo dal basso si conclude ci fa sperare in una seconda parte con più azione. Infine, nel rifarsi ad un modello preciso, dobbiamo constatare che manca clamorosamente l’ironia di cui i film di Tarantino sono felicemente impregnati. Non certo un dettaglio.
Tutti scienziati, al contrario, è pura commedia che si somma ad un omaggio nostalgico. Certo, per rifare Troisi e Benigni ci vuole coraggioe una gran facciatosta, ma alcune trovate sono brillanti (in particolare la dettatura della lettera che diventa il testo del brano e i due protagonisti intenti a spiegare a Leonardo Da Vinci come funziona Facebook).
La comparsata dei The Jackal, altro grosso calibro dello YouTube italiano, enfatizza ancora di più, se possibile, la natura ibrida del promo, a metà strada tra un videoclip tradizionale e un video da youtubers (qualsiasi cosa questo significhi). Ad ogni modo, Russo non sbraca, attenendosi ad una grammatica visiva trasparente e minimale come impone il genere e portando così a casa un video riuscito.
Da queste due uscite contemporanee, emergono nettamente due dati. In primis, ribadiscono l’importanza della promozone videomusicale nel contesto del rap italiano: entrambi i video sono curati e pensati nel dettaglio, necessitando inoltre di un budget non indifferente per il nostro paese. Potremmo quasi parlare di maturità.
Dico potremmo, perché c’è un altro dato di fatto che questi due video, essendo sotanzialmente dei remake, tradiscono. Ovvero la mancanza di idee e una forza immaginativa estremamente limitata. A conti fatti, nei video rap si rischia poco, alla faccia della posa da pericolosi innovatori che molti rapper nostrani pretendono di mostrare. Una volta apprezzato il tentativo di aggiornare il look dei promo nazionali agli standard anglosassoni – in questo Guè Pequeño è pioniere -, resta ben poco.
Nel lontano 2015, Guè Pequeño nel remake de La Promessa dell’Assassino
(Questa mancanza di idee, tra l’altro, mi sembra di poter dire si riproponga anche nell’ambito succitato dello youtuberismo, dove troppo spesso è ancora la dicotomia tra nord e sud Italia a farla da padrone, nemmeno fossimo al Bagaglino o a Zelig).